Elezioni odierne in Svezia - A prescindere dal risultato, nulla nella politica svedese sarà più come prima.

Ecco chi è Jimmie Akesson, il leader dei “Democratici Svedesi”.

Le elezioni svedesi di oggi potrebbero suggellare l’apice della carriera politica di Jimmie Akesson, il 39enne leader del partito conservatore e sovranista dei Democratici Svedesi, dato con il vento in poppa nei sondaggi e vicino a scalzare la leadership consolidata della maggioranza socialdemocratica.

 

Akesson ha puntato fortemente su una piattaforma politica marcatamente euroscettica, sulla critica all’immigrazione e ai suoi effetti (dal 2015 a oggi ben 160mila richiedenti asilo sono giunti in Svezia) e sul rifiuto di qualsiasi componente ideologica o simbolica che potesse richiamare scomodi paragoni.

Sebbene nella sua storia trentennale il partito degli Svedesi Democratici mai abbia rivendicato radici fasciste o naziste, per un lungo periodo di tempo esso ha giocato molto sull’assenza di un referente politico nell’estrema destra svedese per catalizzarne i consensi.

Il Telegraph, recentemente, ha ricordato la continuità tra diversi esponenti di movimenti suprematisti bianchi e i Democratici Svedesi nei primi anni Novanta.

 

Non è un caso che Akesson abbia operato uno strappo radicale con il passato a partire dalla sua elezione alla guida del partito nel 2005: il cambiamento più evidente è stato nello stesso simbolo della formazione, passato dall’essere una torcia simile a quella del National Front britannico a un più rassicurante fiore, un’anemone gialla e blu richiamante i colori della bandiera svedese. Al cambio di simbolo si è associata una continua, inesorabile ascesa che è sempre stata sovrapponibile con quella personale di Akesson, la cui popolarità si è accresciuta assieme alle fortune elettorali del suo partito.

 

Akesson, un giovane veterano della politica.

Nonostante la sua giovane età, Akesson è da tempo un politico navigato: quelle a cui si appresta a concorrere con ambizioni crescenti saranno le quarte elezioni a cui parteciperà in 12 anni, e la sua militanza nei Democratici Svedesi è iniziata precocemente, nel 1995 anno in cui, come riporta il Times of Israel, abbandonò la formazione conservatrice dei Moderati disilluso dalla loro politica fortemente europeista e in cui la formazione oggigiorno guida della destra svedese espulse il segretario Anders Klarstrom per la sua appartenenza alla formazione suprematista Nordiska Rikspartiet.

 

A partire dall’ingresso in Parlamento, nel 2010, con il 5,7% dei consensi, il partito di Akesson è cresciuto esponenzialmente puntando su battaglie mirate, su un’agenda politica fortemente conservatrice e critica della guida dell’establishment tradizionale e su una critica al sistema di accesso della popolazione al totem storico della Svezia, il generoso e efficace sistema di welfare, che i Democratici Svedesi vorrebbero destinare prioritariamente ai cittadini nativi.

 

La lotta di Akesson contro le frange estremiste.

Mentre si avvicinano le elezioni che potrebbero fare dei Democratici il primo partito di Svezia, costringendo i socialdemocratici e gli avversari moderati a un’inedita “larga coalizione” antipopulista, il leader della destra svedese spera di capitalizzare in campo elettorale gli sforzi fatti per normalizzare la sua formazione e ripulirla dalle scorie estremiste rimaste dopo i primi anni della sua gestione.

 

Tra il 2015 e il 2016 i membri del partito colti in flagrante a esporre in pubblico tesi razziste o filo-naziste sono stati espulsi; lo stesso destino è toccato nel 2017 a 14 ex consiglieri locali rivelatisi essere simpatizzanti o finanziatori del neonazista Nordic Resistance Movement e, come ricorda il Corriere della Sera, alla suocera dello stesso Akesson per delle criticabili esternazioni antisemite.

 

Le prospettive future dei Democratici Svedesi di Akesson.

In vista del voto, i Democratici hanno impostato una virata fortemente social-conservatrice che ha permesso  lo sfondamento al centro, dove l’elettorato medio in fondo non aspettava altro, preparato come era da decenni di governi conservatori. 

 

“La loro campagna elettorale”, scrive l’Agi, “ricalca temi e immagini ben conosciute anche nell’Europa del sud: falansteri di periferia dove gli abitanti vivono nella paura imposta dagli immigrati, lampeggianti della polizia, auto che esplodono. Un po’ meno, di recente, quello che era invece un cavallo di battaglia appena qualche mese fa: l’idea della Swexit, l’uscita da questa Ue di banche e burocrati che dettano legge dalle loro scrivanie di Bruxelles”.

 

In vista del voto, Akesson ha ricevuto il sostegno ufficiale del ministro dell’Interno italiano Matteo Salvini, secondo cui “la generosità dello Stato fa da calamita per una miriade di clandestini” e che si augura di incontrare presto Jimmie Akesson e “di trovarlo in una nuova e prestigiosa veste istituzionale”. Difficile, a dire il vero, che ciò si possa realizzare: attualmente lo scenario più probabile potrebbe essere quello di una conventio ad excludendum in sede di formazione governativa, che lascerebbe però mano libera ad Akesson come leader pressoché unico dell’opposizione.

 

Così facendo, i Democratici Svedesi potrebbero saldare la loro posizione con gli altri movimenti euroscettici del continente e sfruttare come terreno di propaganda le elezioni europee di maggio 2019. In ogni caso, una cosa è certa: se il partito di Akesson sarà il più votato alle elezioni di domenica 9 settembre, nulla nella politica svedese sarà più come prima.

 

gliocchidellaguerra.it

 

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Articolo pubblicato il 09/09/2018