Cambiamenti climatici grandi disastri ma anche grandi opportunità di profitti.

Anche se il punto di non ritorno è stato superato da tempo.

Anche in Italia abbiamo ormai cominciato a subire  le conseguenze  dei cambiamenti climatici: incendi boschivi, trombe d’aria in terra e sui mari, siccità e inondazioni, deforestazioni come quelle immani del nostro nord est.

Per analizzare  e valutare i numerosi fattori di influenza e i loro effetti sul clima e sull’ambiente, la Worl Meteorological Organisation e lo United Nation Environment Programme hanno fondato  nel 1988  un organo scientifico, lo Intergovernmental Panel  on Climate Change (IPCC) che ha il compito di valutare l’impatto  del cambiamento del clima e di sviluppare delle contro- strategie di contrasto.  Ogni cinque sei anni l’IPCC presenta uno studio aggiornato sul fenomeno  con le diverse interpretazioni dei vari studiosi del clima; le previsioni sono formulate con grande cautela, ad esempio, il rapporto del 1995 ha fornito la base per il famoso Protocollo di Kyoto del 1997.

Secondo gli studiosi, le osservazioni sono chiare e incontestabili. Le valutazioni statistiche,  le nuove tecniche di misurazione, il miglioramento  della base dei dati e dei metodi analitici, oltre ad una migliore comprensione delle relazioni tra i diversi fattori, hanno confermato i risultati dei precedenti rapporti. Nel secolo scorso il nostro pianeta  ha subito un riscaldamento di 0,8 °C mentre negli ultimi 100 anni le temperature medie dell’Antartico sono aumentate di circa il doppio rispetto alla media globale. Già dal lontano 1978, l’estensione del ghiaccio artico si è ridotta del 2,7% circa ogni 10 anni.

A fronte di questo riscaldamento l’aria contiene più vapore acqueo e di conseguenza  dagli anni ottanta sono cresciute le quote di vapore acqueo sulla terraferma e sui mari. Sono così aumentate le  precipitazioni nel nord  e nel sud dell’America  , nel nord Europa  e nell’Asia.

Il cambiamento riguarda  anche gli oceani  che hanno assorbito oltre l’ottanta  per cento dell’aumento della temperatura con conseguente innalzamento del livello dei mari tuttora in corso: questo fenomeno favorisce l’aumento degli uragani nel Nord Atlantico e contribuisce alla riduzione delle superfici innevate e ghiacciate dei due emisferi.

Tutti gli scienziati concordano che siano i gas serra la causa del riscaldamento dell’atmosfera pure essendo questi presenti solo in minima parte nell’atmosfera: tra biossido di carbonio (CO2), metano e altri rappresentano solo l’1 % contro il 78% dell’Azoto e il 21% dell’ossigeno. Bisognerebbe quindi ridurre al massimo  questi gas serra ma poiché sono presenti in quasi tutte le attività umane è difficile mettere d’ accordo tutti i paesi a partire da Cina Russia e Stati Uniti, anzi proprio al termine del recentissimo G20 in Argentina il Presidente Trump ha annunciato l’uscita  degli USA dall’accordo di Parigi del 2015  nato  per limitare il riscaldamento globale sotto i 2°C.

Dovremo quindi cominciare ad adottare stili di vita diversi, partendo dal settore alimentare, adottare una agricoltura biologica con la riduzione dei prodotti che arrivano da allevamenti,  rivedere il sistema dei trasporti, studiare energie veramente alternative e realmente sostitutive. Un cambiamento epocale di questa portata potrebbe valere  oltre ventiseimilamiliardi di dollari, generando opportunità di enormi profitti.

Uno studio condotto dalla Global Commission on the Economy and Climate afferma che i sistemi economici chiave per generare valore sono cinque: energia, centri urbani, alimentare e uso del territorio, acqua, industria”. “lo studio ha analizzato il potenziale di una serie di ambiti come le energie rinnovabili e l’introduzione del carbon pricing (una tassa sulla CO2 prodotta) in combinazione con i risparmi derivanti dall’evitare i danni causati dal riscaldamento globale Il report per l’anno 2018 identifica e quantifica le aree in cui affrontare il tema del cambiamento climatico e permette la generazione di valore e un risparmio di denaro.

Le raccomandazioni, basate su studi dettagliati, includono: La creazione di oltre 65 milioni di posti di lavoro (equivalenti all’attuale popolazione della Gran Bretagna) in contesti a basse emissioni entro il 2030. Raccogliere 2.800 miliardi di dollari (pari al PIL indiano) dall’introduzione del carbon pricing.  Evitare migliaia di miliardi in perdite dovute al maltempo: nel 2017 gli Stati Uniti hanno speso 320 miliardi di dollari per le sole spese dovute ai danni causati dalle tempeste.

La Commissione è un’iniziativa lanciata da sette paesi costieri, Colombia, Etiopia, Indonesia, Norvegia, Sud Corea, Svezia e Gran Bretagna, ed è presieduta dall’ex presidente del Messico. Il suo principale progetto è il New climate economy, un think tank con l’obiettivo di fornire una consulenza indipendente ai Paesi che mirano a raggiungere la crescita economica affrontando allo stesso tempo i rischi posti dal riscaldamento globale”.

Immagine: ecocentrica.it

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Articolo pubblicato il 04/12/2018