L’ultima giravolta di Sgarbi: si dimette da sindaco di Sutri.

Poi si candida alla guida di Sirmione, viene contestato e fa un passo indietro.

Vittorio Sgarbi continua a regalare colpi di scena, e, inscenando la solita commedia a cui, per la verità un po’ stancamente, assistiamo ormai da un trentennio, decide di dimettersi da sindaco di Sutri dopo appena due mesi.

I fatti, dunque: a scatenare l’ira del Vittorio nazionale, eletto a primo cittadino del comune viterbese appena l’11 giugno scorso con il 58% delle preferenze e in quota Forza Italia sono stati gli insulti che un consigliere di Casa Pound, Matteo Amori, gli avrebbe rivolto durante una riunione di maggioranza lo scorso mercoledì 22 agosto.
Un atto definito dallo stesso Sgarbi come “un’aggressione fascista, perché fascista e onorato di esserlo si è definito lo stesso Amori”.
In una nota su Facebook, poi, Sgarbi ha spiegato che la sua decisione è dovuta alla “piena consapevolezza della impossibilità di potere governare democraticamente in un paese dominato da infiltrazioni fasciste con arroganza e in mancanza di visione, subordinata a interessi particolari”.
Nella nota Sgarbi ha anche rivelato l’intenzione di candidarsi a sindaco di Sirmione, in provincia di Brescia, definita una “città che ha bellezze non inferiori a Sutri, ma una reale propensione allo sviluppo culturale e turistico”. 

Idea rientrata in appena 24 ore a seguito delle parole della Consigliera Regionale lombarda Viviana Beccalossi che, saputo dell’eventualità,  ha polemizzato “Fare il sindaco è una cosa seria e i Comuni non sono tram sui quali salire e scendere a proprio piacimento (…). Le istituzioni vanno rispettate sempre e non possono essere utilizzate per farsi pubblicità“.
“Nulla di personale contro Sgarbi, critico d’arte sempre apprezzatissimo , ma per fare il primo cittadino, oggi, serve un impegno h24”.

Una presa di posizione, quella della Beccalossi, abbastanza condivisibile a cui il sindaco dimissionario ha risposto “Aggredito da un fascista dichiarato a Sutri, vengo respinto da una fascista semi-pentita, direi mista, a Sirmione”, vantandosi poi dell’ondata di turismo cui hanno beneficiato i precedenti comuni da lui amministrati, come San Severino Marche e Salemi.

Si tratta dunque, di un nuovo capitolo della commedia sgarbiana, fatta di denunce e querele, incarichi amministrativi -anche prestigiosi- e incazzature via tv.
Critico d’arte, saggista, politico, opinionista e personaggio televisivo, cercare di ripercorrere la carriera di Vittorio Sgarbi è come mettere insieme un enorme puzzle, in cui migliaia di pezzi sono difficilmente incastrabili tra di loro.
Fuori dagli schemi, nel corso della sua carriera ha cambiato una ventina di partiti, passando dai comunisti ai Monarchici, senza contare la lunga storia da “cortigiano” di Berlusconi.
Arci nemico dei Cinque Stelle, cui ha regalato invettive e insulti deprecabili, è stato definito da alcuni come il più grande trasformista d’Italia, scegliendo qualunque casacca gli offrisse una poltrona.
In una recente intervista ha detto d’aver subito nella sua carriera circa 450 querele, molte delle quali finite con una condanna pecuniaria, e la povera capra indissolubilmente associata alla sua ingiuria più famosa.

L’impressione è che con gli anni sia peggiorato, sempre alla ricerca del politicamente scorretto, ha accantonato il lato comico per abbandonarsi a una volgarità spesso gratuita, offensiva e disgustosa. Se un tempo alternava sbotti simpatici a spunti artistici, conditi da riflessioni magari colorite e boutade con un senso logico, ora si è trasformato in una macchietta che strappa sempre meno risate, prigioniera del suo personaggio e di quello che la gente da lui si aspetta.
Viene da chiedersi cosa spinga ogni volta migliaia di persone ad regalargli il proprio voto: insomma, si sa che bene che vada, in un paio di mesi e con qualche polemica alle spalle il neo sindaco/consigliere/amministratore lascerà l’incarico per cercare gloria altrove.
Forse è la volontà di mettere al centro dei giornali per un limitato numero di giorni il proprio paese, che altrimenti non si calcolerebbe nessuno.

Si, dev’essere proprio il fascino del personaggio famoso, in grado di accendere l’attenzione su detto Paese, a muovere il voto dei cittadini in suo favore. A Salemi, in effetti, Vittorio Sgarbi fece partire un’ interessante iniziativa, mettendo in vendita al costo di 1 euro alcune abitazioni storiche: all’appello risposero vari personaggi di spicco come l’allora Ministro Renato Brunetta, Lucio Dalla, il critico Philippe Daverio.
Allora si, in questi casi i paesi medio piccoli fan bene a puntare sul famoso voltagabbana.
Ma forse andrebbe ricordato un altro fatto: il comune siciliano in questione nel 2012 fu sciolto per infiltrazioni mafiose, un paio di mesi dopo le dimissioni (ancora una volta) di Sgarbi da sindaco.

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Articolo pubblicato il 27/08/2018