Torino. Un Carneade di nome Johann Christoph Graupner

Accademia del Santo spirito. L'Allegro, il Penseroso ed il Moderato. XVI edizione, Ottavo concerto

Dopo avere dedicato due concerti agli sconosciuti Robert Woodcock e William Babell, l’Accademia del Santo Spirito chiude la sedicesima edizione della rassegna L’Allegro, il Penseroso ed il Moderato con uno splendido concerto imperniato sulla figura ingiustamente dimenticata di Johann Christoph Graupner, stella del luminoso firmamento barocco tedesco, oscurata per molto tempo dai suoi contemporanei Bach, Händel e Telemann.

Martedì 12 giugno alle ore 21 nella solenne cornice del Duomo di Torino il coro e l’ensemble strumentale dell’Accademia del Santo Spirito diretti da Sergio Balestracci chiuderanno la loro stagione con un sontuoso concerto di Pentecoste imperniato sulla figura ancora in gran parte da riscoprire di Johann Christoph Graupner.

Contemporaneo della Trimurti formata da Bach, Händel e Telemann, Graupner è molto più di un compositore di buon talento – come viene frettolosamente liquidato da parecchi testi (anche autorevoli) di storia della musica – e una semplice incarnazione della figura del Kapellmeister settecentesco.

Dopo avere iniziato a studiare organo con uno zio nella sua cittadina natale di Hartmannsdorf, nel 1696 il tredicenne Graupner approdò a Lipsia, dove si iscrisse prima alla Thomasschule, all’epoca retta da Johann Kuhnau, immediato predecessore di Bach, e poi alla facoltà di Giurisprudenza.

A poco più di vent’anni il compositore si trasferì ad Amburgo – da dove era appena partito Händel alla volta dell’Italia – dove non solo iniziò a mettersi in luce come clavicembalista, ma fece mettere in scena alcune opere al Teatro del Gänsemarkt, in quegli anni dominato dalla carismatica figura di Reinhard Keiser, croce e delizia del pubblico della potente città anseatica.

La forte (ed eccentrica) personalità di Keiser tollerava però a stento rivali di grande talento, una ragione che con ogni probabilità spinse Graupner a cercare fortuna altrove. La svolta della sua vita avvenne nel 1709, quando gli venne offerto il posto di Kapellmeister alla corte di Ernst Ludwig di Hessen-Darmstadt, dove rimase per tutto il resto della sua vita, scrivendo nell’arco di mezzo secolo un incredibile numero di opere, come fece negli stessi anni Telemann per le cinque chiese principali di Amburgo.

In questo lunghissimo lasso di tempo – un fiume tranquillo e non privo di soddisfazioni – la strada di Graupner incrociò di nuovo quelle di Bach e di Telemann, in occasione della scomparsa di Kuhnau avvenuta nel 1722, che aveva lasciato libero il posto di Thomaskantor. Per la sua sostituzione le autorità di Lipsia indissero un bando al quale presero parte – ognuno per ragioni diverse – tutti e tre i compositori. Da parte sua, Telemann – che rappresentava per il Consiglio lipsiense la prima scelta – voleva forzare la mano ai suoi datori di lavoro di Amburgo per avere un consistente aumento di stipendio (che ovviamente gli venne subito concesso), Graupner desiderava cautelarsi dalla precarietà economica che stava attanagliando la corte di Darmstadt, mentre Bach – oltre a trovare una degna sistemazione per sé e per la sua famiglia – mirava ad assumere una posizione che gli consentisse di occuparsi del repertorio sacro, che gli era quasi precluso alla corte calvinista di Köthen.

Uscito presto dalla lizza Telemann, la gara si limitò sostanzialmente a Graupner e a Bach, con il primo favorito sul secondo. Alla fine, però, la risoluzione dei problemi finanziari della corte e la spiccata propensione per la vita tranquilla spinsero Graupner a decidere di rimanere a Darmstadt, al punto da indirizzare al consiglio di Lipsia una lettera in cui sottolineava le qualità artistiche e morali di Bach, spianandone la strada nella successione di Kuhnau. Questo episodio – che oggi potrebbe sembrare inconcepibile – dimostra meglio di qualsiasi parola la grande considerazione in cui Graupner venne tenuto dai suoi contemporanei.

La sterminata produzione di Graupner – paragonabile per vastità solo a quella di Telemann, comprendendo tra le altre cose oltre 1400 cantate e circa 200 concerti strumentali – tratteggia l’immagine di un compositore già avanti con i tempi, in grado di inserire in uno stile gradevolmente innovativo e personale diversi elementi delle scuole italiana e francese, tra cui una apprezzabile vena melodica e una coinvolgente drammaticità che anima molte opere sacre. Le due opere proposte in questo concerto contribuiscono a mettere in luce l’alto magistero di Graupner, che – a voler trovare una ulteriore analogia con Bach – finì i suoi giorni privo della vista.

Per fortuna, dopo quasi due secoli di oblio quasi totale, il compositore ha trovato in Germania alcuni valenti paladini, che ne stanno recuperando le opere sia tramite la pubblicazione di accurate edizioni critiche sia grazie a una sempre più frequente esecuzione concertistica, che spesso si spinge fino all’ambito discografico.

Questo per dire che il Tempo è spesso galantuomo.

A questo autore di grande interesse fanno corona tre autori del nostro Paese, l’immancabile Antonio Vivaldi – di cui viene eseguito il celebre Concerto in sol minore per archi e basso continuo RV 157 – il pressoché sconosciuto Luigi Taglietti – compositore e suonatore di tromba marina bresciano, di cui ci è pervenuta una manciata di opere – e Giuseppe Sammartini, oboista e compositore attivo soprattutto a Londra, fratello maggiore del più noto Giovanni Battista, passato alla storia per essere stato uno dei padri nobili della sinfonia.

Programma della serata

Johann Christoph Graupner (1683-1760): Ouverture per flauto diritto, archi e continuo in Fa maggiore GWV 447

Ouverture - La Speranza (tempo giusto) - Air en Gavotte - Menuet - Air - Plaisanterie

Antonio Vivaldi (1678-1741): Concerto per archi e continuo in sol minore RV 157

Allegro - Largo - Allegro

Giuseppe Sammartini (1695-1750): Concerto per organo, violini e continuo in Fa maggiore op. 9 n. 2

Allegro - Largo - Allegro

Luigi Taglietti (1668-1715): Concerto per archi e continuo in Fa maggiore op. 6 n. 4

Andante, Presto, Largo, Presto, Largo, Presto, Largo, Presto - Allegro, Adagio - Allegro

Johann Christoph Graupner: Cantata Also hat Gott die Welt geliebet GWV 1139/30

Coro - Recitativo - Aria - Corale - Recitativo - Aria - Corale

 

Valentina Coladonato soprano

Dario Previato basso

 

Coro dell'Accademia del Santo Spirito

Pietro Mussino maestro del coro

 

Orchestra dell'Accademia del Santo Spirito

Alessandro Conrado, Paola Nervi violini

Fulvia Corazza viola

Massimo Barrera violoncello

Roberto Bevilacqua contrabbasso

Andrea Banaudi organo e cembalo

 

Sergio Balestracci flauto, direttore

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Articolo pubblicato il 09/06/2018