Insolite considerazioni sulla malattia di Alzheimer.

Chiedo preventivamente scusa a tutti coloro che in qualche modo saranno toccati dalle parole che seguiranno…...

Non intendo scherzare su questo argomento (che peraltro vede coinvolti anche membri della mia famiglia); tuttavia guardare le cose da un altro punto di vista qualche volta può aiutare.

 

Prendendo spunto da quanto riportato nei precedenti articoli su “lo strano modo in cui la salute ci accompagna ogni giorno”, e facendomi aiutare dall’osservazione diretta di ciò che avviene nel concreto presente, mi permetto di formulare l’insieme di domande, risposte e considerazioni che seguiranno.

 

Si sente spesso dire che non tutto il male vien per nuocere.

Nel caso della malattia di Alzheimer, però, sembrerebbe proprio impossibile scorgerne un solo aspetto positivo, visto cosa comporta individualmente e socialmente!

Non a caso si parla di demenza senile; si usano cioè due termini che non lasciano dubbi circa l’evoluzione di tale condizione.

Pur accettando per ora tale dato di fatto, l’esperienza umana ha rivelato che, nel corso del tempo, alcune cose ritenute incomprensibili o non modificabili sono state comprese e modificate.

 

Quasi sempre questi cambiamenti sono nati dal seme di un diverso modo di porsi nei confronti di quanto accettato per certo e definitivo. Solitamente chi ha pensato diversamente è stato immediatamente contrastato dai conservatori dello stato dell’arte. Nonostante gli ostacoli però, tra errori e affinamenti, tra ricerche e coincidenze fortunate, alcune volte si è giunti comunque a scoperte che hanno cambiato il corso dell’esistenza di gran parte dell’umanità. Basti ricordare che nei soli ultimi 50 anni l’aspettativa di vita in Italia si è allungata di circa 20 anni, nonostante si parli di un peggioramento generale dell’inquinamento ambientale.

 

Quindi oggi scrivo quanto seguirà con l’intento di seminare un seme diverso; poi … se son fiori fioriranno!

 

Come mai tale patologia è in così rapido sviluppo da indurre a stimare che nel 2050 più di una persona su 100 ne sarà affetta?

 

In questa natura possiamo osservare che tutto tende a mantenersi a costo di grandi sforzi; l’essere umano biologico non fa eccezione! Molte volte però proprio queste buone intenzioni finiscono per sovraccaricare operativamente l’intero organismo; a farne le spese è spesso la funzionalità del sistema nervoso e del cervello, che viene compromessa in modo irreversibile.

 

Ciò sembrerebbe indicare che il sistema umano sia attualmente sbilanciato nel tentativo di trovare le risposte alle sempre più numerose e pressanti richieste della vita quotidiana.

 

Se fossimo ancora bambini in fase di autoapprendimento tale sbilanciamento non esisterebbe; non potremmo fare più di quanto possibile. L’energia vitale sarebbe così interamente disponibile per fare solo quello che serve.

 

Ma noi siamo adulti e desideriamo, pensiamo e agiamo come se fossimo eterni e disponessimo di energia illimitata, quindi senza porre limiti, anzi, forzando sempre ogni situazione “per ottenere il meglio”.

 

Ma quanto di ciò serve davvero?

 

Lasciare spazio dentro di noi per la risposta a questa domanda può essere il primo passo verso un nuovo comportamento, verso una diversa condizione esistenziale, verso una qualità della vita coerente.

 

Come mai chi viene colpito da tale patologia spesso si ritrova un corpo fisico che sembra aver recuperato un certo equilibrio metabolico?

 

Sembrerebbe che la graduale scomparsa delle interferenze emozionali e della coscienza cerebrale verso le funzioni di base prettamente fisico-istintivo-automatiche rendano queste ultime libere di riacquisire uno stato di equilibrio biologico che hanno dell’incredibile.

 

Osservazioni dirette del sottoscritto, confermate dalle mie sorelle e dal personale della struttura presso cui è assistito mio padre (97 anni) da oltre 7 anni, e da altri conoscenti che vivono le stesse situazioni, lo confermerebbero.

 

Come mai le parti più colpite da tale patologia sembrano essere molti comparti di memoria?

