Torino. La Società civile manifesta contro la decrescita felice di Chiara Appendino, non turbata dai volgari insulti di una consigliera grillina

L’appello lanciato da” SI TAV, SI LAVORO” e da “SI, Torino va avanti”. Lavorare tutti insieme per la realizzazione dell’opera e il conseguente sviluppo e la crescita di Torino

Si svolgerà in piazza Castello, di fronte a Palazzo Reale, sabato 10 novembre alle ore 11 la prima manifestazione SI TAV.

Lo rendono noto, dopo le iniziali difficoltà frapposte dalla giunta comunale, le due componenti che sono scese in campo dopo la sciagurata pronuncia del consiglio comunale del 29 ottobre che ha relegato Torino, tra i comuni NO Tav.

Oltre al già noto Mino Giachino, con il Professor Francesco Forte ed i giovani impegnati in “SI TAV, SI LAVORO”, già promotori della petizione a favore dell'opera che sta raggiungendo le 60mila adesioni, é presente il neo gruppo “SI, Torino va avanti”, costituitosi in pochi giorni, con il sostegno di 38000 firme, ad opera di un comitato apartitico, composto da sette professioniste che intendono, anche con un impegno maggiormente esteso, mobilitarsi contro il degrado di Torino, particolarmente accentuato dopo i ripetuti NO ideologici propugnati da Chiara Appendino e dalla sua amministrazione.

Oltre trenta associazioni di categoria della Torino che produce, organizzazioni dei lavoratori ed ordini professionali, hanno aderito all’iniziativa, invitando i loro iscritti a partecipare.

In seguito alle migliaia di adesioni ed ai messaggi giunti agli organizzatori da parte di cittadini di ogni ceto ed estrazione sociale, si nutre fiduciosa aspettativa nella numerosa partecipazione, in quanto da questa manifestazione, potrebbe rimettersi in moto il volano produttivo e la ripresa occupazionale della regione.
"Le adesioni continuano ad arrivare perché la gente non vuole perdere il collegamento con il mercato europeo e in futuro con la Via della Seta ferroviaria", sostiene
Giachino, secondo cui fermare la Torino-Lione "sarebbe un atto grave contro l'interesse dell'Italia, che dal 1999 ad oggi ha perso 20 punti di PIL rispetto alla media europea, e ancora di più di Torino, con una disoccupazione giovanile insopportabile".

Secondo Patrizia Ghiazza e Giovanna Giordano, del Comitato “Si, Torino va avanti”, si tratterà di una manifestazione gentile, senza urla e prevaricazioni, Se si ostentassero bandiere o simboli di partiti politici, i portatori saranno invitati ad abbassarli. Non si tratterà di una marcia, ma di un incontro con alcune persone che parleranno ai presenti su un bus scoperto.

Questo sarà il primo di un momento di coinvolgimento che prossimamente toccherà altri punti vitali del programma scaturito dalla gente e per ridare dignità alla città. Oltre al già citato appello a favore dell’inderogabilità della TAV, l’impegno prosegue con i Si a un futuro di lavoro, SI alla cultura del turismo, Si alla città dello studio, Si alla ricerca ed innovazione, Si alla solidarietà, Si a una città sicura ed efficiente.

Le uniche bandiere presenti saranno quella Italiana e dell’Europa dei cittadini uniti e consapevoli nel difendere i suoi principi costitutivi.

Entrambi gli organizzatori della mobilitazione non sono turbati nei loro propositi dai volgari e scurrili insulti diffusi via web, da Viviana Ferrero, una consigliera comunale grillina, così come Giachino non arretra dinanzi alle minacce pubbliche ricevute, presumibilmente dai componenti dei centri sociali gravitanti intorno ai NO TAV.

In questi giorni qualcuno ha anche avanzato un approssimativo accostamento della manifestazione di sabato prossimo con la “Marcia dei 40000” del 14 ottobre 1980, tenutasi a Torino.

In quel giorno, dopo, 35 giorni consecutivi di blocco dei cancelli di Mirafiori e di altre fabbriche FIAT, da parte di parte dei sindacati metalmeccanici, un consistente gruppo di impiegati e quadri dell’azienda, coordinati dal caporeparto e leader dei Quadri aziendali Luigi Arisio, si riunì al Teatro Nuovo in assemblea e, successivamente, decise di sfilare per le vie cittadine innalzando cartelli quali, «il lavoro si difende lavorando» e «vogliamo la trattativa, non la morte della Fiat».

Al gruppo si aggregarono migliaia di persone durante il cammino.

Ovviamente Arisio, oltre ad interpretare il sentimento di migliaia di lavoratori che volevano tornare al lavoro, impediti da violenti picchetti sindacali, fu favorito nel suo intento dall’organizzazione aziendale.

Chi sarà il potente che oggi sta dietro a Mino Giachino? In molti se lo sono chiesto, senza giungere a risposte significative.

E’ comunque calzante l’accostamento dei lavoratori e torinesi del 1980, che difendevano la sopravvivenza dell’azienda ed il loro posto di lavoro, con coloro che si troveranno domani in piazza Castello per difendere il futuro di Torino e del Piemonte.

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Articolo pubblicato il 09/11/2018