L’arte figurativa del Milleduecento tra le Marche e Umbria raccontate in uno splendido volume

“Il patrimonio culturale non deve servire solo per allietare la domenica della vita o a garantire una mera valorizzazione monetaria”

L’imponente bellezza del Cristo di sant’Eutizio custodito nel Museo Piersanti di Matelica, nei tempi passati affascinò i più grandi studiosi dell’arte romanica attivi nel Novecento: da Lionello Venturi a Pietro Toesca, ma anche Géza De Francovich ed Enzo Carli, tutto questo  non ha cessato di farlo anche in questi mesi  con la mostra terminata da poco, creata attorno a questo bellissimo esemplare di arte e di fede cristiana.

Il suo fascino con gli altri capolavori del Milleduecento continua nelle splendide pagine del catalogo che accompagnava la mostra edito da Silvana Editoriale (pp. 191 ill. ni colori. Foto apertura). Il Cristo di sant’Eutizio è la scultura lignea più importante delle Marche appenniniche e dimostra la ricchezza culturale dell’area montana del Centro Italia già dal XII secolo (Foto 1 – 2).

Scrive Fulvio Cervini nel libro (che è stato anche il curatore del progetto espositivo):” La mostra vuole essere anche un atto critico di storia dell’arte, che prova a spiegare perché intorno al 1200, tra Umbria e Marche, il linguaggio figurativo si trasforma così sensibilmente verso un naturalismo di grande potenza plastica. Costruire un racconto per immagini intorno al Cristo di sant’Eutizio è sembrato doppiamente opportuno primo, per ragioni interne e alla storia dell’arte, ma anche – spiega Cervini- e soprattutto  per motivazioni politiche ….  Il terremoto che ha devastato l’Italia centrale tra l’agosto e l’ottobre del 2016 ha messo drammaticamente in evidenza, oltre le tragedie umane, non solo la fragilità del diffuso patrimonio architettonico che alimenta la ricchezza e bellezza delle regioni colpite, ma anche una varietà e una qualità delle testimonianze monumentali e figurative strettamente connesse alla distribuzione capillare di quel patrimonio, e alla sua importanza storica.

 Questo è l’inizio e il punto più alto della linea diversa dello stile “1200”: un mondo  che non è più romanico ma non è ancora gotico, e che riscopre il classicismo e ama le superfici che vibrano in senso plastico ed elegante.  

La monumentale scultura lignea conservata al Museo Piersanti rappresenta Gesù Cristo appeso alla Croce, ma vivo, con busto eretto, il volto frontale e gli occhi aperti. Le lunghe braccia sono perpendicolari al corpo e solo leggermente piegate, i palmi delle mani sono rivolte verso l’esterno, le gambe sono appena flesse e perfettamente parallele, con i piedi che poggiano su un basamento.

Nell’occasione vi era anche esposto lo straordinario e raro Crocifisso  conservato nella cattedrale di Sant’Evasio a Casale Monferrato ( secondo alcuni studiosi,  fanno risalire la sua provenienza dalla Cattedrale di san Pietro di Alessandria soppressa nel 1803).

 Il Crocifisso conservato nella Cattedrale di Sant Evasio a Casale Monferrato (Foto 3)  viene considerato un raro esempio di manufatto (in legno scolpito intagliato, dipinto argento in lamina martellato, sbalzato, parzialmente dorato) in cui scultura lignea e oreficeria si incontrano creando un capolavoro dall’alto valore simbolico che , data l’originalità non trova eguali nella produzione artistica della seconda metà del XII secolo dell’Italia Nord Occidentale (Foto 4 particolare).

Un altro   esemplare è questa testa della Vergine  ( datata intorno al 1187-1190  Pinacoteca Brera di Milano) attribuita ad Alberto Sotio. Il dipinto di questa Maestà a figura intera,  eseguita su assi a venatura verticale e poi incamottate con pergamena argentata e quanto vi rimane di questa stupenda tavola lavorata (Foto 5).  

 Sempre nel saggio Cervini afferma:“La ricostruzione morale, materiale, economica e sociale di queste terre devastate deve essere nutrita necessariamente dalla cultura, il patrimonio culturale non serve solo ad allietare la domenica della vita o a garantire una mera valorizzazione monetaria, ma deve essere percepito e coltivato come nutrimento fondamentale e quotidiano di una comunità, e insieme come fattore di cittadinanza, di resurrezione e di sviluppo”.

Attraverso questa pubblicazione possiamo rivivere la mostra “Milleduecento” e comprendere che è stato uno dei secoli straordinari dell’arte europea e che le Marche sono stati i motori di questa straordinaria bellezza, da dove tutto è partito. Le mostre passano le pubblicazioni rimangono, e questa non può assolutamente mancare.

 

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Articolo pubblicato il 22/11/2018