 

Niente di ciò che vive può andare irrimediabilmente perduto, poiché la sua esistenza ha sempre un senso, e questo è sempre conseguito. Però nel caso in esame sembrerebbe che qualcosa vada perso irrimediabilmente: alcuni comparti di memoria.

 

Se osserviamo un essere umano affetto da tale patologia vediamo accadere in lui qualcosa di molto simile a quello che avviene quando spostiamo un file dalla memoria residente nel nostro computer fisico alla memoria virtuale residente nella “nuvola” internet, nel “cloud di un server”, oppure ad un furto ad opera di hackers.

 

In ogni caso dove finisce la memoria di un essere umano in quella condizione?

 

Alcuni dicono che nei pochi istanti che precedono la morte si rivivano a ritroso, e a grande velocità, i fatti della propria vita. Altri dicono che ciò avvenga subito dopo la morte. Queste informazioni si possono ritrovare negli scritti sacri di ogni epoca e tradizione; basta cercarli. Poi si può anche non crederci, non importa; se qualcosa di ciò è vero, prima o poi qualcuno lo sperimenterà direttamente, e, almeno per lui, non ci saranno più dubbi.

 

Nell’attesa di prove oggettive in tal senso riporto alcune informazioni al riguardo desunte da tale materiale.

 

Dopo la morte, tutto il vissuto di fatti, pensieri, emozioni, e la coscienza di quell’essere umano vengono sintetizzati in una banca dati all’interno del sistema completo, simile ad un “universo in miniatura”, in quella parte che sopravvive e prosegue oltre fino ad una nuova “incarnazione”.

 

La nuova incarnazione inizierà la sua esperienza esistenziale sulla base di tali dati memorizzati per cercare di conseguire il suo specifico obiettivo.

 

Inoltre, poiché “nulla di ciò che vive può andare irrimediabilmente perduto” (nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma), anche ad un essere umano che non sia più in grado di servire tale funzione dopo la morte viene data, come ultima spiaggia, l’alternativa di poterlo fare ancora in vita.

 

Tuttavia, per permettere che ciò avvenga, le poche risorse ancora disponibili non possono più essere ulteriormente disperse e quindi alcune funzioni devono essere disattivate a favore di altre. In tal modo si concentrano le risorse per il compito specifico ed inizia il trasferimento delle memorie dagli spazi residenti nell’individuo alla “banca dati dell’universo in miniatura”.

 

Questo fatto sembrerebbe avvalorato dalla progressione stessa della patologia che incide a partire dalle memorie più recenti a quelle più lontane, esattamente come avviene per il riepilogo del vissuto che si svolge dopo la morte, prima della dissoluzione dei vari comparti funzionali dell’intero sistema.

 

Come mai i colpiti da tale patologia si ritrovano sempre più riuniti (ove possibile) in strutture dedicate?

 

Come avviene laddove il singolo avrebbe risorse insufficienti è necessario che si unisca ad un gruppo che insieme avrà energia e capacità di coordinamento a sufficienza per svolgere tale compito.

 

In tal caso la coscienza individuale viene parzialmente riportata all’esterno in una coscienza di gruppo, simile a quella che governa le specie animali, in grado di coordinarli negli spostamenti e di far risparmiare loro le energie durante le migrazioni.

 

Inoltre, come succede nelle fasi iniziali di ogni esistenza umana, anche nelle fasi finali sono riproposti e rispettati, in rituali e orari biologici sempre uguali, tutti quei riferimenti necessari a ottimizzare le condizioni di esercizio delle funzioni essenziali richieste.

 

Certo tutto ciò non è né semplice né facile da osservare, esaminare, comprendere ed accettare, poiché sembra scontrarsi con l’etica, l’aspettativa e la ragione della nostra idea di qualità e senso della vita.

 

Ancora oggi c’è chi crede che la terra sia piatta e il sole giri intorno ad essa, e vive lo stesso. Ma per altri l’evoluzione della coscienza segue percorsi diversi, portando a nuove esperienze in grado di far comprendere sempre meglio il contesto e il senso di ciò che stiamo vivendo, anche contro ogni logica sostenuta precedentemente dall’opinione pubblica e dalle autorità preposte.

 

L’osservazione continua.

 

Schema e testo

pietro cartella

 

 

e poiché simile attira simile …..

 

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Articolo pubblicato il 19/07/2018