L'EDITORIALE DELLA DOMENICA DI CIVICO20NEWS - Francesco Rossa: Bologna e Foggia, tragedie annunciate?

Riflessioni

La settimana che sta per concludersi si è purtroppo aperta con due gravi incidenti stradali i quali, per quanto differenti fra loro, oltre a terrorizzare gli utenti della strada pongono non pochi interrogativi.

La trafficatissima tangenziale di Bologna (un percorso ove si snoda la maggior parte del traffico su strada) è anche - soprattutto in questo periodo - una delle vie più battute dal turismo.

Ormai si è abituati agli ingorghi, ai rallentamenti e alle fermate forzate. Così l’improvvido utente della strada, con lo scopo di ingannare il tempo nel caso di soste incolonnate, si distrae e non pensa minimamente a scrutare l’orizzonte per capire che cosa stia succedendo, né d’altro canto medita di abbandonare il veicolo sul quale si trova.

Ma che cosa è realmente accaduto Lunedì?

Una colonna di tir ha rallentato, fermandosi poi del tutto. Nel frattempo è giunto un camion cisterna carico di GPL che, senza alcuna intenzione di frenare, è andato dritto contro il camion che lo precedeva. Lo scontro è stato tremendo, con mezzi in fiamme nonché con un pezzo del tir che - superata la barriera di protezione – ha invaso la carreggiata della tangenziale a fianco.

Si è così alzato un denso fumo nero, mentre fumo e fuoco avvolgevano la cisterna e da lì a poco una tremenda esplosione faceva tremare tutta la zona circostante, con conseguente crollo del ponte su cui stavano viaggiando i camion. Sono state incendiate anche decine di altre auto, rimaste parcheggiate nei due saloni sottostanti: insomma, un intero quartiere risulta oggi devastato.

Il bilancio parla di un morto e 145 feriti, di cui almeno 15 in condizioni molto gravi. Le immagini dell’incidente, avvenuto sul raccordo autostradale tra A1 e A14 presso Borgo Panigale, appaiono impressionanti e sono già passate e ripassate su tv e siti internet.

La dinamica dell’incidente sembra accertata. La causa è quasi certamente riconducibile all’uso del telefonino da parte dell’autista della cisterna, deceduto all’istante. I danni scaturenti da questa colpevole distrazione superano, sommariamente calcolati, i 10 milioni di euro.

Sarà comunque l’indagine disposta dalla Magistratura ad accertare la dinamica definitiva dell’incidente e, poiché qualcuno dovrà pure pagare i danni e risarcire i feriti, le compagnie di assicurazione coinvolte si prodigheranno certo in perizie e controperizie.

A questo punto, va tristemente detto come già da tempo si fossero scatenate le polemiche su questo o quel problema passibile di determinare una tragedia: il nodo di Bologna costretto a ricevere un traffico di automezzi esagerato (soprattutto in tempi di vacanza); i trasporti pericolosi effettuati sulle nostre strade; i tanti, troppi tir che circolano lungo le autostrade. Forse anche i turni massacranti che gli autisti sono costretti a sostenere in violazione delle leggi, e così via…

Ma dinanzi alla distrazione umana e all’incontrovertibile tragedia in questione, acuita dal fatto che non si sia riscontrata alcuna traccia di frenata, gli elementi raccolti dovrebbero almeno contribuire a tappar la bocca a quei dilettanti da bar che, tanto in Parlamento quanto sui social, hanno parlato a vanvera.

Nel frattempo più a Sud, in Puglia nei pressi di Foggia, uno scontro frontale fra un tir e un furgone che portava 14 braccianti (tutti immigrati) ha provocato su di una strada statale 12 morti e 2 feriti. Non c’erano videocamere a riprendere la scena dell’incidente, ma si può facilmente immaginare che cosa possa essere stato quell’impatto tremendo.

Altro incidente gravissimo, forse ineluttabile, o forse egualmente evitabile. Oltre a deprecare la scomparsa di 12 persone innocenti e inconsapevoli, si apre ora uno squallido scenario di degrado.

Qui la responsabilità è stata subito attribuita al sistema del caporalato, il quale fa sì che i lavoratori immigrati (tutti provenienti dall’Africa) vengano fatti viaggiare in sovrannumero su furgoni vecchi, malmessi e certamente non sottoposti a regolari controlli meccanici. Questa notizia altrettanto crudele, non foss’altro per il numero elevato di vittime, apre uno scenario da troppi sottaciuto: le inumane condizioni di vita degli immigrati e lo sfruttamento spietato che prospera impunito in alcune zone del Sud (benché anche a Cuneo non si scherzi).

Perché aspettare che classicamente “ci scappi il morto” e dopo poco porre un velo pietoso su quant’è successo?

Dov’era e dov’é lo Stato? E quelle autorità preposte, che in molte occasioni ostacolano le attività imprenditoriali perché manca un timbro in calce a una pratica, sempre per la negligenza di un altro oscuro burocrate che non dialoga con il primo, come si comportano quando in ballo ci sono vite umane?

Di quale civiltà stiamo parlando quando lo Stato permette sfruttamenti incivili di lavoratori e tollera le attività illegali dei malavitosi senza intervenire?

In attesa di risposte certe, se mai arriveranno, occupiamoci della vita umana.

Entrambe le tragedie dovrebbero suggerirci una riflessione, magari scacciata via rapidamente, ma non per questo meno incisiva: un pensiero che riguarda la precarietà della nostra vita.

Si esce al mattino da casa, e non si sa se ci sarà dato tornare. Viene in mente in proposito il monito di Gesù: «Vegliate, siate preparati». Già: la riflessione istantanea è di ordine religioso o filosofico, risalendo sino ad Aristotele. Ci preoccupiamo e adiriamo per mille occasioni, anche se non di fondamentale importanza, mentre la nostra vita è appesa a un filo.

Ciò non toglie però che si debba fare di tutto per ridurre al minimo la possibilità di incidenti come questi, essendo sempre consapevoli del fatto che il rischio zero non esista. Almeno sotto il profilo della sicurezza stradale, va però riconosciuto come in Italia molto sia stato fatto, tanto che il tasso di mortalità sulle autostrade italiane è diminuito del 90% in appena 40 anni.

Si può fare certamente di più, e questo vale innanzitutto per le strade dei braccianti: la dura legge del caporalato costituisce una situazione umanamente inaccettabile e l’insicurezza sulla strada ne è una conseguenza. 

Più in generale, la via per ridurre ancora gli incidenti stradali – lo dimostrano le esperienze di altri Paesi sviluppati - è anzitutto quella dei controlli, un importante deterrente per i comportamenti a rischio. Sempre unitamente all’innovazione tecnologica, che rende gli stessi veicoli più sicuri.

La domanda però resta sempre la stessa: qualcuno coglierà il monito, deliberando e agendo poi di conseguenza?

FRANCESCO ROSSA
Presidente Onorario
CIVICO20NEWS

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Articolo pubblicato il 12/08/2018