Chi decide la dieta degli italiani?

Un Paese allo sbando, senza rotta, senza linee guida e senza interlocutori

Fonte: Ilfattoalimentare.it

Nel Paese della dieta mediterranea, che secondo molti nutrizionisti è ormai un ricordo del passato, chi decide quali sono le linee guida per una sana alimentazione? Chi indica le strategie alimentari? Chi conosce cosa arriva effettivamente sulla tavola degli italiani? A chi si possono rivolgere i cittadini per avere risposte precise su cibi, diete, carenze nutrizionali e sicurezza alimentare? Si tratta di domande forse legittime, ma destinate a restare senza riposte.

Un episodio di tre mesi fa aiuta a capire meglio la situazione. Gli esperti francesi che si occupano di etichetta a semaforo, dovendo realizzare un progetto europeo sulla nutrizione, ci hanno chiesto riferimenti per individuare la migliore banca dati italiana sui prodotti alimentari. Con un certo imbarazzo abbiamo risposto che non esiste nulla di recente. Quella ufficiale disponibile in rete risale a 30-40 anni fa e per questo abbiamo consigliato di cercare i vari prodotti sui siti di Esselunga, Coop, Conad, Carrefour… e di scaricare le schede nutrizionali abbinate.

Questo episodio attesta la situazione di grande difficoltà del Ministero della salute e di quello delle Politiche agricole, che da tempo hanno abbandonato studi e ricerche nell’ambito della nutrizione, lasciando campo libero a privati e lobby. Anche il Comitato nazionale per la sicurezza alimentare (Cnsa), costituito dal Ministero della salute nel 2008 e formato da 13 esperti, ha sortito scarsi risultati, pubblicando 21 dossier su tematiche molto particolari e sconosciute al grande pubblico, dimenticando i temi di attualità, oppure trattandoli in modo talmente banale da risultare pressoché inutili.

La conseguenza di un simile contesto è l’assenza delle istituzioni per smentire le fake news della rete, per censurare giornalisti come Panzironi che si improvvisano nutrizionisti oppure improvvidi farmacisti come Lemme che si dilettano a elaborare in tv diete miracolose. Lo stesso problema si pone per le tante diete, più o meno sbilanciate, che girano in rete (Tisanoreica, Duncan, crudista, paleo…), oppure per ridimensionare tesi allarmistiche come quelle ribadite più volte da Franco Berrino quando definisce la farina bianca 00 “tossica” o sconsiglia il latte. Il problema non è trascurabile, basta dire che l’Istituto superiore di sanità da qualche settimana ha inaugurato una pagina online con alcune risposte alle fake news alimentari che da anni girano in rete. Nel mondo della “disinformazione” alimentare ci sono anche alcuni chef scambiati per nutrizionisti, che diffondono consigli sostituendosi al lavoro delle società scientifiche e ai professionisti. Anche programmi come le Iene o Di Martedì per mesi hanno proposto servizi assurdi dai toni allarmistici, su tematiche alimentari senza ricevere richiami.

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Anche il contributo dell’ex Inran, assorbito nel Crea, è praticamente nullo.

Di fronte ai silenzi istituzionali e al dilagare di notizie incontrollabili, di recente è scesa in campo l’Associazione italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica – ADI in collaborazione con le maggiori Società scientifiche AAIITO, AIGO, AMD, ANDID, SIAAIC, SIAIP, SID, SINU, SINUPE e SIO, con un documento validato dal Ministero della salute, per denunciare l’inutilità di decine di test proposti al grande pubblico e venduti in farmacia per individuare le allergie alimentari.

Dal 2003 non vengono aggiornate le Linee guida per una sala alimentazione degli italiani

Anche il contributo dell’ex Inran, assorbito dal Crea, ente alle dipendenze del Mipaaf, che dovrebbe dare risposte sui temi nutrizionali oltre che redigere le Linee guida per una sana alimentazione degli italiani, è praticamente nullo. L’ultima edizione delle Linee guida risale al 2003 e da tre anni il presidente, Salvatore Parlato, annuncia l’imminente uscita di quelle nuove. Il segmento del Crea che si occupa di nutrizione, dopo essere stato svuotato di risorse e di personale, ha dovuto affrontare problemi interni inerenti il conflitto di interessi, ormai si può considerare un ramo secco che ha praticamente smesso di fare ricerca attiva. In questa situazione brillano lobby come Coldiretti e altri centri di interesse che orientano l’opinione pubblica con una narrazione spettacolare che in alcuni casi rasenta la fiaba tanto è fantastica.

Risolvere la situazione è difficile. Una strada potrebbe essere quella di affidare a un’Agenzia per la sicurezza alimentare, come avviene negli altri Paesi europei, l’informazione sulla nutrizione. Il progetto era stato in parte finanziato dal governo Prodi anni fa, ma poi il governo Berlusconi ha fatto saltare tutto.

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Articolo pubblicato il 15/06/2018