C’è una pozzanghera nelle viscere di Marte
La sonda Mars Express che ha trovato l'acqua liquida su Marte

Euforia scientifica e opinionismo spicciolo controcorrente

La notizia della scoperta di un lago salato nel sottosuolo di Marte sta facendo il giro sul pianeta Terra e gli scienziati sono in fermento. Si tratta di un risultato da attribuire alla ricerca italiana che ha scovato la pozza posizionata a 1500 m sotto al Polo sud del pianeta rosso. Uno stagno di 20 km di diametro e alcuni metri di profondità dove già si ipotizza esservi qualche microbica forma di vita.

Smentendo il pessimismo americano che riteneva impossibile sbirciare con il radar tra le profondità rocciose di Marte, la sonda Mars Express, prodotto della genialità italiana, ha fatto centro; lanciata nel 2003 dopo simulazioni e ipotesi che oggi hanno raccolto i loro frutti.

Elena Pettinelli, Enrico Flamini e Roberto Orosei, i tre scienziati padri dell'impresa, ne raccontano e sorridono nel laboratorio di Fisica applicata alla Terra e ai pianeti dell'università Roma 3. Con loro un manipolo di ragazzi soprannominati "i giovani scienziati": Sebastian Lauro, Elisabetta Mattei, Barbara Cosciotti, Francesco Soldovieri, Federico Di Paolo e infine,  Enrico Flamini, responsabile di progetto Marsis per l'Agenzia Spaziale Italiana e planetologo all'università di Chieti-Pescara.

Questo il breve sunto dell’evento planetario. È da tempo però, che chi scrive sta ragionando controcorrente sull’impegno del genere umano nella ossessionata ricerca di altri pianeti da colonizzare, altresì sulla gamma di segnali della nostra esistenza lanciati nel vuoto siderale, in cerca di una risposta da una civiltà aliena intelligente e compiacente.

Sono argomenti che fanno presa sulle fantasie della nostra specie, io stesso ne fui contagiato fin da ragazzino, quando divoravo libri di Peter Kolosimo e tascabili di fantascienza, ma con l’andar del tempo ho iniziato a contemplare gli scenari meno ipotetici di un magnifico globo in cui pullula la vita, il nostro mondo. Pianeta Terra maltrattato, umiliato e ferito dall’essere umano, inspiegabile soggetto che cerca vita altrove mentre distrugge l’unico corpo celeste che di certo ne ha.

Ecco perché, la scoperta di una pozzanghera salata sepolta sotto il polo di un piccolo pianeta, vicino ma inospitale, seppur simile per durata della notte e del dì, e delle stagioni, non mi crea eccitazione, ma amarezza, constatando che noi di acqua salata ne abbiamo oceani colmi, abitati da meravigliose forme di vita. Superfici che coprono il 72% del globo e alle quali dobbiamo molto dell’ossigeno che consente la vita. Mari e oceani che stiamo inquinando senza intelligenza, mentre si esulta perché nelle viscere di Marte, ne abbiamo scovato una inutile, irraggiungibile goccia. Ma quanto è costato?

Il vettore Soyutz usato per il lancio da una base del Kazakistn

Viviamo facendo i conti di un dare, avere, saldo color verde dollaro sempre più difficile da far quadrare per ogni economia regionale. Ecco dunque la recessione, la guerra dei dazi, il protezionismo e quante altre balle e bolle che riempiono di euforia o di paura i milioni di occhi appesi ai telegiornali. Ma quanto costano le ricerche spaziali? I telescopi, la stazione orbitante, i robot e le sonde che già inquinano gli astri presi di mira?

Gli scienziati lo raccontano come se fosse cosa fatta: il destino dell’uomo è espandersi oltre, saltare da un pianeta all’altro, colonizzare il cosmo. È vero, ci vorrà del tempo, ma già si parla di una colonia su Marte, di attingere materiali ed energia dagli asteroidi, di impiantare fabbriche direttamente sul posto. E mentre ascolto queste trasmissioni pseudoscientifiche, una voce da dentro mi chiede: ma credono veramente a quello che dicono? Non è che nel frattempo ai premi Nobel dell’astrologia sta sfuggendo qualcosa?

Quand’ero ragazzo, mio padre diceva che avevo la testa tra le nuvole, e forse era vero, ma adesso, dopo aver vissuto l’avvento del consumismo e la decadenza dell’umanesimo, mi sento in diritto di esprimere un’opinione su chi la testa l'ha spinta ben oltre: gli astronomi hanno perso il contatto con il pianeta Terra. Ne parlano con nonchalance quando lo danno già per spacciato.

E allora il sottoscritto, pur sapendo di attirarsi tuoni e fulmini da ogni angolo dell’universo, continua a sperare in una inversione di tendenza. Nel mio telescopio girato al contrario vedo un massiccio impegno di risorse scientifiche, economiche e umane, nel ripulire i nostri oceani salati, bellissimi, abitati, ma contaminati dai nostri residui plastici, e poi, nello smettere di bruciare foreste, idrocarburi, scaraventando CO2 e metano nell’atmosfera, spiegando con rassegnazione cos’è l’effetto serra e gridare di nascosto l’effetto che fa.

È venuto il tempo di recitare un atto di dolore, pentirci tutti quanti e rendere omaggio a Dio o chi per lui, rispettando il luogo scelto per la nostra altezzosa evoluzione e rimettere tutto in ordine. Quindi, dopo averlo fatto con il benestare dell’Onu, una cosa non esclude l’altra, se avanzeranno i soldi per l’impresa, andare in quattro gatti a passeggiare su Marte prima o poi, questo lo si può anche ipotizzare.

E qui la smetto con la mia personale, fantascientifica riscoperta di un pianeta in cui convivono miliardi di forme di vita: il nostro. Niente di tutto questo si avvererà mai. Probabilmente si scoprirà qualche muffa, fungo o qualche insetto sconosciuto a 1 km e mezzo nella pancia di Marte. Sarà un nuovo successo della ricerca, ancor più eccitante.

Pensare che di ragni, muffe e animaletti, ce ne sono tanti nel mio piccolo giardino. A studiare i loro comportamenti da vicino, sono indubbiamente, a modo loro intelligenti. Si mangiano l’un l’altro, si camuffano, hanno paura. Chissà se sanno di appartenere a un corpo vivente assai più vasto e a sua volta parte di un universo a modo suo vivente? Talvolta penso che si potrebbe in qualche modo tentare di comunicare con loro. Sono a portata, esistono certamente.

Invece no, la saga di Star Trek pare cosa reale, prima o poi la si farà. Da decenni le telefonate sparate verso Sirio, Orione e Andromeda, viaggiano nell’universo senza alcuna risposta, ma sarà solo questione di “tempi”. E poiché le onde magnetiche emesse dalla tivù oltrepassano l’atmosfera, è da decenni che le nostre telenovele, i film, i Tg e le pubblicità sono dirette verso i confini della realtà.

Talvolta immagino famiglie col naso a trombetta intente ad ammirare qualche aurora boreale su un pianeta blu ad un paio d’anni luce, captare le nostre idiozie commentando: ma chi saranno quei pazzi che da chissà dove, con le loro interferenze regressive, turbano l’armonica bellezza del nostro quieto vivere su Cornichon, il pianeta della pace, della concordia, della felicità.

 

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Articolo pubblicato il 27/07/2018