Summa Etilica

Una inebriante presentazione in versi di-vini diversi. (Prima Parte)

 

Summa Enolica

 

Che cosa unisce dodici persone a Torino, in un pomeriggio di ottobre in un luogo di storica memoria?

Il vino. Potrebbe suonare come un anacronismo, una situazione non conforme al prestigio dell’ambiente circostante, mentre invece la storia del succo d’uva ci racconta della sua importanza nelle varie culture.

Dal racconto di come Osiride “fu il primo a bere il vino…” dopo aver scoperto e trattato la vite nei pressi di Nisa, all’incitamento all’ebbrezza del maestro sufi Omar Khayyam, alla mitologia greca e romana che vede Dioniso/Bacco e le Baccanti in preda al furore causato dal succo prodigioso, tutta la letteratura è impregnata di riferimenti alla bevanda, una volta sacra, oggi, ahimè, spesso distruttiva.

Poeti e artisti che hanno aderito all’iniziativa, giurano che resteranno sobri almeno fino all’uscita del Museo del Risorgimento per rispetto ai Padri della nostra Patria… poi il loro modo di festeggiare questa divertente occasione mitomodernista resta un segreto! 

Proponiamo in questa sessione, dedicata al vino e alla poesia, le opere presentate e declamante durante l'evento culturale di sabato 20 ottobre 2018.

   

Daniele Dubbini musicista e compositore

Chicca Morone poetessa e musicista

Chiara Rota architetto e illustratrice

 

Tomaso Kemeny poeta professore e scrittore

Nicola Duberti, poeta professore e traduttore

Sandro Gros-Pietro, poeta scrittore ed editore

Giancarlo Guerreri, poeta e scrittore      

Simonetta Longo, poetessa e scrittrice

Antonio Miredi, poeta e scrittore

Paola Novaria poetessa e sommelier

Fabrizio Olivero poeta e scrittore

Paola Pennecchi poetessa e scrittrice

Luigi Scala poeta e scrittore

 

 

 

AGLI AMANTI INFERMI

di Tomaso Kemeny

 

Che gli amanti infermi

bevano un vino come quello

che trasformò l’uomo-animale

Enkidu nell’amico

insostituibile di Gilgamesh,

imponendo limiti

alla sua fame di gloria e di donne.

 

Che gli amanti infermi

ingoino d’un fiato

coppe di vino schietto

alternando poi a sorsi inebrianti

baci e intrecciando nei capelli ghirlande di gioia

perché solo scorribande tra viti in fiore

potranno curare i malati d’amore.

 

 

 

 

PERO

di Nicola Duberti

 

I lo ciamavo Pero:

e ’l bote dëstopà

o le sentiva dëscòst mes chilòmetr,

 

os n’adava ch’i j’ero, o lo sava,

fòrsi n’anast da lov, fòrsi ’n mascheugn…

im lo ricòrd ch’o sfrugnava ’n ca mia

 

e mi ch’i lo beicava, e j’era àt

na stissa ’d pì dla bota ch’o veuidava.

«T’ëvgrà ch’o fa na bruta fin» - i divo

 

i grangg. J’avo rason. O l’è mòrt giovo,

portà via da la pien-a dl’aluvion.

J’han peu trovalo sota ’n pont a Seva.

 

Ah, che ben ch’a j’ha faje l’eva!

 

PERU

 

Lo chiamavano Peru

e le bottiglie stappate

le sentiva lontano mezzo chilometro

 

si accorgeva che c’erano, lo sapeva,

forse un fiuto da lupo, forse una magia

me lo ricordo che frugava in casa mia

 

e io che lo guardavo ed ero alto

una goccia in più della bottiglia che lui svuotava.

Vedrai che fa una brutta fine - dicevano

 

gli adulti. Avevano ragione. È morto giovane,

portato via della piena dell’alluvione.

L’han poi trovato sotto un ponte a Ceva.

