Global Compact, quell'asse Pd-M5S per farci firmare il patto Onu.

Gentiloni apre ad un accordo con i grillini per fermare la Lega. I malumori dell'area di Fico. E il voto va verso il rinvio.

Il governo si guardi dalle pressioni esterne e dai malumori interni. La massima vale per ogni politico che si aggiri a Palazzo Chigi e dintorni.

Ma ancor più per l'esecutivo gialloverde, che di insistenze dall'Ue ne subisce molte e di gorgoglii addominali nella pancia della maggioranza ne ha parecchi. Soprattutto dal lato grillino.

Pensate al Global Compact. Per mesi nessuno ne ha parlato, il tema era riservato alla grida nel silenzio di Giorgia Meloni e il suo contenuto era sconosciuto ai più. Il patto Onu sui migranti (e sul diritto a migrare) era argomento per pochi eletti, snobbato persino da Salvini (che di solito col tema ci va a nozze). Poi l'accordo-capestro è finito al centro del dibattito politico e un nuovo terremoto ha ripreso a far vacillare le già traballanti fondamenta del rapporto tra grillini e leghisti.

Il ministro dell'Interno non fa che ripetere che "l'alleanza con il M5S terrà anche dopo le europee", ma il Global Compact qualche incertezza l'ha creata eccome. Tanto che nei giorni scorsi "fonti leghiste" avevano sussurrato alle agenzie che "o i grillini si adeguano o casca il governo". Le indiscrezioni non trapelano mai per caso e il messaggio è stato recapitato. Il Movimento l'avrà compreso?

Forse sì, forse no. Inutile dire che la fronda "dura e pura" lavora ai fianchi del governo per provare ad arginare l'onda verde sull'immigrazione. Il dl Sicurezza, dopo proteste più o meno visibili, è stato approvato facendo ingoiare il rospo ai dissdenti. Ma la loro punta di diamante, Roberto Fico, ha preso le distanze ufficialmente dal decreto Salvini per fargli capire che l'ascia di guerra non è stata affatto seppellita.

Il Pd ha fiutato l'affare. Il vecchio sogno di un'alleanza giallo-rossa non è mai venuto meno, soprattutto in certi ambienti piddini. Con Renzi nell'angolo e il gran lavorio per un suo partito alternativo, la strada per un riavvicinamento tra i dem e i grillini (o una parte di loro) potrebbe essere spianata. E quale miglior banco di prova se non l'immigrazione?

Ecco perché stamattina Paolo Gentiloni ha lanciato il sasso senza nascondere la mano, augurandosi la nascita di un "asse" tra dem e pentastellati contro la Lega per far cambiare idea a Conte e spingerlo a partecipare al summit dell'Onu a Marrakech. "Purtroppo l'iter del decreto sicurezza racconta una storia opposta, con il dissenso dei 5 stelle che viene alla fine assorbito e il resto della destra che si accoda alla linea Salvini", stuzzica Gentiloni che sa bene a chi indirizzare il telegramma politico. Per ora l'ala vicina a Fico esclude che il M5s possa smarcarsi dal partito di via Bellerio, ma mai dire mai. Il desiderio c'è.

Il Pd in fondo è tutto schierato a favore del Global Compact e il suo pacchetto di voti arriverebbe compatto. Molti nel M5S vorrebbero firmare a favore, mettendo così in seria difficoltà la maggioranza. Per uscire dall'impasse la soluzione trovata da Di Maio e Salvini sembra quella di rinviare il voto (previsto per il 23 dicembre) a data da destinarsi. Il più lontano possibile.

Anche l'ala movimentista che fa riferimento a Fico è consapevole che se ne parlerà non prima di febbraio. "Si andrà sicuramente verso un rinvio. Sia per scelta politica, sia perché occorrerà discutere di altri provvedimenti", spiega all'Agi un esponente del Movimento che nei giorni scorsi si era schierato a favore del piano Onu.

Il fatto è che la firma dell'Italia al documento potrebbe arrivare anche in un secondo momento, magari mesi dopo la conferenza di Marrakech. Salvini per ora può dormire sogni tranquilli, ma la gatta da pelare tornerà in voga quando un dì il voto verrà calendarizzato alla Camera. Volenti o nolenti, quel giorno arriverà. Per questo la fonte M5S avvisa: "Il tema dei migranti è una sfida globale e l'Italia non può rimanere isolata". Lo scontro è solo rimandato.

ilgiornale.it

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Articolo pubblicato il 04/12/2018