La cecità assoluta dalla nascita secondo Roberto Turolla. Il giovane scrittore di romanzi e studioso di chitarra classica, presenta il suo ultimo lavoro "Il salto del salmone"

Essere non vedenti dalla nascita, scrivere romanzi e studiare chitarra classica. E' il caso di Roberto Turolla, giovane scrittore che ho voluto conoscere per comprendere come nascono i suoi libri, restando impressionato dalla sua notevole forza di volontà, che gli permette di superare il limiti imposti dal vivere in un mondo privo di luce. Il suo ultimo lavoro, "Il salto del salmone" (ed. Golem) è fresco di stampa; si tratta di un racconto intrigante, da cui sono stato colpito per la gran varietà di descrizioni accurate degli ambienti e delle persone da cui è animato, il tutto descritto con maestria da Turolla che, ci tengo a sottolineare, non ha mai avuto la possibilità di vedere quanto ci racconta. Senza indugi gli pongo la domanda relativa all'argomento che più mi incuriosisce e che meno comprendo.

" Roberto, com'è la vita da non vedente? "                                

"Normalissima, potente. E' necessario viverla in un certo modo, è vero, ma è appagante. I libri che ho scritto hanno in comune un punto di forza, ed è  proprio la domanda che, il lettore, non può fare a meno di porsi: "Come fa un non vedente a descrivere situazioni che non conosce?". E' necessario tenere presente che i non vedenti non sono tutti uguali. Io sono cieco assoluto, non ho nemmeno la percezione  della luminosità di fronte ad una sorgente di luce, come hanno alcuni. Sono un cieco " originale", da sempre.  Quelli che perdono la vista da adulti per le ragioni più diverse, sono ciechi che definisco, scherzosamente e con rispetto,"masterizzati".

"Cosa intendi con questo termine?", chiedo sorpreso.

"Mi permetto di chiamarli così perché li considero delle copie. Qualunque cosa facciano, non potranno mai entrare a pieno titolo, di diritto, nella nostra "stirpe" di ciechi originali. Mi spiace pensare che purtroppo soffrano molto più di me perché c'è uno stravolgimento totale della loro vita, questo è chiaro. I parzialmente ciechi hanno un background di immagini nella loro memoria che risale all'infanzia; comincia dall'osservazione di libri illustrati per bambini, cartoni animati, elementi questi di cui tutti noi, ciechi dalla nascita, non possiamo disporre".

"Come fa allora un non vedente dalla nascita a scrivere racconti?"

"Può farlo, ad esempio, narrando esperienze vissute in prima persona, ma  risulterebbe noiosissimo, oppure  può citare esperienze apprese dal racconto di altri, ma è  la letteratura stessa che lo guida, fornendogli le parole, gli strumenti,  con cui può descrivere con esattezza ciò che non conosce. Così, se scrive "albero verde", "tramonto infuocato", "ragazza bionda", "cane nero", "casa bianca" e così via, lo scrittore non vedente sa che le parole, nella mente di ciascun lettore che dispone della facoltà visiva, saranno comprese perchè richiameranno immagini note e riconoscibili, anche se quanto scrive non appartiene al suo vissuto".

" Parliamo del libro "Il salto del salmone "

" Si tratta di una fusione, che mi auguro riuscita, fra racconto e romanzo. E' un testo che spero trasmetta energia e luminosità. Ho introdotto al suo interno un doppio ingranaggio narrativo che farà lavorare la mente dei lettori. E' un libro di racconti, ma concatenati e connessi fra loro in modo particolare. In ogni racconto muore un personaggio nei modi più diversi, un solo personaggio che diventa il protagonista del successivo. Le singole storie, lette singolarmente, presentano una azione che procede verso il futuro, ma leggendole in sequenza, si scoprirà  che l'azione si sposta verso il passato. In questo modo il lettore dovrà ricostruire i personaggi e le vicende che popolano le storie narrate. Ogni racconto successivo racconta i fatti precedenti a quello da cui è stato preceduto. L'azione che, in apparenza, si sposta verso il futuro, costringerà il lettore a ricostruire e collegare i personaggi, le vicende fra di loro. Da questo meccanismo origina il titolo "Il salto del salmone" perché gli eventi narrati risalgono la storia. L'azione di un episodio si sposta in avanti,  ma la concatenazione dei fatti, si sposta nella direzione contraria, all'indietro, contro corrente ed ecco perché il titolo "Il salto del salmone". I personaggi sono molto diversi fra di loro;  nel racconto si alternano fasi drammatiche a momenti di pura ilarità".

