Milano - A Palazzo Reale una straordinaria mostra dedicata al grande Maestro della pittura del Novecento Carlo Carrà

Centotrenta opere per ricordare la sua carriera artistica; aperta fino al 3 febbraio 2019

Sono molte  le coincidenze  per la grande  mostra realizzata  a Palazzo Reale di Milano:”Carlo Carrà” in programma fino al 3 febbraio 2019. Innanzitutto l’esposizione avviene a trent’anni dall’ultima del 1987, segue a cinquantasei anni da quella memorabile del 1962 organizzata  sotto la presidenza Longhi, quando  l’artista era ancora in vita  e che  nel 1954  ricevette la medaglia d’oro di cittadino benemerito, perché da giovanissimo aveva scelto Milano  come sua città d’elezione.

 Il progetto espositivo  è  promosso e prodotto dal Comune di Milano - Cultura, Palazzo Reale e Civita Mostre. La mostra curata da Maria Cristina Bandera, esperta di Carrà e direttrice scientifica della Fondazione Roberto Longhi di Firenze, con la collaborazione di Luca Carrà, nipote del Maestro, fotografo e responsabile dell’archivio di Carlo Carrà,  e che fa parte del palinsesto Novecento Italiano ideato dall’Assessorato alla Cultura per il 2018. L’evento viene accompagnato da un interessante catalogo edito da Marsilio  con CD allegato (pp. 285 ill. ni colori), saggi di Maria Cristina Bandera, Ester Coen, Marina Maiskaya, Federica Rovati, Andrea Carini, Marina Gargiulo, Stella Seitun.

La mostra si sviluppa  in sette sezioni, obbiettivo principale è quello di ricostruire l’intero percorso artistico del Maestro  che attraverso le sue opere più significative, e dei grandi capolavori della pittura realizzati nella sua lunga carriera  ne fanno uno dei maggiori esponenti del futurismo e della metafisica. Il tutto viene presentato attraverso un corpus di cento trenta opere concesse per l’evento da alcune delle più grandi collezioni del mondo come quelle dello State Pushkin Museum of Fine  Arts di Mosca, dell’Estorick Collection of Modern Italian Art di Londra, della Kunsthaus di Zurigo, della Yale University  Art Gallery  in Prague, del Museum of Fine Arts di Budapest e dai Musei Vaticani e da prestiti di numerosi musei italiani, tra cui la Pinacoteca Brera, il  MART di Rovereto, il Museo del 900 di Milano, la Galleria degli Uffizi di Firenze, oltre  a molte collezioni private, in modo da ricostruire la fitta trama di affinità intellettuali e di rapporti d’elezione che legò Carlo Carrà ai suoi collezionisti e amici del tempo.

Scrive il grande artista: “La mia pittura è fatta di elementi variabili e di elementi costanti.Fra gli elementi variabili si possono includere quelli che riguardano  i principi  teorici e le idee estetiche.  Fra gli elementi costanti si pongono  quelli che riguardano la costruzione del quadro. Per me, anzi, non si può parlare di espressione di sentimenti pittorici senza tenere calcolo soprattutto di questi elementi  architettonici  che subordinano a sé tutti i valori figurativi di forma e di colore. A questi principi deve unirsi quello di spazialità, il quale non è da confondersi  col prospettivismo; poiché il valore di spazialità non ha mai origini per così dire visive.  Questo concetto nella mia pittura è espressione fondamentale”.   

Carlo Carrà nasce l’11 febbraio del 1881 a Quargnento un piccolo paese del Piemonte presso Alessandria , la disposizione alla pittura si manifesta fin dalla prima infanzia, ad appena 12 anni viene affidato a dei decoratori di una villa di Valenza Po , in seguito viene assunto da Angelo Comolli.

Nel 1906 entra all’Accademia di Brera, alla scuola di Cesare Tallone, in questo periodo stringe amicizia con i giovani pittori Bonzagni, Romani, Valeri e Boccioni, sviluppando un esperienza di pittura figurativa di tipo divisionista. Agli inizi del 1910 incontra Marinetti e con lui Boccioni  e Russolo decide di lanciare un manifesto ai giovani artisti per un rinnovamento  del linguaggio  espressivo. Vi aderiscono Balla e Severini : nasce così il futurismo . Nel 1911 Carrà si reca per la seconda volta a Parigi e avvia i primi contatti  con mondo cubista, che si consolideranno  durante il terzo viaggio nel febbraio 1912 nella “Ville Lumiere”, in occasione  dell’esposizione futurista alla Galleria Bernhein Jeune.

