Torino capitale della decrescita infelice.

TAV, Aeroporto, linea 2 della Metropolitana: la capitale sabauda rischia l’isolamento.

Se si vuole essere al passo coi tempi, le due frasi d’ordine sono “decrescita felice” e “Km zero”, ricette del nuovo millennio in cui lo shopping compulsivo, il capitalismo, il consumismo e l’esterofilia dovrebbero lasciar spazio a un modo di vivere diverso.

Da tutto ciò nascono Eataly, Slow Food, il ritorno del gelato artigianale, i “fast” food con soli prodotti regionali come Mac Bun; il tutto all’insegna del vivere un po’ più lentamente ma con maggiore qualità.

In un mondo globalizzato, però, a ragionare solo a km zero, si rischia di restare isolati, soprattutto per una città come Torino a vocazione ormai post industriale che giustamente richiama turisti, ma anche capitali per svilupparsi e allora ecco che le infrastrutture (vedi treni e aerei) diventano importanti.

In questi giorni, assistiamo, da una parte al calo di passeggeri su Torino Caselle e dall’altra al NO (definitivo?) da parte della Giunta pentastellata alla TAV.
Per quanto riguarda i voli dall’aeroporto torinese, in controtendenza rispetto agli altri hub italiani, a Caselle i passeggeri sono diminuiti e le maggiori compagnie low cost non danno segnale di voler aggiungere voli.

D’altra parte perché venire a visitare una città in leggero declino, con un calo vistoso di mostre, eventi e conferenze, cosa che non avviene ad esempio a Milano?

Se poi diamo un’occhiata più approfondita all’offerta, troviamo voli per città come Edimburgo e Siviglia che avvengo una o due volte alla settimana anziché ogni giorno (come se uno dovesse per forza rimanere in una città turistica un’intera settimana!) oppure voli  giornalieri per città come Barcellona verso cui, tuttavia, i costi, rispetto a Malpensa, sono  maggiori e ci si arriva a metà pomeriggio.

C’è poi l’attualissimo scontro sulla TAV in Consiglio Comunale, a cui il sindaco Appendino non era presente poiché a Dubai a fare accordi con chi evidentemente farà sempre più fatica ad arrivare a Torino.

L’idea secondo cui prima le periferie e il lavoro e poi le grandi opere è un’idea che non tiene conto del fatto che, ragionando in questo modo miope, non si fa più nulla (TAV, TAP, Olimpiadi a Roma, Olimpiadi a Torino, grandi mostre, grandi opere, … ) col risultato che l’Italia a 5 stelle rischia di diventare un Paese nel quale non si capisce dove si possa creare sviluppo se non anche attraverso qualcosa di nuovo.

La seppur buona idea di dare il reddito di cittadinanza e sistemare le periferie rischia di rivelarsi, se non supportata da altro,  un’idea del tutto assistenziale che non ragiona sul lungo termine, poiché resa ansiosa dal solito dualismo costi-benefici che nel breve vede lievitare i primi ma sul lungo termine ha un ritorno per tutti, così come la Torino e la Barcellona post olimpiche insegnano.

 

 

 

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Articolo pubblicato il 01/11/2018