Governo: è scontro con Inps e Confindustria.

Tito Boeri “il Ministro Di Maio ha perso il contatto con la crosta terrestre…”

 

Che il Governo gialloverde non guardasse in faccia nessuno lo si era già notato con la gestione dell’emergenza migranti quando il neo Ministro degli Interni Matteo Salvini ha praticamente scatenato una guerra diplomatica con le Ong, i Paesi di mezzo Mediterraneo e vari intellettuali capeggiati da Saviano.
Quello che stupisce è il nuovo fronte che pare essersi aperto con l’Inps e la Confindustria: la causa, il lavoro.
Più precisamente, il Decreto Dignità, che ieri ha iniziato il suo iter parlamentare e che, nelle intenzioni del suo firmatario, il Ministro del Lavoro Luigi Di Maio, dovrebbe garantire meno precarietà e una forte lotta alla delocalizzazione delle imprese, legate al territorio per almeno 5 anni. Tra le righe del nuovo testo c’è anche l’abolizione della pubblicità inerente il gioco d’azzardo, divieto che aveva fatto storcere il naso gli industriali.
Il Direttore generale della Confindustria Marcella Panucci, durante la relazione sul nuovo decreto governativo ha commentato “Così si disincentivano gli investimenti e si limita la crescita”.
Uscita che non è piaciuta a Di Maio, il quale ha accusato i vertici di Via dell’astronomia di fare “terrorismo psicologico” ricordando come la stessa Confindustria avesse messo in allarme i cittadini italiani circa la vittoria del No al referendum costituzionale agitando scenari mai verificatesi.

La bocciatura della Panucci segue a stretto giro di posta quella mossa dal Presidente di Confindustria Vincenzo Boccia il quale aveva commentato “la forma è bella ma la sostanza non la vediamo”. E sempre dalla trasmissione Bersaglio Mobile, aveva continuato "Condividiamo i fini, non le modalità. Ridurre la durata massima dei contratti a termine potrebbe favorire il turnover delle persone".
Il 3 luglio, invece, Confindustria aveva parlato del decreto come del “primo segnale negativo per le imprese da diverso tempo”.


La rottura che però si è guadagnata le prime pagine di tutti i giornali ieri è siglata da Tito BoeriPresidente Inps, eletto in quota renziana, che però con Renzi ha rotto da tempo: durante la sua relazione ci è andato giù pesante “affermare che le relazioni tecniche esprimono un giudizio politico, come ha fatto il Ministro Di Maio, significa perdere sempre più contatto con la crosta terrestre, mettersi in orbite lontane dal nostro pianeta” (…) “un esercizio molto pericoloso perché, prima o poi bisognerà spiegare ai cittadini quali sono i vincoli di cui è costellato il mondo reale”.
Lo scontro è partito in seguito ad uno studio condotto dall’Inps che ha previsto un calo di 8’000 occupati grazie al nuovo Decreto Dignità. A tal proposito lo stesso Boeri ha affermato di non essere affatto contrario al decreto, precisando però “che questo non mi esime dal fare i conti con la realtà che, spesso, ci impone delle scelte”.

Rispondendo a chi gli aveva intimato di dimettersi, tra cui il Ministro Salvini con cui c’era già stato uno scontro sul tema dei migranti e la loro relativa forza nell’economia italiana, il presidente dell’Inps ha chiarito “Se nelle sedi istituzionali opportune mi venisse chiesto di lasciare il mio incarico anticipatamente perchè ritenuto inadeguato a ricoprirlo, ne trarrei immediatamente le conseguenze. Ciò che non posso neanche prendere in considerazione sono le richieste di dimissioni online e le minacce da parte di chi dovrebbe presiedere alla mia sicurezza personale”.

 

Viene poi rivendicato il ruolo di indipendenza che ha assunto e la rilevanza che l’Ente ha avuto nei secoli “l'esecutivo che mi ha nominato non mi ha mai chiesto di giurare fedeltà al suo programma, nè io mai avrei accettato di farlo. Chiedo lo stesso rispetto istituzionale a questo esecutivo, non tanto per me stesso, quanto per la carica che ricopro”. L’Inps, ha aggiunto, “ha 120 anni di storia alle spalle”, ed è un’istituzione “che ha contribuito a tenere insieme il Paese in anni molto difficili. Obbligare il suo Presidente a schierarsi politicamente (cosa oggi richiesta paradossalmente proprio da chi mi ha spesso rinfacciato di politicizzare l’istituto) significa rendere l’istituzione che ho il grande onore di presiedere una istituzione che promuove il conflitto anziché la coesione sociale e svilire le grandi competenze che ha al suo interno. Non sono perciò in nessun modo disposto ad accettare che questo avvenga”.
 

Parole nette, quelle di Boeri, che fanno eco a una spaccatura pressoché inevitabile.
Il nuovo governo in appena due mesi si è inimicato un altro paio di enti storici: per ora i sondaggi suggeriscono all’esecutivo di andare avanti con questa linea e, d’altro canto, c’è chi scommette su una discesa in campo dello stesso Boeri per la guida dei democratici.

 

 

 

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 20/07/2018