Il grande rogo di Tientsin

Un fazzoletto d’Italia in terra cinese, di Alessandro Mella

Nel 1901 dopo lunghi e difficili mesi si andava concludendo, in Cina, la ribellione dei “Boxer”. Una conclusione che fu favorita dall’intervento di varie nazioni europee le quali contribuirono alla repressione dei ribelli. Tra queste nazioni figurava anche il Regno d’Italia che, in seguito alla firma della pace nel settembre 1901, ebbe riconosciuta una concessione dall’Imperatore Tsu Tsi. Egli offrì agli italiani la sovranità su circa 46 ettari della città di Tientsin oggi nota come Tianjin.

Fu così, che al pari di altri stati, anche il nostro ebbe una sua colonia nel continente asiatico, territorio la cui storia è oggi assai poco nota. La presenza italiana prosegui fino alla seconda guerra mondiale pur con periodi di relazioni altalenanti tra Italia e Cina.

La concessione partì ufficialmente il 7 giugno 1902 in una zona caratterizzata da un terreno fangoso e palustre situato nei pressi del fiume Pei ed abitato da circa 15.000 persone per lo più alloggiate in capanne.

Gli italiani avviarono subito una serie di operazioni di bonifica ed iniziarono ad erigere nuove strutture secondo schemi ordinati e razionali dotando l’aerea di strade, piazze, ospedale, cattedrale, caserme, edifici ad uso sportivo e così via.

La vita politica era affidata ad un podestà che, come nei centri italiani, gestiva la cosa pubblica con una sorta di comitato composto da cinesi ed italiani. I primi erano, tra l’altro, anche parte integrante della polizia locale. In pochi anni il villaggio di fango divenne una bella ed ordinata cittadina dove le due comunità (italiana e cinese) vivevano serenamente ed in comune accordo basando la loro vita sull’attività commerciale.

Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 i soldati italiani ivi presenti finirono in parte prigionieri dei giapponesi ed in parte non deposero le armi non riconoscendo la resa.

Celebre è il caso del sommergibile “Torelli” che, in accordo con le marine tedesche e giapponesi, restò in armi fino al 30 agosto 1945 nelle acque del Pacifico.

Gli ultimi italiani provenienti dalla Cina giunsero a Napoli nel marzo del 1946.

 

Il grande rogo del 1927

Come abbiamo avuto modo di spiegare, nei pressi di Tientsin esistevano anche concessioni rilasciate ad altre nazioni presso cui operavano molte imprese commerciali.

Proprio in una di queste attività, attorno alle dieci del mattino del 24 dicembre del 1927, si sviluppò un feroce incendio che partendo dal reparto di confezionamento delle candele si portò nei magazzini della Standard Company.

Immediatamente i cinesi tentarono un primo attacco al rogo alimentato dal petrolio, dalla paraffina e dal molto legname ma tale era l’insufficienza di mezzi e dotazioni che parve impossibile averne ragione mentre questi si faceva più violento di attimo in attimo.

Fu prontamente dato l’allarme ai reparti antincendi delle concessioni europee che giunsero in appoggio.

Ormai era evidente che le strutture coinvolte dall’incendio non si potevano salvare e che l’opera di soccorso poteva solo tentare di proteggere i capannoni posti a soli sette metri di distanza da quello sinistrato.

Il terrore che potessero verificarsi esplosioni di vapori di benzina si fece subito vivo anche perché uno dei magazzini in fiamme conteneva 60.000 cassettine in cui erano collocate due taniche di benzina per una.

Da lì a poco un altro problema si manifestò alle pompe dei reparti francese ed inglese che si guastarono per via della sabbia dell’acqua del fiume nonché per la crosta di grasso gelato che vi galleggiava e che si formava a causa della paraffina e della stearina, che colando dal rogo, si infilavano nel corso d’acqua.

La sola pompa che pareva resistere e lottare sodo era la Tamini della brigata italiana, bella motopompa comprata nel 1926 dalla nostra municipalità ed entrata in azione alle 11.30 del mattino.

L’opera dei pompieri italiani si fissò, quindi, nella memoria collettiva giacché, con circa due km di manichette e 5 lance da incendio, gli italiani riuscirono a prendere il controllo dell’incendio nel giro di 17 ore.

In loro aiuto giunse paradossalmente il vento che, invece di alimentare le fiamme già vivaci, fece crollare il tetto del magazzino contribuendo a soffocare il fuoco divoratore.

L’incendio fu domato all’alba del giorno di Natale del 1927. Grazie all’autorità italiana che ebbe ben meritate lodi come risulta dalle lettere che i dirigenti dell’impresa vollero far pervenire al Console Italiano e che riportò il periodico “Il Pompiere Italiano” nel 1928:

 

STANDARD OIL OF NEW YORK

CAPITANO DI fregata Cav. Uff. L.Neyrone

Console d’Italia

Concessione Italiana

TIENTSIN

Shanghai,13 gennaio 1928

Signore,

Desideriamo esprimere il Nostro sincero apprezzamento a Voi e agli Ufficiali ed uomini del CORPO ITALIANO dei POMPIERI, per l’aiuto prestato a questa compagnia, durante la conflagrazione nel nostro stabilimento di Tientsin.

    Il vostro aiuto ha giovato ad evitare un gravissimo danno alla compagnia.

    Prego di accertare da parte di questa compagnia i nostri Ringraziamenti più riconoscenti per il servizio resoci.

Molto sinceramente vostri

Standard Oil Company di New York

f.to H.J. EVERALL

Vice Direttore

 

Capitano di Fregata Cav. Uff. L. Nerone

Console Generale d’Italia

Concessione Italiana

TIENTSIN

Tientsin 30 dicembre 1927

Caro Signore,

Desideriamo esprimerVi il nostro più sincero apprezzamento per il servizio altamente eccellente resoci dal Corpo Italiano dei Pompieri, sotto la guida dei Signori Angeloni, Bai e Furlan in occasione dell’incendio ai nostri impianti della concessione Russa.

   Il loro lavoro fu compiuto in condizioni difficilissime a causa del tempo freddissimo e delle cattive condizioni dell’acqua. Nonostante tutto questo essi mantennero in servizio la loro macchina giorno e notte finchè l’incendio fu domato e non vi era alcun pericolo che si estendesse alle altre proprietà. Se non fosse stato per il loro aiuto temiamo che il fuoco avrebbe assunto proporzioni molto più vaste di quanto fece.

    Confideremo un grande favore se vorreste gentilmente trasmettere al personale di cui sopra, il nostro apprezzamento e ringraziamento per il loro servizio:

   Voi potete a buona ragione andare orgogliosi del personale del vostro Corpo dei Pompieri.

Fedelmente vostri

Standard Oil Company di New York

Ramo di Tientsin

f.to G.  WOOD

Direttore Interinale

Anche questa piccola pagina merita di essere ricordata perché gli italiani, troppo spesso, dimenticano di aver fatto anche del bene in ogni angolo del pianeta. Ed è giusto e doveroso rinnovare la memoria di questi fatti preziosi e di queste pagine gloriose di storia italiana. Pagine e gesta che hanno reso onore al nostro amato tricolore.

L’autore desidera ringraziare Claudio Gioacchini per le notizie, i dati, e le informazioni ricavate dalle cronache del tempo. Un ringraziamento ad Alfredo Angeloni che a capo della polizia italiana della zona, volle nel 1928 lasciare un resoconto dell’evento che giungesse fino a noi.

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Articolo pubblicato il 11/10/2018