Olio tunisino, triplica l'invasione: l'Ue fa crollare il nostro extravergine.

L'allarme della Coldiretti: crolla del 38% la produzione di olio italiano. È boom di importazione dalla Tunisia: +199%.

Avete presente l'olio extravergine di oliva? Quello italiano, stimato in tutto il mondo.

Beh: secondo la Coldiretti è in grave pericolo. Non solo perché è calata del 38% la raccolta delle olive nostrane, ma perché continua imperterrita l'invasione di olio dalla Tunisia col beneplacito dell'Europa.

Nel 2018, infatti, si sono ridotti gli sbarchi di immigrati ma sono triplicati (+199%) quelli di olio tunisino (rispetto allo scorso anno). L'analisi della Coldiretti è stata presentata alla Giornata nazionale dell'extravergine italiano al Villaggio contadino al Circo Massimo a Roma.

"L'Unione Europea - sottolinea la Coldiretti - deve respingere al mittente la richiesta del Governo di Tunisi di rinnovare la concessione temporanea di contingenti d'esportazione di olio d'oliva a dazio zero verso l'Ue per 35mila tonnellate all'anno scaduta il 31 dicembre 2017, oltre alle 56.700 tonnellate previste dall'accordo di associazione Ue-Tunisia (in vigore dal 1998)".

Il rischio infatti è quello di destabilizzare il mercato interno in un settore di eccellenza italiana. I numeri parlano chiaro: ci sono un milione di ettari di terreno coltivato ad ulivo in Italia, siamo il secondo produttore mondiale di olio di oliva e possiamo contare sul maggior numero di olio extravergine a denominazione in Europa (43 DOP e 4 IGP), con un patrimonio di 250 milioni di piante e 533 varietà di olive.

 

Non si può dire lo stesso dell'olio tunisino. "Si tratta - aggiunge la Coldiretti - di produzioni di bassa qualità svendute a prezzi insostenibili, ma commercializzate dalle multinazionali sotto la copertura di marchi nazionali ceduti all'estero per dare una parvenza di italianità da sfruttare sui mercati, a danno dei produttori e dei consumatori.

 

Un rischio concreto per la produzione italiana già colpita dall'ondata di gelo invernale che ora va difesa dalla concorrenza sleale che non rispetta le stesse regole dal punto di vista sanitario, ambientale e sociale".

 

ilgiornale.it

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 08/10/2018