La Regione Piemonte non garantisce più le cure ai malati disabili non autosufficienti.

Contestato il Piano della Cronicità della Giunta regionale passato all’esame del Consiglio.

Le persone malate e con disabilità non autosufficienti hanno diritto a servizi sanitari sicuri, previsti dalla legge, non a un’assistenza sociale che viene erogata a discrezione delle amministrazioni. Questa l’istanza avanzata da oltre venti associazioni e organizzazioni a tutela delle esigenze socio-sanitarie dei loro assistiti. Motivo scatenante della loro azione – che ha portato la Commissione Sanità del Consiglio regionale del Piemonte ad un’audizione urgente dei rappresentanti delle realtà, il 14 maggio – la bozza di Piano della Cronicità presentato dalla Giunta regionale, passata all’esame del Consiglio.

«In tutto il Piemonte sono 30 mila – scrive in una nota il presidente di Anffas Piemonte Giancarlo D’Errico – le famiglie che soffrono per la mancata presa in carico da parte delle Asl». Il Piano predisposto dalla Regione, prevede «l'attribuzione agli Enti gestori delle funzioni socio-assistenziali piemontesi (i Comuni) un ruolo attivo e diretto nella presa in carico dei pazienti cronici», specialmente di quelli inguaribili e non autosufficienti.

.Una strada, fa notare Gabriele Piovano, presidente della Consulta per le Persone in Difficoltà, «che sposta tutta la materia sul comparto sociale, caratterizzato da prestazioni discrezionali, non garantite e non rispondenti alle reali esigenze delle persone con disabilità grave».

La sproporzione tra i due settori regionali è evidente nelle dimensioni dei budget e preoccupa gli osservatori: il bilancio sanitario della Regione Piemonte ammonta a 8,5 miliardi all’anno – «di cui solo 230 milioni per le rette sanitarie in Rsa», precisano i gestori delle strutture, chiedendo un aumento della cifra e dei posti letto convenzionati – quello delle politiche sociali ammonta a circa 400 milioni.

Secondo la Fondazione promozione sociale onlus: «Oggi oltre il 90% delle persone che sono prese in carico per prestazioni socio-sanitarie non usufruisce di interventi di integrazione sociale: a tutti questi malati, se il Piano della cronicità entrasse in funzione così, sarebbe negato l’accesso alla sanità, perché sarebbero valutati – e giudicati non idonei – con i criteri delle politiche sociali».

Fonte:  CPD Consulta Persone in difficoltà Onlus

immagine: youtube.com

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 05/06/2018