Parigi - Hic sunt leones

Le ansie e le angustie del giovane Emmanuel Macron

Chi abbia la possibilità di vivere in terra francese per un certo numero di giorni e voglia seguire attraverso i mass media ed i telegiornali locali le vicende internazionali, non ha nessuna possibilità di essere informato di ciò che accade in Italia. Il nostro paese è quasi sempre rappresentato da un’omogenea area scura delimitata dal tracciato dei suoi confini. Vi potrebbero quasi scrivere “hic sunt leones”.

Nulla della nostra vita e delle vicende politiche che vi si svolgono sembra  essere di interesse per i nostri vicini. Una sola eccezione, e per un solo giorno, è stata rappresentata, in  riferimento all’Italia, dalla visione sfuggente di un grosso barcone gremito di africani in partenza dalla Libia. Per i nostri amici francesi la nostra immigrazione non è un argomento all’ordine del giorno. E neppure il gesuita argentino insediato in Vaticano gode oltralpe di qualche attenzione.

 

In buona parte dei telegiornali televisivi viene dibattuto, a tutte le ore quello che viene definito “l’affaire Benalla”, dal nome di una atipica guardia del corpo che Emmanuel Macron ha nominato al di fuori delle regole vigenti e sul quale gravano accuse di comportamenti violenti messi in atto per reprimere una manifestazione popolare.

 

Un giovane uomo di ventisei anni sul quale, per di più, emergono sospetti di rapporti ambigui con il premier. Circolano a questo proposito voci e rumor insistenti che vorrebbero riservare alla gentile consorte Brigitte solo un ipotetico ruolo di copertura nell’ambito delle abitudini sessuali dell’attuale presidente francese.

 

L’immigrazione, di grande attualità in Italia, non è considerata dalla Francia un problema di oggi. Non ci sono, ad eccezione di alcuni gruppi di suffragette, movimenti di opinione in grado di incalzare i governi d’oltralpe, che hanno potuto provvedere in assoluta tranquillità a chiudere tutte le frontiere e ad eliminare con la forza la giungla di Calais.

 

La chiesa cattolica francese è silente e rannicchiata intorno ai suoi adepti. A differenza di quella italiana, non può esprimersi. Quello di Bergoglio è solo l’eco di un nome lontano che viene di rado evocato.

L’unico segno di vitalità della chiesa cattolica d’oltralpe pare rappresentato dai riti e dalle cerimonie che ancora si svolgono a Lourdes.    

Non sono neppure immaginabili in terra francese, e verrebbero conside rate sovversive, organizzazioni analoghe a quelle gestite nel nostro paese da alti prelati agli ordini della CEI. Organizzazioni ed iniziative che, coperte dall’etichetta di “CARITAS SPA” operano in favore di un’accoglienza indiscriminata, che, mascherata sotto un velo di buonismo, è tale da consentire, mediante la collocazione di migranti attraverso le sedi  vescovili, fatturati superiori a quelli prodotti dallo IOR.

 

Non sono inoltre consentite in Francia, quelle moltitudini di associazioni laiche, spesso illegali, denominate cooperative, collegate o derivate dai sindacati della sinistra, che, seguite con distrazione dalla magistratura, operano nel nostro paese in concorrenza con le organizzazioni cattoliche, lucrando alla grande su quei 35 euro pro capite assegnati ai migranti dai governi di Letta, Renzi e Gentiloni.

 

A differenza dell’Italia, dove i mass media orientati a sinistra ed i giornali di proprietà della famiglia De Benedetti con i loro allineati opinionisti, si battono senza risparmio in favore degli immigrati, la comunità ebraica transalpina, non solo è contraria all’accoglienza, ma è in sintonia con alcune voci autorevoli che al suo interno consigliano di lasciare lo stato francese e di optare per il trasferimento in Israele.

 

Il partito post comunista, che ancor oggi sotto le mentite spoglie di partito democratico, (vedi Letta, Renzi, Gentiloni e c.) opera in Italia in favore di una immigrazione indiscriminata, è ridotto in Francia allo stato larvale. Non è pertanto in grado di esercitare pressioni sull’agenda politica di Emmanuel Macron e neppure di cercare alleanze dette alla nazarena con altre forze declinanti, come avviene nel nostro paese per mero scopo antigovernativo.

 

I fatti che abbiamo elencato più sopra chiariscono solo una parte delle ragioni che hanno costretto la nazione francese a rifiutare ogni tipo di immigrazione ed a blindarne le frontiere con l’Italia come a Ventimiglia ed  a Bardonecchia.

 

Ancora più decisive e convincenti sono le difficoltà di collocamento all’interno del territorio francese degli immigrati che eventualmente vi arrivino. Il terrore che si riproduca una riedizione della giungla di Calais ha impedito la istituzione di centri di accoglienza e di identificazione come quelli (male) operanti in Italia.

 

Non viene inoltre concesso dallo stato francese quel contributo di 35 euro pro capite che da noi è divenuto oggetto di un’aspra contesa tra le organizzazioni bergogliane e quelle laiche e sindacali. E che è il convincente motivo che alimenta in Italia quella forte corrente mass mediatica anche prelatizia (leggi il quotidiano dei vescovi Avvenire e Famiglia Cristiana) che giudica razzista chi vuole contrastare l’operato delle ong ed arrestare il flusso degli immigrati diretto in Italia.

 

Ma ci sono ragioni ancora più decisive a legare le mani del giovane premier Emmanuel Macron. Accogliere immigrati nelle regioni del sud ed aprire centri di raccolta sulle coste francesi del Mediterraneo comporterebbe un prevedibile aumento di consensi e di voti per il Front National di Marine Le Pen.

Anche la soluzione prescelta dai governi italiani di sinistra di inserire nelle periferie cittadine, già fatiscenti e tormentate, gruppi di immigrati non può essere perseguita in Francia. Perché le note banlieu delle città francesi sono già occupate dai magrebini (algerini, tunisini, marocchini) che si sono insediati nei decenni passati.

 

Non appena percepiscono la presenza di qualche intruso, gli abitanti di quelle periferie si organizzano e scendono a gruppi nelle strade armati di bastoni e di mazze da baseball. Nessun immigrato deve insinuarsi nei loro quartieri e sostituirsi a loro nei commerci e nello spaccio delle varie sostanze che loro gestiscono.

 

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Articolo pubblicato il 18/08/2018