La Riforma della Protezione Civile Europea.

Una Piattaforma operativa obsoleta e inadeguata.

Il Meccanismo europeo di Protezione civile, attualmente disciplinato dalla decisione 1313/2013/Ue, trae il suo fondamento normativo dall’articolo 196 Tfue secondo il quale “l’Unione incoraggia la cooperazione tra gli Stati membri al fine di rafforzare l’efficacia dei sistemi di prevenzione e di protezione dalle calamità naturali o provocate dall’uomo”, nonché dall’articolo 222 Tfue (la cosiddetta clausola di solidarietà). Esso è uno strumento dell’Unione europea atto a prevenire, ma anche a rispondere tempestivamente e in maniera efficace alle emergenze che si verificano su un territorio interno o esterno all’Unione. Ne fanno parte, oltre ai 28 Stati membri, Islanda, Montenegro, Norvegia, Serbia, ex repubblica jugoslava di Macedonia e Turchia.

In relazione alla risposta emergenziale, presso la Direzione Generale Aiuti Umanitari e Protezione Civile della Commissione europea (Echo), con la decisione menzionata sono stati istituti un Centro di Coordinamento della Risposta all’Emergenza (Ercc) e un Sistema comune di Comunicazione e Informazione in caso di Emergenza (Cesis) tramite il quale l’Ercc è costantemente in contatto con gli Stati membri. Il sistema è supportato dal  Programma europeo Copernicus per l’osservazione satellitare della Terra onde visualizzare, quasi in tempo zero, aree di criticità in qualsiasi parte del pianeta.

Nei casi in cui uno Stato facente parte del Meccanismo non sia in grado di fronteggiare una grave emergenza che abbia colpito il proprio territorio – terremoti, inondazioni, incendi, etc. -, esso può chiedere assistenza attivando, tramite il sistema Cesis, l’Ercc. Una volta ricevuta la richiesta, tutti gli Stati partecipanti ricevono la comunicazione e hanno la possibilità di inviare i soccorsi tramite i Moduli di protezione civile europei che sono composti da uomini e mezzi preordinati e messi a disposizione, su base volontaria, da parte dei singoli Stati. I costi di intervento sono a carico della nazione che decide di inviare le proprie risorse in soccorso, mentre l’Ue copre in misura che varia dal 55% al 100% i soli costi di trasporto dei cosiddetti ‘moduli’.

Il meccanismo si basa fondamentalmente su di un principio volontaristico che lascia in capo agli Stati la decisione relativa all’opportunità di intervenire o meno e all’entità degli aiuti da impiegare. Ciò sembra oggi anacronistico in quanto se si è chiamati a cooperare, specialmente per salvare vite umane, intervenire dovrebbe essere obbligatorio senza si o senza ma. Si tratta quindi di rimodellare la piattaforma sulla base dell’obbligatorietà e non della discrezionalità.

Anche la Commissione europea, in una relazione al Consiglio e al Parlamento del 17 febbraio 2017, ha evidenziato tale carenza portando ad esempio un caso emblematico in cui, a fronte di ben 17 richieste di assistenza per combattere gli incendi boschivi inviate all’Ercc, il Meccanismo Europeo di protezione civile è riuscito ad accoglierne solo 10.

la Commissione ha avanzato una proposta di modifica della decisione 1313/13/UE con gli obiettivi di potenziare la capacità di risposta alle emergenze dell’Unione, semplificare le procedure riguardanti il Meccanismo e rafforzare l’efficacia degli interventi di prevenzione nell’ambito del ciclo di gestione del rischio di catastrofi. Il Parlamento europeo ha adottato la propria posizione nella sessione plenaria di giugno, in attesa di cominciare il negoziato con il Consiglio.

E’ stata avanzata la proposta di istituire una riserva specifica di mezzi di risposta a livello Ue, denominata “rescEU”. Tale proposta, infatti, autorizzerebbe la Commissione a dotarsi di propri mezzi che rimarrebbero sotto il comando e il controllo operativo della stessa, la quale deciderebbe in merito alla mobilitazione delle risorse in caso di attivazione del Meccanismo; inoltre la totalità dei costi relativi a rescEU ricadrebbero sull’Unione.

Le risorse appartenenti alla citata riserva Ue (mezzi aerei antincendio, unità di pompaggio ad alta capacità, squadre urbane di ricerca e soccorso, ospedali da campo e squadre mediche di emergenza) andrebbero ad integrare la capacità di risposta alle emergenze dei singoli Stati all’interno del Meccanismo europeo di protezione civile. La Commissione, in tal senso, propone un parziale superamento del modello volontaristico di intervento vigente che andrebbe a garantire l’effettività dei soccorsi anche nelle situazioni, già prospettate, di più richieste simultanee di assistenza.

Auspichiamo quindi che la solidarietà abbia la prevalenza sugli egoismi nazionalistici:  basta prendere l’esempio dell’Italia.

immagine:eunews.it

 

 

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Articolo pubblicato il 15/08/2018