In questa frangente conosce grandi artisti come:  Fénéon, Apollinaire, Kahn, Braque, Picasso Modigliani Matisse Leger, Derain, Gleizes e Medardo Rosso. Nel 1914 matura  la crisi del futurismo,  si cimenta con i  collage che lo porteranno ad un  progressivo distacco dal movimento futurista  di Tommaso Marinetti,  inizia gli studi sulla pittura di  Giotto e Paolo Uccello costruttore, dove si riflette la sua nuova posizione artistica e il senso di un suo recupero  e di un suo tempo storico. Nascono i primi quadri metafisici.

Richiamato alle armi , dopo un breve periodo a Pieve di Cento , Carrà per le sue cattive  condizioni di  salute è ricoverato all’ospedale militare di Ferrara, qui incontra De Chirico, Savinio, Govoni, De Pisis.

Nel 1919 si trasferisce a Milano in due stanzette nelle quali trascorre lunghe ore in discussioni appassionanti di arte di poesia e di filosofia  con gli indimenticabili amici da Cardarelli a Bontempelli, da Ungaretti a Medardo Rosso. In questo periodo si sposa con Ines Minoja  iniziando a condurre una vita più calma e  raccolta.

Carlo Carrà  si impegna  anche  in una intensa battaglia per l’arte moderna con scritti di critica e di dottrina estetica, collaborando, alle riviste “Lacerba”, “La Voce”, e a “Valori Plastici”. Verso la metà degli anni venti prende di nuovo visione della pittura dei paesaggi con quelli marini, campestri, montani,  alle nature morte, attestando il suo ritorno  alla realtà, con una scelta tematica  che lo vedrà attivo sino alla fine dei suoi anni, non senza trascurare le grandi composizioni di figura, soprattutto degli anni trenta, a cui risalgano anche gli affreschi per il Palazzo di Giustizia  di Milano, documentati in mostra dai grandi cartoni preparatori.

Nel 1941 gli venne assegnata per chiara fama la cattedra di pittura dell’Accademia di Brera. Nel 1943 Longanesi gli pubblicò un libro di memorie”La mia vita”, ricco di rievocazioni appassionate di eventi, di battaglie, di interessanti incontri di saporosi aneddoti. Il maestro si spense  il 13 aprile del 1966 a Milano dopo una brevissima malattia. Riportiamo alcune considerazioni del grande artista Carlo Carrà tratte dal suo scritto per il catalogo della mostra dell’aprile – maggio del 1962 a Palazzo Reale di Milano, e riportate all’inizio del volume che accompagna l’iniziativa attuale :

”…. Penso che natura e arte sono un binomio inscindibile; e sono altresì indotto ad affermare di avere ormai da tempo superata l’antitesi di modernità e di tradizione creata in tutti i paesi occidentali dagli artisti dell’Ottocento e portata all’esasperazione nei periodi successivi che grosso modo, si chiusero con la prima guerra mondiale. In sostanza ho visto passare sul quadrante - continua Carrà - dell’arte in poco più di quarant’anni: l’impressionismo, il divisionismo, il fovismo, l’espressionismo, l cubismo, il futurismo, l’astrattismo, il dadaismo e il surrealismo, per dire solo dei movimenti di maggior raggio, mi sembra ora che tutte queste correnti fossero il frutto del romanticismo e dell’individualismo esasperato, capriccioso ed anarchico che caratterizzò parecchie generazioni”.

“Carlo Carrà” Palazzo Reale Milano Info:199.15.11.21. Orari Lunedì 14,30-19,30. Martedì,Mercoledì’,Venerdì,Domenica 9,30-19,30. Giovedì, Sabato 9,30-22,30.

Descrizione Foto:

Foto Copertina catalogo  mostra particolare del dipinto “Estate” del 1930

 Foto 1 “La strada di casa” 1900

 Foto 2  “Composizione” 1915

 Foto 3  “La carrozzella” 1916

 Foto 4 “La musa metafisica” 1917

 Foto 5 “Natura morta con la squadra” 1917

 Foto 6 “Il pino sul mare” 1921

 Foto 7 “Dopo il tramonto” 1927

 Foto 8  “Bersaglio (il tiro a segno)”1928

Foto 9  “Autoritratto” 1951

Foto 10 “La stanza” 1965

 

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Articolo pubblicato il 28/10/2018