Dentro Di Battista, fuori Di Maio: ecco la mossa finale dei Cinque Stelle per arrestare la caduta.

Di Maio è sempre più in discussione tra i pentastellati e al suo posto è pronto il piano B. Vedi alla voce Alessando Di Battista.

Torna, non torna, e se torna cosa farà? La scena si ripete quasi ogni giorno nel Transatlantico di Montecitorio quando prime e seconde file del grillismo di vecchio conio riflettono sul futuro del movimento in vista delle elezioni europee. E all’unisono asseriscono: «Se lui tornasse recupereremmo il terreno perso in questi mesi di governo».

Dietro quel “torna” si nasconde un omone alto poco più di 190 cm, lineamenti da attore, spalle da nuotatore e occhi da bello e dannato. Eccolo Alessandro Di Battista, fresco papà, in viaggio da mesi in America con la sua dolce metà, il grillino di lotta che a un certo punto della sua (breve) carriera politica decide di sfilarsi, di fare un passo indietro, di ritirarsi per scrivere reportage per il Fatto Quotidiano.

O forse, mormorano i maligni, il ritiro nasconde una certo tatticismo perché «Dibba» sente odore di bruciato, preferisce saltare un giro e lasciare che sia Luigi Di Maio, alias “Giggino”, a schiantarsi con la realtà. Ora, a quasi sei mesi dalla nascita dell’esecutivo del cambiamento e della firma del contratto di governo con la Lega di Salvini, deputati e senatori invocano il “comeback” di Dibba che ha già annunciato che sarà in Italia, nella Capitale, nel mese di dicembre.

 

La data cerchiata in rosso sarà quella del 23 dicembre. Da quel dì tutto cambierà all’interno della galassia grillina. Certo, la sfiducia ai danni di Di Maio non sarà immediata. I tempi della politica hanno travolto persino chi un tempo sbandierava “l’antipolitica”. Ma è evidente che il ministro del Lavoro sia sotto l’occhio del ciclone per una serie di vicende, l’ultima delle quali rimanda all’inchiesta delle Iene sul lavoro nero nella ditta del padre.

 

Per non parlare dei sondaggi che ogni settimana registrano un calo costante del M5S che ormai si è visto sfilare il primato dai “colleghi” di governo del Carroccio. E allora come comportarsi, come imprimere una svolta a un movimento che continua a perdere consensi, che subisce la forza dirompente della Lega di Salvini, e che adesso dovrà spiegare ai suoi elettori che il reddito di cittadinanza forse partirà nel mese di aprile perché nel frattempo l’esecutivo si è rimangiato la parole ed è costretto a tagliare l’extra deficit per rassicurare gli animi di Bruxelles? Non è dato sapere come andrà a finire.

Di certo in queste ore fra le alte sfere dei cinquestelle si ragiona a una strategia di rilancio. Un piano B che non prevede l’uscita dall’Euro ma verte sul ritorno dell’Ayatollah Di Battista con un ruolo di prestigio all’interno dell’esecutivo. Un vero e proprio rimpasto: fuori i Di Maio’s boys, ovvero Danilo Toninelli, Giulia Grillo, Alfonso Bonafede, dentro Dibba e una serie di volti nuovi che più rappresentano l’ala sinistra del movimento.

 

L’altra ipotesi allo studio dei vertici del Movimento prevede invece un Di Battista fuori dal palazzo a rassicurare la base che ribolle, qualche è fortemente delusa dall’atteggiamento di “Giggino”. In questa seconda ipotesi “Dibba” sarebbe una sorta di segretario politico dei cinquestelle e avrebbe un ruolo di cucitura tra la base e palazzo Chigi. Basterà? Basterà poter dire alla maniera dei vecchi segretari Diccì che il governo “è soltanto un amico”? Né più, né meno. Un amico.

 

linkiesta.it

 

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Articolo pubblicato il 28/11/2018