I 5 Stelle e la piazza

Tutto cambia affinché nulla cambi, scriveva Tomasi di Lampedusa: la nemesi del Movimento 5 Stelle

Cento anni fa usciva, pubblicato coraggiosamente da Feltrinelli, “Il Gattopardo”, capolavoro di Tomaso di Lampedusa, nel quale divenne famosa la riflessione secondo cui tutto cambia affinché nulla cambi, nel senso che se le cose cambiano solo esteriormente alla fine tutto resta come prima.

La rivoluzione pentastellata, iniziata diversi anni orsono, aveva come obiettivo la purificazione del sistema e come sistema si intendevano i quotidiani “di regime”, i giornalisti “di regime”, i vecchi partiti, Bakitalia, i professionisti della politica, l’Europa, e così via, con l’idea di fondare un nuovo ordinamento, una nuova classe dirigente per l’Italia.

Quel “ghe pensi mì” di berlusconiana memoria o, se preferite, q uel presuntuoso “io so’ io e voi non siete un c….!” pronunciata da Sordi nel Marchese del Grillo hanno raggiunto il loro più altro compimento con i grillini, detentori della verità assoluta, del sapere cosa è giusto fare poiché lo vuole il (loro) popolo, in sfregio a qualsiasi altro interlocutore (dal Presidente della Repubblica al Parlamento Europeo), dal momento che solo il popolo è sovrano.

E così, parafrasando Tomasi di Lampedusa, con l’insediamento del M5S al governo, tutto cambia affinché nulla cambi: no all’alta velocità, no ai negozi aperti alla domenica, no ai grandi eventi culturali, no alle grandi mostre, no alla Gronda di Genova, no alla pedemontana, no al Terzo Valico, no ai vaccini.

A forza di No, nel Nord Ovest, quel popolo sovrano deve aver pensato che la filosofia del “ghe pensi mì” non porta a grandi svolte, se non a quella della decrescita (in)felice e così a Torino si è avuta la manifestazione dei Si TAV contro la giunta pentastellata, a Genova se ne minaccia una per chiedere al governo di dare risposte alla Gronda e al dopo Morandi, a Milano il sindaco Sala dice di non “rompere le palle” con la storia dei negozi chiusi alla domenica, le Regioni Veneto e Lombardia si pagheranno da sole le Olimpiadi Invernali purché si facciano per rilanciare l’economia e il turismo e in Puglia si scende in piazza contro la TAP.

Tornando alle questioni sabaude, il sindaco Appendino ha mostrato più volte di saper ascoltare il popolo sovrano, dando nuovamente spazio ad esempio al Torino Jazz Festival e a Cioccola-To, precedentemente annullati, a lottare anche contro la propria maggioranza per recuperare sulle Olimpiadi Invernali e ora a mostrarsi pronta al dialogo sulla TAV.

Tuttavia, in politica, certi cambi di rotta, se fatti in ritardo, dimostrano non la coraggiosa capacità di tornare indietro sui propri errori ma l’incapacità di guardare avanti, soprattutto per una città depressa come Torino il cui futuro rischia di essere più fosco della nebbia autunnale di questi giorni.

 

 

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Articolo pubblicato il 14/11/2018