Mit schwarzen Segeln (Passa la nave mia...)

La perennità di celebri versi ci sostiene e conforta nelle avversità

“Passa la nave mia con vele nere,

Con vele nere pe ’l selvaggio mare.

Ho in petto una ferita di dolore,

Tu ti diverti a farla sanguinare.

È, come il vento, perfido il tuo core,

E sempre qua e là presto a voltare.

Passa la nave mia con vele nere,

Con vele nere pe ’l selvaggio mare”.

 

L’ha scritta l’immortale Heinrich Heine: ma Carducci, esaltando lo strambotto di otto endecasillabi a rime o assonanze alternate, l’ha tradotta e pubblicata nel  Terzo Libro de  “Rime Nuove”.

Nei momenti in cui ci assale un dolore intenso per una situazione che potrebbe divenire irrimediabile, quale unica soluzione vorremmo naturalmente seguire quanto sostiene William Shakespeare nell’Amleto: “morire, dormire, nulla di più, e con un sonno dirsi che poniamo fine al cordoglio e alle infinite miserie naturale retaggio della carne, è soluzione da accogliere a mani giunte.
Morire, dormire, sognare forse: ma qui é l'ostacolo, quali sogni possano assalirci in quel sonno di morte quando siamo già sdipanati dal groviglio mortale”

Diversamente potremmo ricorrere a due dita di pugnale, oppure rifugiarci nella provvida sventura consci della dignità dell’Essere?

That is the question”…

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 14/10/2018