Un primo importante e approfondito studio monografico inedito eseguito da giovani studiosi, nel campo delle discipline umanistiche
I libri sull’architetto Messinese Filippo Juvarra non si contano più, però ogni volta che ne viene pubblicato uno su questo grande genio dell’arte barocca si apprende qualcosa di nuovo, proprio come succede con il nuovo volume :” CULTURA, ARTE E SOCIETA’ AL TEMPO DI JUVARRA (pp.269 immagini a colori € 39.00 www.olschki.it) curato da Giuseppe Dardanello.
Questo progetto letterario prende il via quando la Fondazione 1563 per l’arte e la cultura della Compagnia di San Paolo ha dato avvio al programma di studi sull’età e la cultura del Barocco scegliendo di promuovere innanzi tutto la ricerca dei giovani studiosi delle discipline umanistiche, assicurandone il sostegno con borse di studi.
Nell’introduzione del volume il curatore dell’opera Giuseppe Dardanello scrive:”Questo libro raccoglie gli esiti più maturi del percorso compiuto dai cinque borsisti che si sono confrontati con l’impegnativo compito di messa a fuoco delle ragioni che hanno innescato il cambiamento.
“Il percorso di Filippo Juvarra si misura tra due esperienze culturali cui egli contribuì a dare forma e idee. Da una parte il clima della Roma del primo Settecento - continua Giuseppe Dardanello ( Professore di Storia dell’Arte Moderna presso l’Università degli Studi di Torino) - investito dalla volontà riformatrice dell’Accademia dell’Arcadia e dalla nuova centralità attribuita alla figura dell’artista all’Accademia di San Luca, che orientavano verso una profonda riflessione all’esperienza della tradizione barocca. Dall’altra la disponibilità offerta da Vittorio Amedeo II di Savoia a mettere mano al progetto di allestimento di uno Stato moderno, da porre in essere facendo leva su diversi ambiti disciplinari della musica, del teatro, della letteratura, della storia sociale e politica, dell’arte e dell’architettura” .
Il testo di apertura, riportato, è una riflessione sulla strumentazione visiva e intellettuale messa in campo da Juvarra nella consapevolezza della potenzialità del segno grafico per interpretare e intervenire sulla realtà contemporanea. Il saggio di Nicola Badolato (Dottore di ricerca in Musicologia e Beni Musicali, pianista e clavicembalista, il quale ha svolto un post - doc nella Yale University. E’ ricercatore del Dipartimento delle Arti dell’Università di Bologna), va scandagliare in profondità le dinamiche della produzione e della fruizione spettacolare in cui Juvarra si trovò alla corte del cardinale Pietro Ottoboni: una esperienza che comportava il concorso diretto di tutte le sue componenti - scena, musica, teatro- per un risultato che “all’occhio, all’udito ed al pensiero formi un triplice incanto”.
Sara Martinetti (Storica dell’Arte indipendente, ha conseguito il dottorato di ricerca in Storia del Patrimonio Archeologico Artistico presso l’Università degli Studi di Torino) tratta l’argomento su “Filippo Juvarra e il disegno di arredo da Roma a Torino”. Roberto Caterino (Storico dell’arte, con il conseguimento del dottorato in Storia dell’Architettura e dell’Urbanistica presso il Politecnico di Torino), affronta un intelligente corpo a corpo con edifici juvarriani ben noti, andando a isolare la serie degli scaloni per misurare le risposte offerte dall’architetto alle funzioni cerimoniali delle corti europee, che nell’architettura riconoscevano la manifestazione di più eloquente risonanza pubblica.
Guido Laurenti (Dottore di ricerca in Culture Classiche e Moderne presso l’Università degli Studi di Torino), descrive la Storia delle Alpi Marittime di Pietro Gioffredo tra letteratura storiografica e politica, che il noto studioso di antichità romane e raffinato poeta latino era afferrato.
Il periodo del governo di Vittorio Amedeo II (se è vero) si compendia in modo paradigmatico nell’architettura di Filippo Juvarra, che va notato come il progetto di formazione e consolidamento di uno Stato moderno che coinvolse anche le altre espressioni della cultura, in particolare la retorica e la letteratura, arti saldamente legate e caratterizzate da un potere conoscitivo e persuasivo riconducibile sia alla specifica origine sia alla rispettiva funzione, non scevra da implicazioni di tipo sociale e politico. Vittorio Amedeo II nel ruolo di monarca in modo autocratico e accentratore portò l’idea della letteratura alla necessità dello Stato estendendo il suo controllo capillare e pervasivo sui letterati scoraggiandoli a scritti che potevano degenerare in critiche quindi a forme di disobbedienza verso il sovrano.
Nel saggio Elisabetta Lurgo (Dottore in Scienze Storiche dell’Università del Piemonte Orientale, e ricercatrice post - doc presso l’Université de Savoie Mont-Blanc): “La riforma della carità sotto Vittorio Amedeo II e l’inchiesta sui luoghi pii del Piemonte Sabaudo”, costituisce un parziale bilancio di una ricerca più ampia, che ha proposto alcune riflessioni per aprire nuovi, possibili cantieri di ricerca sulla riforma del sistema assistenziale sabaudo, avviata nei primi decenni del Settecento.
Oltre trenta pagine con una ricca bibliografia si conclude il volume, e come scrive Michela di Macco (il Vicepresidente della Fondazione 1563 per l’Arte e l Cultura):” I lettori troveranno in questo libro ricerche di prima mano criticamente elaborate e potranno quindi disporre di nuovi strumenti di approfondimento sulla cultura, arte e società in una cronologia indicata come “tempo di Juvarra”. Un tempo – continua Michela di Macco - inteso come contesto che ha orientato gli studi e come stagione che vede in Juvarra l’autore della trasformazione di Torino in moderna città capitale”.
Didascalie foto:
Foto 1 Facciata di Palazzo Madana a Torino 1718/1721
Foto 2 Filippo Juvarra Candelabra, dal “Libro di disegni … per ornati di candelabri e vasi”
Foto 3 Filippo Juvarra Frontespizio del Libro per disegni … per ornati di candelabri e vasi
Foto 4 Scalone Juvarriano Palazzo Madama
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Articolo pubblicato il 11/09/2018