Salvini emoziona la destra. “Civico20” ospita un articolo di Alessandro De Angelis.

Migranti, sicurezza, legittima difesa, temi etici. Dall'umiliazione di Conte al pieno di voti del centrodestra. Il giorno (ieri) in cui Salvini ha incassato tutto.

La destra come "emozione", prima ancora che come coalizione, accordo, forma politica e, chissà, nuova maggioranza. Come emozione securitaria, cultura della diversità, alimentata nel mito dell'invasione dei migranti, della difesa che non conosce mai eccessi, nel giorno del "siamo tutti Fredy", "chi di noi non l'avrebbe fatto". L'emozione chiamata Salvini, il titolare dell'impresa della paura che fattura facile consenso sulle aziende del Biscione, nell'ennesima intervista celebrativa di Barbara D'Urso, tra un battuta su "Elisa" e la promessa di un "Far west" normativo perché, col prossimo provvedimento, "chi se la va a cercare" ci sta che si becca una pallottola. La sicurezza è anche sinonimo di armi.

 

C'è questo sentiment, nel giorno del Salvini day, coccolato da Mediaset, votato da tutto il centrodestra sul decreto sicurezza, con i Cinque Stelle nel ruolo di zerbini della marcia sovranista. Guardate che scena, in tarda mattinata. A sorpresa, il ministro dell'Interno, nei panni anche del ministro degli Esteri e, in fondo, del vero premier, tra un voto e l'altro sul decreto sicurezza, annuncia che l'Italia non firmerà il Global Migration Compact e, dunque, non parteciperà al summit di Marrakech. Sarà il Parlamento a decidere se il governo dovrà aderire o meno all'accordo internazionale da cui si sono sfilati, nelle ultime settimane gli Stati Uniti di Trump, l'Ungheria di Orban, Israele, Australia e Austria.

 

È una scena che ha pochi precedenti, perché Salvini, nel suo intervento, annuncia che "tra pochi minuti" queste cose le dirà anche il presidente del Consiglio. Già il presidente del Consiglio, cioè quel "re Travicello" che lo scorso 26 settembre, nel corso della 73esima Assemblea generale delle Nazioni Unite aveva preso un impegno esattamente opposto: "I fenomeni migratori richiedono una risposta strutturata, multilivello, di breve, medio e lungo periodo da parte dell'intera comunità internazionale. Su tali basi sosteniamo il Global Compact su migrazioni e rifugiati". Proprio così: impegno solenne in una sede solenne.

 

Non solo viene clamorosamente smentito, ma non gli viene concessa neanche la dignità di un intervento autonomo, come se fosse un passacarte cui compete solo la ratifica delle decisioni altrui. In democrazia la forma è sostanza e, normalmente, mai nessun ministro si era mai permesso di dire in Aula "questa è la linea, tra pochi minuti vi annuncio che il presidente del Consiglio dirà in un comunicato stampa le stesse cose".

 

Poche ore dopo, il decreto sicurezza passa anche con i voti dell'intero centrodestra, nell'imbarazzo dei Cinque stelle . Imbarazzo denso come il silenzio durante la discussione di giornata: ore ed ore, senza neanche un intervento, dicasi uno, da parte di parlamentari solitamente rumorosi e ciarlieri. O come l'assenza dell'applauso finale con un gruppo di parlamentari pentastellati che neanche partecipa al voto. Mentre quelli di Forza Italia ritrovano una antica baldanza contro "la sinistra dell'accoglienza indiscriminata" e delle "cooperative rosse".

 

Dicevamo: il clima, il sentimento, forse anche il richiamo della foresta, perché in fondo ha ragione la Gelmini quando dice "votiamo sì perché questo è un provvedimento di centrodestra". Magari anche solo di "destra", senza "centro". Nel suo intervento c'è tutto il senso della giornata, politico ed emotivo: "Basterebbe – dice – rivedere alcuni video di quel leader 'in sonno' del Movimento 5 Stelle, Alessandro Di Battista, per capire che le distanze erano davvero oceaniche. Voglio ricordare dunque ai colleghi del Movimento 5 Stelle che oggi stanno votando un provvedimento insieme a Forza Italia, alla Lega, forse a Fratelli d'Italia. Ditelo a Di Battista, ditelo ai vostri elettori. Ditelo che avevamo ragione noi". E quando Salvini annuncia dalla D'Urso che il prossimo provvedimento sarà sulla legittima difesa, il copione si ripete: "Eccoci", "siamo pronti", "Fico lo calendarizzi subito", "è urgente".

 

Migranti, sicurezza, legittima difesa. E anche Dio, Patria, Famiglia, quella tradizionale, da proteggere dall'invasione etnica, con la scusa e dell'accoglienza, ma anche da tutto ciò che la snaturi, perché di famiglia c'è n'è una sola, che non mangia kebab, che ha il crocefisso in camera, ed è formata da maschi e femmine, non da gay: "I temi etici - Salvini - non sono nel contratto e quindi non andranno mai. Su questi temi non ci sarà discussione". Punto, con buona pace di Vincenzo Spadafora, il sottosegretario alle pari opportunità che qualche giorno fa aveva annunciato una iniziativa sulle adozioni gay.

 

Diciamo le cose come stanno: se Salvini volesse puntare a palazzo Chigi con una manovra di Palazzo, ci metterebbe un attimo. Un'altra maggioranza si forma, con tutto il centrodestra e un gruppone di "responsabili" pronto a sostenerlo. Nelle stanze che contano l'argomento è sdoganato da giorni così come tutti i ragionamenti attorno al "quando" si aprirà la crisi. Diciamocela tutta, però. Salvini a palazzo Chigi c'è già e può anche risparmiarsi la fatica di una manovra perigliosa, perché è riuscito nel capolavoro di esserci senza neanche troppi compromessi identitari, anzi spostando a destra un Movimento che, fino a pochi mesi, aveva il doppio dei suoi voti. A destra-destra.

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Articolo pubblicato il 29/11/2018