Torino: #difendiamoilpiemonte

La canea innescata da Di Maio e Toninelli contro la TAV surriscalda la politica piemontese

All’inizio della scorsa settimana s’era tenuto un incontro promosso dall’Unione industriale di Torino e da altre associazioni imprenditoriali a sostegno della ferrovia Torino-Lione, “per evitare la marginalizzazione del Piemonte e per fare sentire la voce del sistema produttivo piemontese, affinché lo sviluppo delle infrastrutture del nostro Paese non sia frutto di ricatti politici a spese del tessuto sociale”.

Presenti molti industriali, parlamentari e consiglieri regionali di Forza Italia, Lega Nord e PD, nonché sindacalisti di categoria.

Assenti gli esponenti del M5S e la CGIL. Chiamparino intanto ha convocato per Settembre la Conferenza regionale per le Infrastrutture, così da dimostrare al Governo l’inderogabilità delle iniziative che attendono di essere realizzate.

Ieri le dichiarazioni incrociate tra il Ministro Toninelli, spalleggiato da Di Maio e il leader della Lega Salvini, hanno fatto insorgere il Presidente della Giunta regionale Sergio Chiamparino a difesa dell’opera e del Piemonte.

M5S e Lega  recitano parti diverse su di un unico canovaccio: i grillini vogliono poter rivendicare lo stop di un’opera che costituisce una parte rilevante del proprio consenso (come ha spiegato ii guevarista Alessandro Di Battista), la Lega è pronta a scarificare un’infrastruttura pur di salvare quelle di proprio interesse elettorale". Inoltre "nelle regioni del Nord Ovest le grandi opere europee sono reciprocamente correlate: o vanno avanti per tutti o si fermano per tutti”, aggiunge ancora il Governatore lanciando l’hashtag #difendiamoilpiemonte. “Perché vogliamo percorrere la strada della crescita, della valorizzazione dell’ambiente, della libertà di movimento delle persone, e della crescita del commercio e degli scambi con il resto d’Europa”.

Gli ha fatto eco il Capogruppo di Forza Italia in Consiglio Regionale Andrea Fluttero: “Se non si fa la Tav, si mette la bomba atomica sotto la coalizione di centrodestra per le regionali in Piemonte. Si può tollerare il gioco delle parti per un po’ di mesi, ma non credo che sarebbe possibile un’alleanza tra Forza Italia e un partito come la Lega che, stando al Governo, accettasse il blocco definitivo della Tav”.

Segue il commento di Bartolomeo Giachino, responsabile nazionale Trasporti di Forza Italia: “Ciò che rende oggi molto più importante la TAV è lo sbocco con la VIA DELLA SETA  ferroviaria perché il percorso più breve dall’Est asiatico e europeo per raggiungere i mercati di Gran Bretagna, Francia Spagna e Portogallo è quello rappresentato dal Corridoio Mediterraneo”. Per poi concludere “nel fare l’analisi costi benefici non ci si dovrà limitare a calcolare i soldi spesi sin qui e quelli che dovremmo spendere per annullare le gare di appalto che hanno assegnato i lavori a imprese che per effettuarli hanno assunto centinaia di lavoratori.  La cifra più importante è quella relativa al mancato sviluppo economico e occupazionale del futuro che sicuramente varrà decine e decine di miliardi. Uno sviluppo che avrà ricadute su tutta la economia della Val di Susa , di Torino , del Piemonte e del Paese perché le ricadute sul commercio, sui servizi , sul sistema pensionistico e sull’ambiente saranno sicuramente molto importanti.”

Intanto circola anche la voce che, se i grillini insisteranno per affossare la TAV, ciò potrebbe anche costituire il casus belli adottato dalla Lega per disfarsi di un alleato scomodo il quale, con il Decreto Dignità, sta causando danni alle imprese del Nord e non solo.

Dopo aver riportato autorevoli studi e pareri a sostegno delle infrastrutture che si ritengono oggettivamente indispensabili per togliere il Piemonte e l’Italia dalla stagnazione, pubblichiamo il commento del Professor Mario Bozzi Sentieri, uno storico esponente della cultura identitaria che - non essendo Piemontese - tratta con stile distaccato, ma ampiamente documentato ed eloquente, quest’annoso tema che, se disatteso, potrebbe mettere a repentaglio il nostro futuro.
 

Grandi opere/ Pauperismo e localismo strangolano l’Italia

Cosa c’è dietro il No alle Grandi opere, sbandierato – con un inusuale orgoglio “ideologico” – da Alessandro Di Battista, esule dorato a Puerto Escondido? Da dove nasce l’onda lunga del Movimento Cinque Stelle, che su questi No ha raccolto ampi successi elettorali? Quali forze ed idee sono state assecondate ?

Più che su un “progetto” di sistema, un ripensamento generale sui modelli e le modalità dello sviluppo economico-sociale , è il “localismo” ad averla fatta da padrone, nelle tante piccole e grandi “vertenze” che hanno interessato decine di opere infrastrutturali, da Nord a Sud. Non c’è solamente la Tav , la linea ferroviaria ad alta velocità italo-francese, o la Tap, il gasdotto trans-adriatico che deve trasportare il gas naturale dalla regione del Mar Caspio alle coste pugliesi.

La partita delle infrastrutture interessa il Terzo valico, necessario al sistema portuale ligure, la Gronda autostradale genovese, la Pedemontana lombarda, quella veneta, la linea ferroviaria ad alta velocità Brescia-Padova, tanto per citare le principali opere in cantiere.

Il dibattito sui costi-benefici non lascia dubbi. Ora è il caso di andare oltre, evitando di cadere prigionieri delle piccole scaramucce locali, che tanti risultati elettorali hanno portato a qualcuno, ma che lungi dal porsi come un fattore reale di cambiamento, hanno finito per depotenziare gli interessi generali, rendendoli residuali e dunque incapaci di competere seriamente sul piano della crescita del sistema-Paese.

Con idee del genere ad uscirne sconfitta è l’idea stessa di Stato, uno Stato che, nella logica contemporanea dei grandi numeri e dei grandi aggregati (territoriali, produttivi, urbani) deve essere deputato a “fare ordine”, a selezionare i micro particolarismi, ad individuare priorità e direttrici di sviluppo piuttosto che assecondare l’egoismo dei territori.

Ciò – sia chiaro – non significa sminuire il valore dell’identità locale, a cui gli Italiani sono storicamente e culturalmente legati. Non coniugare però queste identità con un più ampio e complesso interesse nazionale, significa mettere a repentaglio la tenuta stessa delle comunità che si dice di volere tutelare e rappresentare. Significa favorire le microconflittualità, chiudendosi, ognuno, nel proprio “orticello”.

Le “radici” di una grande realtà nazionale, qual è l’Italia, non sono quelle delle tante, pur gloriose comunità locali, quanto soprattutto quelle che ci vengono dalla consapevolezza “patriottica” e “sovranista” di essere partecipi di un comune, più grande destino.

Scriveva, con lucida sintesi, più di settant’anni fa, Ezra Pound: “Il localismo? Va bene quando localismo non significa conservazione della vanità locale, della stupidità locale, della mano morta locale, della superstizione locale”.

"Di tutto, possiamo ben dire oggi, l’ Italia ha bisogno, fuori che di un localismo che significhi e magari coltivi conservazione, vanità, stupidità, mano morta, superstizione. Un localismo di questa fatta farebbe solo danni.”

Mario Bozzi Sentieri


 

Fotografie: Consiglio Regionale del Piemonte

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Articolo pubblicato il 07/08/2018