L'EDITORIALE STRAORDINARIO DI CIVICO20NEWS - Francesco Rossa: Sergio Marchionne, un Uomo
Fotografia: Reuter

Addio al manager di valore che ha saputo rilanciare Mirafiori e la Bertone

Ieri mattina Sergio Marchionne ha lasciato la vita terrena, nel giorno in cui avrebbe dovuto rassegnare alla comunità finanziaria i dati e le previsioni di crescita di FCA sino al 2022.

È accaduto, purtroppo, quello che temevamo. Sergio, l’uomo e l’amico, se n’è andato - ha detto John Elkann -. Penso che il miglior modo per onorare la sua memoria sia far tesoro dell’esempio che ci ha lasciato, coltivare quei valori di umanità, responsabilità e apertura mentale di cui è sempre stato il più convinto promotore. Io e la mia Famiglia gli saremo per sempre riconoscenti per quello che ha fatto e siamo vicini a Manuela e ai figli Alessio e Tyler. Rinnovo l’invito a rispettare la privacy della famiglia di Sergio”.

Ed è proprio partendo dai valori dell’Uomo che dovremo rendere omaggio alla sua memoria e cercare d’interpretare la filosofia che ha caratterizzato la sua azione, molte volte non ben compresa da coloro che, intrisi nelle loro miserie, sono abituati a camminare stando volti all’indietro e guardando in basso.

La Fiat e l’industria italiana hanno potuto contare, nelle varie fasi di sviluppo e di transizione a cavallo fra il Novecento e gli anni Duemila, su tre manager di valore: Vittorio Valletta, Cesare Romiti e, appunto, Sergio Marchionne.

Ciascuno di loro ha operato scelte assunte in solitudine e, per certi versi, non comparabili: tutti hanno però saputo interpretare le soluzioni che i tempi richiedevano, e sono per questo motivo risultati vincenti.

Avremo modo e tempo per illustrare nei dettagli le imprese dei due predecessori di Marchionne.

Purtroppo per la Fiat, le tre fasi vincenti sono state intervallate da conduttori non all’altezza della situazione: in questo senso, proprio gli esordi di Cesare Romiti e di Sergio Marchionne risultavano finalizzati in modo particolare a rimediare situazioni difficili.

La fortuna per la Fiat e per i suoi dipendenti è inoltre dipesa dalla presenza attiva e fattiva della Famiglia Agnelli, che soprattutto nei momenti critici ha operato scelte manageriali rivelatesi poi vincenti.

Nel 2004, a chi chiedeva a Marchionne - appena nominato a capo del Gruppo Fiat - lumi e previsioni, il neo amministratore delegato così rispondeva: “Fiat ce la farà. Prometto che lavorerò duro, senza polemiche e interessi politici”. E così è stato.

Era un manager “globale”, la parola che forse definisce meglio la sua figura di Uomo che ha traghettato Fiat nel futuro. Ai suoi collaboratori e a coloro i quali hanno avuto il privilegio di lavorargli accanto, Marchionne ha insegnato a guardare al domani, nonché a interpretare i tempi che mutano con velocità e intensità crescenti.

Su scala mondiale, nessuno come lui ha saputo plasmare e permeare un gruppo multinazionale così a propria immagine e somiglianza. Marchionne significava Fiat Chrysler Automobiles, Cnh Industrial, Ferrari, e viceversa. Lavoratore indefesso, al vertice delle aziende della Famiglia Agnelli, Marchionne ha vissuto quattordici anni a passo di carica.

È stato lui a coronare un sogno dell’Avvocato Agnelli: portare la Fiat a conquistare il mercato americano, dove ogni anno vengono comprate circa 18 milioni di auto.

Come? Nel 2009, Marchionne ha prima acquistato il 35% di Chrysler, per poi salire al 100% nel 2014, portando così le due aziende alla fusione. FCA nascerà come il settimo produttore mondiale di auto, con in pancia marchi del calibro di Ferrari, Alfa Romeo, Jeep, Ram, Dodge, e cambiando al contempo radicalmente 115 anni di storia del marchio torinese. Inoltre, il manager italo-canadese ha saputo ottenere la considerazione di due Presidenti degli Stati Uniti diversissimi fra loro per indole e programma, Barak Obama e Donald Trump, che in lui hanno pubblicamente apprezzato e riconosciuto il manager capace di operare scelte strategiche difficili, ma vincenti.

Gli operai della Chrysler lo osannavano perché li aveva salvati dal sicuro licenziamento connaturato al fallimento dell’azienda, e come loro lo osannava anche la maggior parte degli operai di Pomigliano, confidenti in quel suo piano d’investimento che ha poi, nei fatti, determinato la crescita del polo industriale campano. Alcuni vetero-comunisti italiani, al contrario, lo disprezzavano, ma questa è un’altra storia.

Lo scorso 1° Giugno, a 5.110 giorni esatti dal suo approdo al Lingotto, nel 2004, come amministratore delegato di una Fiat sull’orlo della bancarotta, Marchionne ha idealmente consegnato agli azionisti una FCA con zero debiti, che potrebbe chiudere il 2018 con 4 miliardi di liquidità in cassa, un utile netto previsto di 5 miliardi e 125 miliardi di ricavi.

Ha lasciato nelle mani della Exor del Presidente John Elkann un piano, di qui al 2022, che prevede 45 miliardi d’investimenti e l’uscita di 25 nuovi modelli.

Un piano che lui avrebbe voluto indirizzare a tempo pieno sino a fine anno e poi, dopo l’assemblea di bilancio del 2019, affidare alle mani del suo successore: un “interno”, uno della sua squadra.

Un destino tragico e beffardo ha deciso diversamente.

Sergio Marchionne non ha mietuto solo successi. In due occasioni ha dovuto rivedere i suoi piani, a causa della crisi del mercato. Le sfide, nell’epoca dell’impegno e lontano dall’assistenzialismo statale, comportano anche il coraggio di scelte alternative.

A coloro che hanno commentato con sarcasmo e un po’ d’ignoranza l’uscita di scena di Marchionne, andrebbe ricordato che la crisi della Fiat del 2004 avrebbe potuto portare a un tracollo finanziario: invece essa è stata sfruttata al meglio, per portare visibilità alla casa automobilistica e salvare posti di lavoro che, in difetto, sarebbero stati inesorabilmente bruciati.

Tutto il resto è leggenda.

Inizierà ora una nuova era oppure, come ha già potuto dichiarare il nuovo amministratore delegato Mike Manley, si agirà sul solco tracciato da Marchionne?

Per noi che siamo innanzitutto Torinesi, basterebbe esser certi che la politica locale, la quale pare ormai aver paurosamente raggiunto i livelli più infimi di inattiva mediocrità, possa almeno non ostacolare quelle scelte del Gruppo idonee a incrementare i livelli occupazionali dei nostri stabilimenti, implementandovi attività prestigiose.

Ci sarà tempo e modo per conoscere, valutare e commentare.

Oggi rendiamo convinto e doveroso omaggio a un Uomo di cultura, che ha saputo guardare in alto e mantenere la schiena dritta nei conforti di pressioni nefaste operate da omuncoli, di cui sono, purtroppo, ricche le cronache politiche italiane.

FRANCESCO ROSSA
Presidente Onorario
CIVICO20NEWS

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Articolo pubblicato il 26/07/2018