Web tax: ora l’Italia vuole tassare anche Netflix

“Aziende digitali” versus “aziende analogiche”

Se l’Europa rimane ferma in ambito web tax, l’Italia va avanti. A Palazzo Chigi è approdata un’ipotesi di imposta che stima di ricavare 500 milioni di euro con una tassazione al 3% non soltanto per le realtà digitali come Google, ma anche per le piattaforme quali Netflix, Spotify e Amazon Prime, che forniscono contenuti in streaming agli utenti. Secondo un’altra ipotesi raddoppia la tassazione passando dal 3% al 6%, anche se ha sollevato malumori dalla parte a Cinque Stelle del Governo.

Come scrive Il Corriere delle Comunicazioni: la proposta di tassa sui servizi B2C forniti dalle aziende digitali come Netflix fa il paio con l’ipotesi avanzata la scorsa settimana dal Parlamento Ue, che punta ad ampliare il campo di applicazione delle direttive sulla tassazione delle imprese digitali nell’Ue, includendo anche le piattaforme come Netflix. La risoluzione è stata approvata Giovedì scorso nella plenaria a Strasburgo, con 451 voti a favore, 69 contrari e 64 astenuti”.

Secondo uno studio di eMarketer, la pubblicità digitale negli Stati Uniti può la spesa pubblicitaria sui media tradizionali: entro il 2020 i media digitali potrebbero essere quasi il 65% della spesa pubblicitaria media totale negli States. In questo momento in cui l’Unione europea sembra aver smarrito un indirizzo comune,  il lavoro sul riequilibrio delle disparità tra aziende digitali e “analogiche” potrebbe contribuire a delineare una profilo proprio dell’Ue nello scacchiere geopolitico ed economico.

 

L.V.C.

 

(Immagine in copertina tratta da ChimeraRevo)

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Articolo pubblicato il 19/12/2018