L'EDITORIALE DELLA DOMENICA DI CIVICO20NEWS - Sara Garino: Le parole della Politica

Il potere del pensiero nell’azione di modifica della realtà

Che cosa sono le parole?

Sono sovrastrutture, con cui attribuiamo sostanza e valore alle forme della realtà che ci circonda. Esse rappresentano un ponte fra la dimensione soggettiva e quella oggettiva, fra l’interiorità e l’esterno. Quelle più plastiche, immediate e dirette, in poche battute riescono a restituire tutto uno scenario: sia esso il contenuto di un’azione politica, lo spirito di una legge, l’architettura di una nuova teoria scientifica, o financo i sentimenti e le inquietudini dell’animo umano.

Non che le parole possano fisicamente mutare e plasmare la materia, tuttavia è indubbio come esse si affermino in assoluto nel condizionarla, modificando la percezione dell’ambiente che alberga fuori e dentro di noi.

Fra il XVII e il XVIII secolo, i filosofi empiristi inglesi (John Locke, George Berkeley e David Hume) motivavano l’esistenza di un oggetto solo in virtù dell’umana possibilità di coglierlo, in qualche modo, attraverso i sensi. Dunque, in completa antitesi con il concetto metafisico di noumeno, introdotto in antichità da Platone per designare un concetto, una sfumatura di significato coglibile unicamente attraverso l’intelletto.

Anche Arthur Schopenhauer, filosofo tedesco fra i più insigni pensatori del 1800, nel saggio “Il mondo come volontà e rappresentazione” attribuiva al legame fra universo interiore e realtà una chiara origine narrativa. “Il mondo è la mia rappresentazione”, perché ciascuno partecipa a esso applicandovi la propria personale chiave di lettura, il proprio filtro intimo. E “questa è una verità che vale in rapporto a ciascun essere vivente e conoscente”, sebbene soltanto l’Uomo sia in grado d’intuire e sfruttare il potenziale creativo e manipolatorio che questa consapevolezza comporta.

Sentiamo, elaboriamo le informazioni e agiamo di conseguenza, modificando così con il nostro output quell’input (dato dalla realtà concreta, economica, politica o dalla nostra interazione con gli altri individui) che aveva stimolato il ragionamento e le nostre iniziative. Nondimeno, nel farlo, oltre a cambiare l’esterno mutiamo anche noi… e dinamicamente il mondo diviene una proiezione esplicita della nostra attuale visione implicita. Così “il mondo è la mia volontà”, affermazione “che deve apparire molto grave e per ognuno, se non proprio paurosa, almeno meritevole di riflessione”.

Qualcosa di molto simile al “cogito ergo sum” (penso e dunque sono) dell’illuminista Cartesio: aforisma che, a ben guardare, investe tutti noi di una responsabilità e di un potere unici e speciali.

In quanto potenziali fabbri di un reale che muta sotto il chirurgico scalpello dei nostri aneliti (veicolati ed espressi dalle parole), gli esseri umani possono liberare la realtà da tutto quanto è deleterio o superfluo, così come il sommo Michelangelo sosteneva di far semplicemente emergere la statua dal grezzo blocco di marmo che la teneva imprigionata.

Le parole pesano, cambiano, influenzano, e lo sviluppo di tecniche narrative efficaci e coinvolgenti ha effetti sensibili – auspicabilmente migliorativi – sulla materia concreta e umana che costituisce il reale.

Quanto detto nobilita e accresce ancor più l’onere e l’onore dell’arte oratoria per eccellenza: la Politica.

Una Politica che, lontano da algide e distanti stanze dei bottoni ma convintamente in mezzo alla gente e alla concretezza dei suoi problemi, sappia finalmente, con serietà e rigore, parlare per cambiare la realtà.

 

SARA GARINO

Vicedirettore Vicario

CIVICO20NEWS

 

 

 

 

 

(Immagine in copertina tratta da ScribbleLive)

 

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 23/12/2018