Giovinezza
Giovanni Fattori - La Torre rossa - Museo Civico Giovanni Fattori - Livorno.

La giovinezza viene descritta come giovane e immatura, come non adulta. Ma se mi guardo attorno, sono diventato adulto? O sto ancora aspettando? Indubbiamente una vita umana non è un processo lineare con una partenza e un arrivo. Anche sulla mia strada c’era sempre qualcosa di nuovo, qualcosa come un’offerta, un cambio di rotta, un’idea. Un fuoco, che è stato continuamente attizzato. Nuovi libri, nuove persone.

 

Anche nuove battute e commenti sul mio fare e lasciare, a volte amari, a volte per correggermi, per guidarmi. Alcuni amici sono lontani, altri sono venuti e a volte se ne sono andati. Fino a quando, inaspettatamente, si apri un’altra porta. Tuttavia, c’era qualcosa, come un disegno, come una struttura nel percorso.

 

E non era sempre il percorso desiderato o atteso. Spesso credevo di aver raggiunto un punto, che si rivelava poi essere solo una virgola. Mai ho raggiunto realmente qualcosa, tutt’al più ho superato dei confini, ammesso che ve ne fossero.

 

L’essenza di questo essere che noi chiamiamo “io” era sempre lì, con tutto il suo armamentario. Un caleidoscopio, per così dire, con dentro un campo di battaglia, poi un posto infernale o un paesaggio luminoso accompagnano dalla beata sensazione di essere a casa. Forse anche una folle fuga verso nessun luogo.

 

Andare e venire, lavorare e aver successo. Tutte queste cose sono indicazioni relative al tempo, esse mostrano un processo temporale. Se però mi guardo indietro, di queste cose mi mancano i riferimenti. Infanzia, adolescenza, età adulta, sono tutte fasi di una storia di vita, ma sento che non sono rilevanti nella mia vita. L’intero passato sembra concentrarsi costantemente in un unico punto. Ogni nuova mattina.

 

A tutto ciò non riesco a dare un nome. Semplicemente solo “già passato”? È allora preferibile non dare alcun nome, perché “oggi” è sempre nuovo, unico, senza ieri e senza domani. Un battito di ciglia dell’eternità, in cui all’improvviso posso contemplare tutto il mio avere, tutto il mio fare e il mio essere. Come ospite? Come spettatore? O come me stesso? Una vaga angoscia mi fa evitare la domanda e la risposta. Eppure qualcosa in me lo sa. Riguarda la fiamma, che anche a me, portatore inaffidabile, è stata affidata. Con il fedele caleidoscopio come osservatorio e nonostante la mancanza di obiettività, due concetti segnano inequivocabilmente il mio percorso fino ad oggi: guida, protezione e una euforia quasi cronica di gratitudine. L’ascesa alla vera età adulta e un’eterna giovinezza.

 

Sentiero del crepuscolo

Poesia di Manfred Hausmann

 

Presto sarà sera.

Muto è il recinto

e ora cammino solo

sul sentiero innevato che,

 

guidato dal clivo,

con fievole slancio

volge silenzioso in basso

verso la pianura.

 

Betulle, dal ghiaccio congelate,

grezza palafitta,

spina e ramoscello d’ontano,

steccato piegato dal vento

 

in principio danno

compagnia alla sua traccia,

per esser poi solamente

dell’infinito,

 

il qual tesse nel crepuscolo,

e come egli lotta

indistintamente

nel suo buio lo prende.

 

Brina scricchiola e neve

sotto la mia scarpa.

Sentiero, sul qual io vado

ti appartengo!

 

Chi brama la luce,

nel buio deve andare.

Ciò che la paura accresce,

la salvezza fa nascere!

 

Dove nessun senso è più necessario,

solamente il buon senso!

Dove nessuna via è più,

della via è l’inizio!

 

Articolo tratto dalla rivista Pentagramma - Edizioni Lectorium Rosicrucianum

Scuola Internazionale della Rosacroce d'Oro

https://www.lectoriumrosicrucianum.it/

 

 

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Articolo pubblicato il 12/08/2018