Napoli. “La divina Sarah”

Presso il Teatro Sannazaro, in scena l’eccentrica storia dell’attrice francese Sarah Bernhardt

Ospitiamo sulle colonne di Civico 20 News la presentazione di un inedito e non convenzionale spettacolo, che andrà in scena da oggi sino a Domenica presso il Teatro Sannazaro – Centro di produzione teatrale di Napoli.

La rappresentazione, con la regia di Marco Carniti e Anna Bonaiuto nel ruolo della protagonista, reca il titolo di “La divina Sarah”.

Tratta dal testo “Memoir” di John Murrel, la versione francese di Eric Emmanuel Schmitt è stata per l’occasione tradotta dallo studioso eporediese Giacomo Bottino, Filosofo e Musicista.

Non volendo in qualche modo alterare l’ispirazione e l’esprit di autori e interpreti (fra questi ultimi figura anche Gianluigi Fogacci), di seguito viene giustappunto riportata la descrizione che, dell’opera, danno proprio i suoi stessi fautori. Il cui dedito impegno, peraltro, si uniforma efficacemente all’impetuoso carisma dell’attrice Sarah Bernhardt (al secolo Rosine Bernhardt, 1844-1923), per la quale “le succès impérissable ne peut être atteint que par un effort intellectuel constant toujours inspiré par un idéal” (“al successo imperituro non si arriva che attraverso uno sforzo costante, quando esso venga sempre ispirato da un ideale”).

 

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«“La divina Sarah” è un atto d’amore per una diva immortale. Una donna che con la sua arte e le sue stravaganze ha costruito il primo esempio di divismo della storia dello spettacolo al femminile. Una rivoluzionaria anticonformista che per prima si impose sulla scena mondiale in abiti maschili. Un mito vivente che riscrive il suo tumultuoso percorso di vita sulla pelle del segretario-schiavo, con il quale si instaura un divertente e surreale rapporto sadomasochistico.

Una partita a due dove è protagonista il gioco degli attori, grazie al tono ironico rapido e cinico delle battute e al continuo entrare e uscire dalla finzione teatrale. Un testo sarcastico dove il comico e il drammatico si alternano per la costruzione di una grande personalità d’artista.

E ne svela l’umano che si nasconde dietro la maschera, la ferita che sta dietro a ogni arte e di cui ogni arte si nutre. Una Sarah Bernhardt messa a nudo. Iconica, grottesca, esasperata e disperata di fronte a quello che per lei non dovrebbe mai arrivare: la parola fine».

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Articolo pubblicato il 23/11/2018