L'Infinita Meraviglia del Cosmo

Ventiduesima tappa. Scrivendo, insieme, il libro galeotto dell'Universo

… E anche oggi i Lettori di Civico 20 News si smarriranno nell’aere benigno dell’Universo, trascinati “di qua, di là, di giù, di su” dal soave zefiro della Poesia celeste, alla ricerca di quella prima radice di lirismo scientifico che – essendo noi errabondi e ormai avvinti –  ogni libito “fé licito in sua legge”.

Davvero viaggiar fra le Stelle rappresenta un “piacer sì forte”…, una gioia infinita che “ancor non m’abbandona”…, un motivo per così profondi e “dolci sospiri”… da non cedere all’ostacolo e ai limiti delle distanze… Superandoli anzi con un pensiero alato e costante, il cui fatale andare non conosce impedimenti, perché “vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare”.

Infatti, così come accade ad ”Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende”, i nostri occhi vengono irresistibilmente rapiti dal sempre magico e sempre nuovo lucore delle Stelle, che ci guidano conducendoci per mano e “quali colombe dal disio chiamate, con l’ali alzate e ferme, al dolce nido vegnon per l’aere dal voler portate”.

Quando saranno più presso a noi” distingueremo meglio l’Infinita Meraviglia della tappa di quest’oggi…

Ed ecco dunque dischiudersi uno scenario onirico…, in cui spesse ma soffici cortine di polveri paiono lentamente diradarsi…, per far posto alla tenera beltà di giovani stelle appena destatesi dal sonno della genesi. Ci troviamo in Pismis 24, un ammasso stellare aperto localizzabile nella costellazione dello Scorpione e ricompreso all’interno di una di quelle affascinanti nebulose che gli attenti Lettori di Civico 20 News hanno già imparato a conoscere.

Il sito in questione giace ad appena 8000 anni luce di distanza dalla Terra e ospita alcuni fra gli astri più massivi che si conoscano.

A questo proposito, siamo ormai saldi e irremovibili nel sostenere che il poetico splendore di certune Stelle non abbia eguali…, tuttavia – dal punto di vista fisico – esiste un limite alla loro massa?

La risposta è sì. O meglio, esiste un limite alla luminosità che una certa massa critica può produrre.

Infatti, per valori eccedenti le 150 masse solari (una massa solare equivale a 10^30 chilogrammi), la potenza radiante dell’astro – cioè proprio la sua luminosità – sarebbe tale da rompere il bilanciamento fra potenziale gravitazionale, sempre attrattivo, e pressione di radiazione, di spinta invece espansiva. Predominando quest’ultima, la stella andrebbe incontro a un ineluttabile disfacimento, con i suoi strati più esterni via via dissipati dall’irruente intensità del vento stellare. Tale limite – non valido per quei sistemi già instabili, come giustappunto le supernovae ­– è noto come valore critico di Eddington (dal nome del fisico britannico Arthur Eddington che lo formulò negli anni ’20 del secolo scorso).

Naturalmente, la Fisica che regola la disgregazione dell’astro manifesta implicazioni più complesse in aggiunta a quelle poc’anzi descritte. Esse riconducono la luminosità al di sotto della soglia critica, preservando dunque le stelle e impedendo l’insorgere d’un “luogo d’ogni luce muto, che mugghia come fa mar per tempesta, se” – per l’appunto – “da contrari venti è combattuto”.

Tornando alla straordinaria immagine, anche quest’oggi mutuata dall’opulento archivio del Telescopio Spaziale Hubble, stupisce il quasi sospeso accordo fra stelle e polveri, “che ‘nsieme vanno, e paion sì al vento esser leggeri”.

Poco sopra il bordo della coltre, rifulge Pismis 24-1, l’astro più brillante di tutto l’ammasso.

Per lungo tempo lo si credette anche eccezionalmente massivo. Tuttavia, un’elaborata campagna d’indagine condotta giustappunto con gli occhi elettronici di Hubble, ha evidenziato come Pismis 24-1 sia in realtà un sistema addirittura ternario di stelle, in cui ciascuno dei membri componenti si attesta comunque su valori di massa circa cento volte superiori rispetto al dato solare.

Il che fa del sito (assieme all’ammasso aperto Trumpler 14, afferente alla Nebulosa della Carena) una delle regioni a noi limitrofe caratterizzate da maggior densità di stelle massive e supermassive.

Nell’aere perso dell’Universo, in cui mollemente e beatamente vagoliamo, perdendoci e ritrovandoci in continuazione, già infinite volte abbiamo sfogliato il prezioso libro delle Stelle… e “per più fiate li occhi ci sospinse quella lettura, e scolorocci il viso; ma solo un punto fu quel che ci vinse”…

… e fu lo scoprire come, insieme alle Stelle, sia possibile scrivere quotidianamente meravigliose pagine d’ispirata Poesia, oltre che di Scienza, anche senza un tema letterario specifico, improvvisando, senza un perché…

O forse un perché recondito esiste…, specialissimo…, nonché capace d’illuminare il nostro sguardo di disiato riso…

È il corrisposto  desiderio di ammirare ogni giorno il cielo stellato, per stare vicini a quelle Stelle cui siamo magicamente legati dal filo dell’Infinito, “che mai da me non fia diviso”.

Scriviamo.

Galeotto fu il libro e chi lo scrisse”: e la complice gioia fu tale che quel giorno più non vi scrivemmo avante…

 

Il viaggio continua!

 

Image Credit: NASA, ESA and Jesús Maíz Apellániz (IAA, Spain); Acknowledgement: Davide De Martin (esa/HUBBLE)

 

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Articolo pubblicato il 02/06/2018