Il Governo Berlusconi e la Fiat di Marchionne

Il ricordo – testimonianza di Mino Giachino

Caro Direttore,

è inutile negarlo la scomparsa di Sergio Marchionne indebolisce molto Torino e il nostro Paese. Il Paese è le aziende che ha, così come un Paese è la somma della capacità strategica delle proprie aziende.

Al posto dei governanti e degli amministratori locali sarei molto più preoccupato e mi porrei l’argomento di cosa debbano fare di più Torino e il nostro Paese oggi che non c’è più Sergio Marchionne.

Perché la politica buona è quella che nei momenti di difficoltà riesce a dare un valore aggiunto alla realtà economica e sociale del nostro Paese. 

In questi anni  questo non sempre è successo e il Paese e Torino in particolare riusciranno a recuperare i livelli del precrisi solo nel 2022-2023.

Ecco perché nei ricordi di oggi mi dispiace non si sia accennato il lavoro del Governo Berlusconi negli anni della Fiat di Marchionne. 

Ben più di Monti per fare un esempio.

Oltre ad aver evitato, unico Paese in Europa negli anni della crisi 2008 e 2009, le proteste dei trasportatori, in quegli anni furono stanziati importanti incentivi per la sostituzione dei vecchi camion per l’acquisto degli Euro 5 e Euro 6 che diedero un contributo alle aziende che costruiscono mezzi pesanti.

Così come la norma prevista all’articolo 8 dell’ultima Finanziaria del Governo Berlusconi favorì le relazioni industriali nel momento del forte dissenso tra la Fiom e Fim e Uilm.

Oggi mentre preghiamo per Marchionne dobbiamo augurarci che Torino e il Governo nazionale non mettano i bastoni in mezzo alle ruote della TAV e del Corridoio Mediterraneo perché queste reti potranno immettere le nostre produzioni oltre che nel mercato europeo anche nella Via della Seta e quindi nei mercati che cresceranno di più sino al 2050.

 

Ti ringrazio molto dell'attenzione,

Mino GIACHINO già Sottosegretario ai Trasporti

 

 

 

 

 

(Fotografia tratta da La Press)

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Articolo pubblicato il 27/07/2018