La fine della net-neutrality

Che cosa comporterà?

L’11 giugno è stato il giorno in cui è finita la net-neutrality per via del “Restoring Internet Freedom Order” che, come riferisce Il Corriere delle Comunicazioni: “rovescia alcuni dei principali paletti del regolamento su Internet entrati in vigore con il governo precedente. La maggior parte dei controlli passa ora sotto la lente della Federal Trade Commisson”.

Stando a quanto ha dichiarato il sostituto procuratore di New York, la democratica Barbara Underwood: “L’abrogazione della net neutrality consente ai provider di servizi Internet di mettere il proprio business davanti agli interessi dei consumatori”. Le associazioni che radunano quest’ultimi sostengono che: “per l’utente c’è meno scelta, i provider potrebbero dare priorità ai loro contenuti sulle loro reti, i prezzi aumenterebbero, la concorrenza online sarebbe soffocata”, scrive ancora Il Corriere.

Il presidente della Federal communications commission, Ajit Pai è dal parere opposto: “Fcc ora non considera più i fornitori di servizi di banda larga alla stregua delle utility (servizio pubblico, come voluto dalla Fcc in era Obama): aziende come At&t, Charter e Verizon possono “gestire” il traffico sulle loro reti, a vantaggio della concorrenza, dell’innovazione e dell’offerta all’utente finale di un Internet più veloce e meno costoso”.

L.V.C.

 

Fotografia in proprio

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Articolo pubblicato il 15/06/2018