Se io sono il centro di tutto - parte prima: presupposti. (seconda parte mercoledì 6 giugno ore 12.00)

Riflessioni su come individuo e società si determinano reciprocamente.

Con questa breve nota introduciamo una serie di articoli sintetici volti a focalizzare le nostre facoltà di discernimento, astratte e operative, al fine di riconsiderare i riferimenti di cui è costituita la società da punti di vista inconsueti. Questo esercizio ci permetterà, indipendentemente dalle nostre attuali convinzioni, di ampliare le possibilità di agire conseguentemente alle necessità sociali quotidiane, alle quali normalmente rispondiamo automaticamente per abitudine, in modo diverso e il più possibile autonomo.

Tracciati alcuni quadri, nei tempi a seguire cercheremo di approfondirne ogni punto.

Come spesso sentiamo dire, o come noi stessi affermiamo, quando ci riferiamo a fatti o aspetti sociali che non condividiamo, sembrerebbe che il singolo individuo non possa nulla per modificare tali situazioni. Né diversamente si riesce ad ottenere quando molti individui si raggruppano per aver più forza da utilizzare per conseguire tali obiettivi; infatti, come la storia ci insegna ma in breve dimentichiamo, dopo una prima parvenza di cambiamento tutto torna come prima.

Parliamoci quindi direttamente e riflettiamo cominciando a prendere in considerazione quanto segue:

se io sono il centro di tutto, allora ogni cosa deve essere riferita a me e quindi la società dovrà essere costruita in modo da ….

1 – … procurarmi tutto quello che mi serve

2 – … procurarmi tutto quello che penso sia giusto

3 – … concedermi tutto e subito ciò che desidero

4 – … darmi sempre ragione, ovvero non criticare mai il mio operato

5 – … evitare di farmi vivere le conseguenze dei miei eventuali errori

6 – … assicurami assenza di dolore

7 – … farmi vivere all’infinito

8 – … togliermi ogni responsabilità

9 – … permettermi di cambiare opinione come e quando voglio senza conseguenze per me

10 – … prendere atto che io ho sempre ragione e quindi sono sempre gli altri che sbagliano

11 – … fare in modo che gli altri trattino i miei figli come se fossero io stesso

12 – … costringere i miei figli ad ubbidirmi perché solo io posso sapere cosa sia giusto per loro

13 – … prendere atto che io ho ben altro da fare di molto importante e quindi gli altri saranno al mio servizio per tutto il resto

14 – … impedire che qualcosa o qualcuno possano interferire con la mia soddisfazione

Non fermatevi a giudicare queste poche parole senza prima aver fatto lo sforzo di comprenderne il senso profondo. Esse sono tratte dall’osservazione quotidiana di ciò che facciamo diversamente da quello che diciamo, e mostrano chiaramente che le nostre azioni sono guidate da qualcosa che in gran parte ignoriamo.

Cosa succede allora?

Segue nella seconda parte

Schema e testo

Pietro Cartella

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Articolo pubblicato il 04/06/2018