Torino - Ospedale Molinette: Jury Chechi e Antonio Rossi a fianco dei malati di Parkinson

Testimonial del progetto “Un Campione per Caregiver”

“Mia madre ormai da 6 anni è cargiver di mio padre e capisco molto bene le difficoltà che affrontano le persone che assistono i malati di Parkinson e i malati colpiti da malattie che causano difficoltà di movimento. Conosco il loro impegno: è un allenamento costante, al pari di quello di uno atleta: si poteva essere stanchi e non motivati, ma giornalmente dovevamo andare avanti per raggiungere l’obiettivo che per noi era vincere la medaglia, per voi è assistere i vostri cari”.

 

Sono le parole del campione sportivo Jury Chechi, oro olimpico di ginnastica alle Olimpiadi di Atlanta del 1996, pronunciate nell’auletta del dipartimento di neuroscienze “Rita Levi Montalcini” del centro regionale esperto per la malattia di Parkinson e i disturbi del movimento dell'ospedale Molinette, diretto dal professor Leonardo Lopiano, davanti ad una platea di caregiver, che hanno partecipato al corso della Fondazione Limpe per il Parkinson Onlus.

 

Accanto a Jury Chechi (che da piccolo voleva fare le Olimpiadi) c’era anche Antonio Rossi, doppio oro olimpico nella canoa/kayak alle Olimpiadi di Atlanta 1996 e un oro olimpico alle Olimpiadi Sidney 2000. Due grandi campioni sportivi che ieri hanno indossato le vesti di testimonial di “Un Campione per Caregiver”, il progetto educativo al fianco di chi si prende cura delle persone con malattia di Parkinson.

 

Erano emozionati, perché entrambi hanno portato la loro esperienza diretta e indiretta di Caregiver ma come “allenatori” hanno avuto il delicato e importante compito di spiegare ai presenti come affrontare le difficoltà. Con sensibilità ma anche lanciandosi “frecciatine” con affetto e ironia

 

 (“Tu Juri hai vinto solo un oro, io tre!” l’ha schernito Rossi. “Non c’è bisogno di puntualizzare ancora!” si è lamentato il compagno), i due sono stati travolgenti.

 

“Come nella vita, anche nella carriera di un atleta possono accadere degli imprevisti”

 

 ha raccontato Rossi.

 

“Ricordo che mi stavo preparando per le Olimpiadi di Sidney e mio padre è mancato improvvisamente a 63 anni: avevo davanti le Olimpiadi, la massima espressione della carriera di un atleta, ma anche la sofferenza di mia madre e della mia famiglia. Ma aver trovato la forza dentro di me, in mia madre, mia moglie, nei miei fratelli e nel mio allenatore mi ha permesso di superare la difficoltà e di continuare a gareggiare in onore di mio padre. Gli aiuti, certamente, sono importanti”.

 

“Sì, è così - ha proseguito Jury Chechi - Quando la situazione si fa davvero difficile da soli non si può uscirne”.

 

 “Non abbiate paura di chiedere aiuto” ha spronato Rossi.

 

“Ci auguriamo – ha concluso Jury Chechi - che possiate vincere anche voi le vostre Olimpiadi”. 

 

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Articolo pubblicato il 11/11/2018