Il meglio dal mondo per Luglio - Parte 4

Quarta e ultima puntata di questo nostro luglio al cinema, con alcuni dei migliori film più recenti consigliati per voi 3 titoli alla volta.

Il primo è diretto da Wim Wenders, autore tedesco di rara sensibilità veterano del cinema da quasi 50 anni a cui dobbiamo ad esempio "Al di là delle nuvole" ( diretto assieme al nostro Michelangelo Antonioni) e altri film più famosi come "Il cielo sopra Berlino" e "The Million Dollar Hotel".

Un regista che come pochi altri ama concentrarsi sui personaggi illuminandone da dentro l'anima e la personalità, rendendoli intimi amici dello spettatore dentro a storie raccontate con tutto il tempo necessario e i ritmi rilassati che queste meritano, lontano dalla frenesia da videoclip di tanti degli ahinoi registi moderni.

Abbiamo poi Brad Anderson, altro regista che prometteva tantissimo con i suoi esordi da "Session 9", efficacissimo thriller/horror a sfondo psicologico; oltre che poi il suo più famoso e di successo "L'uomo senza sonno", altro film fantastico che gioca ancora sulla psiche e i sensi di colpa di un incredibile Christian Bale pre/Batman, in quella che a oggi rimane probabilmente la migliore performance dell'attore.

Infine suggeriamo poi un terzo film diretto da Francis Lawrence, ex videoclipparo trasportato al cinema che si era fatto notare con il buon fantasy "Constantine", dignitosa riproposizione del ottimo fumetto "Hellblazer" che all'epoca aveva riscosso un discreto successo di pubblico, riuscendo a unire in modo abbastanza riuscito l'action al soprannaturale in scene come al solito traboccanti di effetti speciali, ma usati una volta tanto con buon gusto e in maniera funzionale alla storia.

Successivamente ripete il successo di pubblico con "Io sono leggenda", nonostante gli incassi comunque un film meno che mediocre per chi vi scrive, specie tenendo conto dell'opera originale scritta dal mitico Richard Matheson; per poi ripetersi ancora alla regia di "Hunger Games", prima di una serie di film di successo, successo questa volta decisamente più meritato nonostante la storia resti un blando remake all'americana di "Battle Royale", insuperato film giapponese del 2000 con gli studenti mandati al massacro dal cattivissimo professore Takeshi Kitano.

Ed ora, presentati brevemente i tre registi di oggi, fuoco alle polveri e prendete nota dei tre titoli seguenti.

 

SUBMERGENCE (2017 - Wim Wenders)
Una bella biologa e un agente segreto che si spaccia per matematico hanno una breve storia d'amore durante un soggiorno di riposo sulle coste africane.

Poco dopo l'uomo deve partire per una nuova missione in Somalia, mentre lei sta per intraprendere una pericolosa immersione negli strati più profondi e sconosciuti del Mar Artico.

Ma proprio mentre lei aspetta una sua risposta l'uomo viene rapito e tenuto prigioniero da un gruppo di jihadisti che vorrebbero sfruttare i pozzi d'acqua locali e organizzare al contempo un attentato verso una vicina postazione militare americana.

Una storia molto particolare che riesce a cogliere benissimo l'intimità che si viene a creare tra i due protagonisti, anime gemelle che si trovano e capiscono di amarsi con semplicità e immediatezza, nel giro di quei pochi giorni che hanno a disposizione prima di ritornare alle loro vite.

Molto accattivante anche il background scientifico delle ricerche della bella Alicia Vikander, attrice svedese la cui carriera è decollata con il bellissimo "Ex Machina" di Alex Garland per poi schiantarsi bruscamente a terra con il pessimo "Tomb Raider" di quest'anno, ennesimo inutile film/videogioco di cui nessuno sentiva davvero il bisogno.

Forse un pò scontata e già vista invece la parte dell'agente segreto interpretato da James McAvoy (comunque sia al solito bravisssimo) e il suo rapimento da parte dei terroristi, un argomento su cui ci sarebbe tanto da parlare e che forse Wenders non approfondisce proprio al massimo delle sue capacità.

Rimane comunque un film perfettamente nelle corde del regista tedesco, specie nel personaggio candido e puro della Vikander contrapposto al "doppiogiochista" McAvoy, tra i quali come detto si instaura fin dal primo sguardo una chimica perfetta e assolutamente credibile anche quando i personaggi sono separati l'uno dall'altro ma continuano a pensarsi a vicenda.

Una storia d'amore insomma, molto semplicemente, diretta con la solita abilità del autore nella narrazione per immagini, capace con uno sguardo e un'inquadratura di scavare in profondità nell'anima dei suoi attori come pochi altri al mondo.


