8 settembre 2018 – 75° anniversario dell’evento, rievocato da Bruno Segre

Cerimonia commemorativa presso l’ex-Caserma Alessandro La Marmora di via Asti, 22 - Torino

Sono passati 75 anni da quella fatidica data che ha sconvolto e segnato la storia dell’Italia, creando le premesse per una feroce e sanguinosa guerra civile, per il riscatto degli Italiani attraverso gli ideali di libertà, democrazia, interpretati complessivamente dalla “Resistenza” e con la definitiva sconfitta storica del nazifascismo.

Come per tutti i fatti umani la rievocazione–commemorazione di questi eventi ha subito una inevitabile interpretazione condizionata dall’evoluzione dei tempi.

Tutto questo rientra in una prassi di analisi storica consolidata e senza che si chiami in causa il sospetto di un “revisionismo” inquinante.

Tutto sommato la storia non può sfuggire a questo iter fisiologico di assestamento-depurazione delle passioni ideologico-politiche che animarono gli attori protagonisti originali di quello che nel 1943 fu un significativo evento socio-ideale e di riscatto con la ribellione in armi.

Pertanto la ricorrenza dell’8 settembre 1943, benché il tempo abbia maturato segnali di una evidente pacificazione, resta ancora un evento che lascia ostacoli e sentimenti contrastanti per una riconciliazione definitiva e condivisa.

Questo stato di cose conferma con evidenza quanto fosse profonda la frattura ideologico-politica nella società italiana dopo l’8 settembre 1943 e che, in un processo di costante attenuazione, permane ancora oggi.

Tuttavia se il contesto dell’attualità si presenta con questa realtà, non si può non rendere omaggio a coloro che furono i testimoni, ancora viventi, di quel periodo e che rischiando la vita si posero l’obiettivo d’impegnarsi per realizzare una società in cui fosse ristabilita definitivamente la libertà d’opinione, la democrazia politica e la cancellazione delle vergognose leggi razziali dell’epoca.

Pertanto l’8 settembre 2018 è una data in cui è doveroso rendere omaggio all’avvocato Bruno Segre, che ha compiuto 100 anni e che con una memoria e lucidità incredibile riesce a rievocare gli eventi di quel periodo con una visione e interpretazione moderna e in sintonia con l’attualità.

Mi ha emozionato l’incontro con Bruno Segre nella Caserma Alessandro La Marmora di via Asti, 22 a Torino, tristissimo luogo di detenzione e di tortura dei sospettati di attività partigiana, dove il suddetto fu “ospite” in condizioni disumane.

Il colloquio, tra i vari argomenti, ha inoltre chiarito un evento poco noto. Si tratta del trasferimento, da Porta Nuova a Torino, di quello che restava del 4° Reggimento Bersaglieri ciclisti, ancora presente nella Caserma Alessandro La Marmora di via Asti, 22, come prigionieri-internati militari in Germania, il giorno 10 settembre 1943.

La scena che si presentava allora era scioccante in quanto questi giovani militari di leva venivano ammassati con disprezzo nei vagoni come bestiame e dove il lancio di un “fez” ai passanti (il copricapo cremisi dei bersaglieri) voleva significare l’ultimo messaggio disperato di addio ai propri cari.

La “storia minore” riserva ancora fatti umani molto significativi e importanti per capire le sofferenze di una generazione sacrificata.

Se il tempo ha un’azione taumaturgica, questo non vuol dire che si debba dimenticare l’essenza degli eventi che hanno fatto la storia che ci riguarda anche nella realtà locale.

In merito è interessante e utile leggere il libro dell’avvocato Bruno SegreQuelli di via Asti Memorie di un detenuto nelle carceri fasciste”, che è la testimonianza di un oppositore libertario vissuta in quella terribile realtà di violenza, di intimidazione e di morte.

Riporto un breve flash della presentazione del libro: “… dipinge un affresco della repressione e dell’umanità che l’ha subita. In queste pagine si legge una storia di ltaliani: fascisti e partigiani, gente comune, uomini e donne meschini e brutali, buffi, arroganti, geniali, eroici, talvolta loro malgrado”.

La narrazione ci ricorda come 75 anni fa un’umanità confusa (di collaborazionisti, “attendisti”, vittime) e intossicata dall’odio vivesse le atroci persecuzioni e la prigionia come fosse una esperienza “normale”.

Questo nella nostra realtà quotidiana ci sembra quasi impossibile da concepire.

La ricorrenza dell’8 settembre 1943, pertanto, resta ancora un momento di riflessione sugli eterni e irrinunciabili valori di giustizia sociale, economica e di libertà in senso lato, sempre sbandierati, ma ancora difficili da applicare e da estendere a troppe componenti della nostra società.

 

Immagine di copertina da Google – Torino Oggi/Immagine Armistizio di Badoglio da www.ilsussidiario.net/Immagine di Bruno Segre da Polo del 900

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Articolo pubblicato il 10/09/2018