"Come lo immagini il mondo?"

"L'unica immagine che ho del mondo è quella che vivo io; non so come si muova il pinguino, come cammini. Non ho idea di come possano essere la corsa di una gazzella, il volo dell'aquila, un tramonto sul mare. Non ho mai potuto vedere nulla di quanto vi è nel mondo in cui vivo, e mai potrò vederlo, ma nonostante questo, la mia quotidianità è assolutamente piena ed appagata. Studio chitarra classica, frequento gli amici e riesco a vivere una vita socialmente appagante; incontro difficoltà oggettive che vanno conosciute: l'unico modo per superare i propri limiti è riconoscerli e affrontarli, diversamente non si può restare a galla, ed è inibita la nostra evoluzione personale. 

"Prima di questo libro ne hai presentato un altro, il tuo lavoro di esordio. Di cosa si tratta?"

"Si intitola "Racconti del buio", pubblicato il 30 marzo di quest'anno, edito sempre da Golem.  Dal 17 maggio è disponibile anche in versione e-book.  Si tratta di una raccolta di 10 racconti, in questo caso slegati tra di loro, in cui i protagonisti, per varie ragioni, nebbia, notte, luoghi bui, non possono utilizzare il  senso della vista, pur avendolo a disposizione, perfettamente funzionante, e devono riuscire a cavarsela per fuggire da situazioni pericolose. Sono obbligati dalle circostanze  a improvvisare azioni di cui non sono capaci come, ad esempio guidare un aereo e condurre altre persone attraverso una via di fuga verso la salvezza. Il libro è nato nel momento in cui ho deciso di presentare, sia pure indirettamente, attraverso i personaggi dei racconti, la mia competenza di esperto che si muove al buio da 31 anni ormai. Ci tenevo a realizzare questo testo, per innalzare il livello della sfida, per trattare un argomento che io non conosco, pensando e descrivendo  personaggi vedenti e inserendoli in situazioni estreme, in cui non è consentito loro utilizzare la vista. Ho descritto sei personaggi di mia invenzione e quattro famosi, realmente esistiti, fra questi Napoleone, e  Pietro Micca. Il punto di forza del libro consiste nell'aver scommesso con me stesso che, se il mio lavoro è stato efficace, chi legge non si accorge, proprio come ne " Il salto del salmone", che lo scrittore è cieco da sempre".

"Come sei arrivato alla  scrittura e in che modo hai superato le inevitabili difficoltà che, di certo avrai incontrato?"

"Da Murisengo, in provincia di Alessandria, sono arrivato a Torino per studiare all'Università Lettere Moderne, ho conseguito la Laurea nel 2010 con una tesi sulla storia della lingua italiana, poi ho iniziato la specialistica in Letteratura, Filologia e Linguistica italiana, in cui mi sono laureato nel 2013 con una tesi sul linguaggio radiofonico, essendo un grande appassionato della Radio in particolare di Rai Uno. Nella tesi ho ipotizzato la trasposizione di un romanzo dello scrittore francese contemporaneo Philippe Forest, "L'amore nuovo", un romanzo che ho rielaborato a radiodramma per poter essere ascoltato alla radio. Si tratta di un progetto, una tesi sperimentale che, dopo un anno di lavoro, mi ha fruttato la lode alla laurea, l'anno successivo, il 2014".

"Poi, dopo la Laurea ero spaesato, non sapevo che direzione prendere, continuavo a studiare chitarra classica, le mie unghie lunghe mi servono da plettro, vado tutt'ora regolarmente a lezione, leggo la musica in Braille, e per tornare ai libri, è stata la titolare di un negozio che frequento abitualmente in via Po, Frau Musika, a consigliarmi di frequentare un corso di scrittura. Sono così approdato alla scuola di Massimo Tallone "Facciamo la Lingua", e  l'avventura letteraria ha avuto inizio. Dapprima pensavo che avrei potuto incontrare difficoltà insormontabili per raggiungere e frequentare la scuola, ma  grazie al mio bastone che ho affettuosamente ribattezzato Excalibur, ho imparato come muovermi  facilmente dentro e fuori casa, riuscendo a recarmi pressochè ovunque, perchè  voglio scrivere senza limitazioni. Ho molto da raccontare e intendo dimostrare, in particolare a chi non crede nelle proprie potenzialità che la cecità, totale o no, può essere un dono, una prerogativa dell'individuo capace di  condurre ad una notevole crescita interiore".

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 04/06/2018