 

Ah, che bene gli ha fatto l’acqua!

 

 

 

ATTO DI VINO

di Sandro Gros-Pietro

 

Seduto in vigna a occhi chiusi le voci

tra gioiosi filari mi raggiungono

nel mormorio dei morti e nei vagiti

dei nati per le colline dei padri

e dei miei nipoti che rincorrono

un prossimo bicchiere di buon vino

e altra gioia o sogno di gioventù

 

e quali mani nei campi hanno tolto

ogni sasso dai coltivi e ogni incubo

dalle memorie di chi a stento vive

e poi muore con stupore e decenza

tra soavi fumi di nettare e fantasmi

dal vino uniti nel patto che le voci

a ogni sorso rinnova il piacere.

 

 

 

IL FONDO DEL BICCHIERE

di Giancarlo Guerreri

 

Cosa riman in fondo allo bicchiere?

Triste la rossa, goccia di rugiada,

poca, che gnuno pote ormai bere.

 

Giro la coppa e pare che tu vada,

pingend’ una contrada di cristallo,

che giunge al bordo e pare che tu cada.

 

Ma resti lì, in fermo e rubeo stallo.

In fondo appartieni al nulla eterno,

immobile nel tuo ultìmo ballo.

 

Mi guardi come a dire che lo ‘nferno,

ci aspetta con ardente sua passione,

mi guardi per capire se l’inverno,

 

lo passo o se esco da prigione.

La vita, hai compreso goccia mia,

è solo una pallida illusione,

 

è un attimo che presto vola via,

laddove tu immagini che vada:

Inferno, Paradiso o quel che sia,

 

o torni…… come goccia di rugiada.

 

 

 

L’INIZIAZIONE

di Giancarlo Guerreri

 

Brindiamo nella notte senza Luna,

uniti dalle tenebre di morte,

cantando senz’aver paura alcuna,

 

i mondi, che nascosti dalle porte,

si come li Pianeti sono sette.

Padroni sono questi della sorte,

 

e del timor che tutto dentro mette.

Riceverai da Bacco quel coraggio,

che solo il buon vino ti trasmette,

 

e oltre troverai regal Passaggio,

che simile a natural Burella,

conduce verso lo sentier del Saggio,

 

e Vita Nova ti parria quella.

 

 

ANNATA ’93

di Simonetta Longo

 

Al taglio netto di cesoia

cede il grappolo alla mano umida

nel primo accenno di luce

è un cedere all’autunno

quell’arrampicarsi

di settembre maturo

tra le geometrie di filari gravidi

con la schiena a sentirne il peso

 

Taglio dopo taglio

si prepara ancora l’inganno

a Polifemo

un sonno troppo dolce

e troppo schietto nel vino

che è valso il dono di nessuno

il solo occhio accecato

per l’incertezza di un ritorno

 

Al taglio netto di cesoia

tentare rotte mai navigate

nelle bottiglie

con il succo ancora aspro negli occhi

sotto tendoni d’uva negroamara

essendo Ulissi

anche se si torce la vite

nel suo stesso nome

e la vita

come le maree

 

nell’attorcigliarsi degli anni

ogni vendemmia

con tutti i suoi tagli

- e per quanto netti

è promessa di un’Itaca

 

 

 

 

DI VINO SPIRITO RICOLMO

di Antonio Miredi

 

Non orli al culmine

del piacere che infonde

il liquido distillato sapore

del frutto di vite nutrito dal sole.

 

E quegli attimi fugaci del tempo

nella pienezza della loro vividezza

dimenticano l’angoscia dell’ignoto.

 

Ma due sono i volti del tuo spirito

senza origine e senza limite

nel suo fermento di forma:

la Mescita dell’amore e della follia.

 

Così come l’ebbrezza frantuma in sarmenti

il sacrificio di un appeso gravido tralcio

per essere il miracoloso dono di una festa.

 

 

Segue seconda parte

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Articolo pubblicato il 22/10/2018