Da Forza Italia a Forza spread.
Silvio Berlusconi e Antonio Tajani (agenpress.it)

L’agonia di un partito.

Stanco della infruttuosa alleanza con i renziani, il cav. Berlusconi si è schierato, mobilitando l’inutile Antonio Tajani, a fianco della UE, impersonata dal trio meraviglie Junker, Moscovici, Dombrowskis.

Con loro, ed al loro livello si sente in sintonia ed avverte una notevole affinità politica.

Junker è l’espressione di uno staterello centro europeo, che vive sugli apporti dell’evasione fiscale di tutto il mondo e che, consapevole di questa realtà, tenta sempre più spesso  di affogare  nei deliri alcolici questa consapevolezza.

Il buon Moscovici è un reliquato del partito socialista francese, che con lui è caduto al sei percento dei suffragi, costringendolo a svendere anche la sede del partito e ad emigrare nell’unione europea, dove, come ad altri falliti, gli è stata assicurata una carica che, secondo lui, gli consente di dettare ordini e leggi agli stati europei. Anche se solo a quelli  che sono disposti ad obbedirgli.

Dombrowskis  è un lettone e la Lettonia è un paese dell’estremo nord dell’Europa, che ha due milioni e 250mila abitanti, dei quali solo il sei per cento lo ha votato di recente affossando il suo partito. Si consola facendo il duro ed abbaiando alla luna.

Con questi tre discussi politicanti, Berlusconi ha costituito di recente un FRONTE FORZA SPREAD E FORZA EUROPA schierato contro il governo italiano. Con lui sono subito accorsi nel nostro paese tutti i politicanti delle forze di opposizione, tra i quali i separati in casa del PD, Renzi, Martina, Minniti e Gentiloni, tutti memori del nazzareno.

Con loro, oltre al presidente della repubblica italiana Sergio Mattarella, ma prima di tutto accanito sostenitore dell’UE,  si sono affiancati, in una specie di concorso esterno in associazione frontagna, gli editori Urbano Cairo e De Benedetti con i mass media di cui sono proprietari, infarciti dai loro devoti scherani.

Si è scatenata in particolare contro l’attuale governo, sotto la spinta vigorosa di uno dei soci del circolo degli arzilli di Arcore, Fede Confalonieri, non solo tutta Mediaset e ma anche buona parte della RAI. Che è tutt’ora avvinta alla sinistra, grazie anche all’opera di Forza Italia, che, incitata dal  cav., si è battuta per mesi contro l’elezione alla presidenza dell’ente pubblico dello scrittore Marcello Foa, nel dubbio che potesse in qualche modo rompere l’argine antigovernativo dello schieramento frontagno.

Non va infine dimenticata nell’interno del fronte, l’opera giornaliera che ancora oggi porta avanti Il “Giornale” berlusconiano diretto da quel Sallusti (non per nulla oggi detto Sallustovici), che pare avere riesumato, con i suoi editoriali, lo stile velenoso della defunta Unità.

E che soprattutto fa un tifo accanito in favore dell’elevazione dello spread, dimenticando, forse a causa dell’età, la guerra che aveva condotto contro lo spread ai tempi del governo del suo datore di lavoro.

Nei disegni del buon Silvio il comando del fronte antigovernativo avrebbe dovuto essere affidato al suo vicepresidente Antonio Tajani, che è solo l’ultimo della serie gloriosa dei politicanti da lui destinati alla sua successione in F.I. e tra i quali vanno ricordati in particolare il Fini ed il siculo Alfano, oggi dissolti tra le nebbie delle procure.

Ma la candidatura del buon Tajani non è stata approvata ed il fronte antigovernativo ha deciso di cercare un altro leader.

Innanzitutto perché il Tajani è il presidente del parlamento europeo del quale è un appassionato difensore.

Poi per la tragica debacle subita da F.I. alle elezioni nel trentino alto Adige, dove il partito, sotto la sua guida, nonostante l’impegno profuso in loco da Berlusconi, è arrivato vicino all’estinzione.

Ma anche all’uscita da lui fatta nei giorni scorsi nella sede del parlamento europeo, dove obnubilato dal suo amore per la UE, ha affermato, con la più totale ignoranza degli eventi storici, che era stata l’Europa a sconfiggere prima il nazismo e subito dopo il comunismo (sic!)

Negli ultimi giorni,  il fronte filo europeo e filo spread appare meno compatto di prima e pervaso da molti dubbi.     

Perché un appoggio importante agli indirizzi attuali del governo italiano è stato dichiarato dagli Stati Uniti d’America, nientemeno che  per bocca del Presidente Donald Trump.

II quale appare avviato a vincere con grande scorno di alcuni opinionisti nostrani come il Fubini, lo Zucconi, il solito Sallusti ed il povero esule e sedicente economista Alan Friedman, le prossime elezioni americane. Ne dovremo riparlare presto.

 

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Articolo pubblicato il 28/10/2018