BEIRUT (2018 - Brad Anderson)
Passiamo ora a un titolo decisamente più "politico", ambientato appunto nella Beirut degli anni 70, dove un veterano della CIA viene rapito da un gruppo di terroristi apparentemente legati all'attentato alle Olimpiadi di Monaco.

I rapitori richiedono tassativamente la presenza di un ex-diplomatico che funga da mediatore (Jon Hamm), il quale aveva lasciato il paese dieci anni prima, poco dopo un altro attentato in cui la moglie era rimasta tragicamente uccisa.

Partendo da questa semplice premessa, rapimento e mediazione, Anderson scolpisce un ritratto spietato dell'habitat multi etnico della città mediorientale.

Un mondo fatto di spie doppiogiochiste, politici e poliziotti corrotti, uomini e donne resi cinici e spietati da anni di guerra civile in una città che è l'anticamera del sanguinoso e secolare scontro tra ebrei e palestinesi.

Un mondo dove la paura e la morte sono all'ordine del giorno, la popolazione è abituata a sparatorie e attentati e gli uomini dell'esercito o i militanti di una fazione o dell'altra dominano ogni strada e vicolo della città.

Il mediatore torna dieci anni dopo come un alcolizzato in una città semi distrutta dalla perenne guerra civile, piena di stranieri che cercano di fare carriera o trarre profitto dagli scontri e le tensioni, piena di potenziali martiri pronti a uccidere o farsi saltare in aria per la propria causa senza esitare un'istante.

Molto brava anche l'attrice Rosamund Pike, qui nel ruolo di un'agente della CIA che, inizialmente cane da guardia alle costole del mediatore, finisce col simpatizzare con le sue ragioni e lottare per la sua causa, anche e soprattutto contro i corrotti e avidi colleghi dei servizi segreti, tra i quali alcuni che preferirebbero addittura una escalation di violenza che porti ad una guerra aperta tra il Libano e Israele.

Ottimo il ritmo che Anderson decide di imprimere alla storia, sempre più accelerato a mano a mano che le ore e i minuti per le trattative scorrono via, ciononostante non scivolando mai nell'action caciarone e sopra le righe, ma anzi conservando sempre un triste e amaro retrogusto di realtà.

Insomma un film da non perdere per chi ama i thriller di spionaggio, diretto da un ottimo regista che, dopo qualche colpo a vuoto con i film precedenti, sembra finalmente essere tornato sulla retta via.


RED SPARROW (2018 - Francis Lawrence)
Reduce dalla saga di "The Hunger Games", Francis Lawrence decide quindi di portarsi dietro la protagonista principale, Jennifer Lawrence (nessuna parentela tra i due, per i piu' curiosi) anche in questo suo nuovo film di spionaggio internazionale.

Un film che non punta eccessivamente sul realismo, pur con una messa in scena e delle scene d'azione e tram tram quotidiano da spia perfettamente credibili, senza super gadget alla 007 o rocambolesche scene action alla Jason Bourne, molto simile nell'atmosfera spy/comic all'ottimo "Atomica Bionda" uscito nei cinema l'anno scorso.

Pur non raggiugendo lo stesso livello qualitativo del film con protagonista Charlize Theron, nè come regia nè come coerografia nelle scene action, questo film di Lawrence è sicuramente un ottima chicca per tutti gli amanti della nicchia spionistica.

Parlando della storia, abbiamo la giovane Lawrence che da prima ballerina diventa agente segreto, dopo un brutto incidente alla gamba e un successivo omicidio in preda all'isteria e la vendetta che la lascia senza altra scelta che quella di arruolarsi tra le spie in gonnella della madre Russia.

Addestrata a diventare una manipolatrice e sfruttare la sua intelligenza e sensualità per raggiungere i suoi scopi, la ragazza si ritrova presto in missione speciale a Budapest dove dovrà scovare un insospettabile doppiogiochista di altissimo livello tra le file dei suoi colleghi.

Ma l'incontro/scontro con un collega americano, interpretato dal solito ottimo Joel Edgerton (oltre che attore anche regista di cui abbiamo già parlato), la metterà sul filo del rasoio tra l'est e l'ovest, obbligandola a decidere se tradire il suo paese oppure manipolare e ingannare l'uomo di cui si sta innamorando.

Oltre alla Lawrence e Edgerton, un cast di tutto rispetto che comprende anche Charlotte Rampling e Jeremy Irons, per quella che è una buona variante in gonnella dello 007 di turno, sempre in bilico tra la volontà di non eccedere in scene action troppo esagerate e una certa bidimensionalità fumettistica nei tratti psicologici dei vari personaggi e le loro motivazioni.

Insomma un altro buon film per il curriculum di questo onestissimo regista, a breve in procinto di sbarcare su NETFLIX con la sua serie fantascientifica "See". Let's SEE come se la caverà, prossimamente sui vostri schermi.

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Articolo pubblicato il 22/07/2018