Web Tax europea: arretra l'ipotesi di tassazione sui dati degli utenti

I dati sono una materia prima impalpabile, capace però di generare ricchezze colossali

L’altra settimana avevamo dedicato un articolo agli aggiornamenti sulla Web Tax europea, aggiungendo che, stando alle voci, era nell’aria l’ipotesi di tassare anche la vendita dei dati degli utenti.

 

Pare, infatti, che la Presidenza austriaca del Consiglio europeo voglia giungere a un chiarimento di massima per una condivisione all’interno dell’Unione. Ma, al tempo stesso, sembra che non voglia prendere in considerazione l’ipotesi di tassare anche i ricavi dalla vendita dei dati. Male, a nostro avviso, dal momento che accettiamo la suggestione di coloro i quali ritengono i dati essere una nuova materia prima. A maggior ragione  chiunque abbia un minimo di interesse verso le tecnologie, il marketing e l’informatica si sta accorgendo di quanto essi siano importanti: vera e propria marcia in più dalle campagne politiche alla vendita di un prodotto.

 

Certamente siamo consci che realtà come Facebook, Google o Amazon siano “nel mirino” tanto dell’editoria tradizionale, quanto dell’Europarlamento con la direttiva sul copyright che ha spinto YouTube (quindi Google) a criticarla ritenendola lesiva dell’economia creativa. Ma riteniamo anche che queste aziende digitali, frutto dell’era di Internet, abbiano le risorse, economiche ma soprattutto creative, per poter far fronte a una regolamentazione che non è “protezionismo digitale” o una loro demonizzazione, bensì un inserimento proficuo delle Big del Web all’interno delle economie nazionali.

 

L.V.C.

 

(Immagine di copertina mutuata da Lineadiretta24)

 

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Articolo pubblicato il 10/09/2018