Infelicitazioni

"Nihil sub sole novum" nel Duemiladiciannove? Soltanto chiasso? (Parola di CiNico Venti)

Spropositi buonisti: pur considerando – con gran scorno di molti festaioli, almanacchi ed astrologi – che fra una manciata di minuti, dopo un pomeriggio "pallido e assorto" e un tramonto rossastro, lo sperato transito dall'odierna serata del 31 dicembre a domattina, 1° gennaio, ricorrenza di "bella ed amabile illusione" (nelle pensose parole leopardiane), non è che un mero (nero) cronopassaggio o cambio di numero sul calendario, che allegramente ci avvicina all'ineluttabile niente-eterno di fosca memoria poetica, o – per i credenti – all'aldilà d'imperitura beatitudine ovvero punizione, potremmo, però, con una sorta di ottimismo retrospettivo avanzato, immaginare quanto questo diffamato, calunniato 2018 morente sarà poi invece rivalutato, in confronto, al ter/mine mez/za-not/turno del viaggetto lungo 365 giorni del 2019 appena-nato adesso. Come al solito. "Nihil sub sole novum", rammentava Tommaso Campanella col suo motto che echeggia la celebre frase biblica delle Ecclesiaste (I, 10). Non domandiamoci per chi risuoni...

Nella nostra attuale società "qui tombe et qui, au fur et à mesure de sa chute, se répète sans cesse, pour se rassurer, “jusqu’ici tout va bien… jusqu’ici tout va bien… jusqu’ici tout va bien...” (Hubert in La Haine, 1995, film di Mathieu Kassovitz), emula della madama marchesa, e che così si sforza d'incoraggiarsi mentre precipita a-rot/ta-di-col/lo e sta per spiaccicarsi al suolo d'un Pianeta forse irrimediabilmente contaminato, lo scrivente si sente di esprimere, ad ogni modo, i migliori auguroni e scongiuri apotropaici – tièh! – agli shakespeariani "fortunati pochi" (Enrico V, IV, III) lettori-internauti, sulle soglie degli erculei colossali cenoni, brindisi, trenini e trombette d'affollati svolazzanti battaglieri veglioni sansilvestrili ad Azincourt, perepepè! Roba mai vista, manco alle Porte di Tannhäuser o al largo dei Bastioni di Orione (in Blade Runner, 1982, di Ridley Scott). Da perdercisi, peggio che piagnucolose lacrimucce nella pioggerella.

Nel contempo, alcuni soffrono in silenzio; aspettano che il chiassoso parossismo si dissipi, che si concluda tale ciadèl (Much Ado about Nothing). Altri, quali cerberi danteschi, caninamente latrano a-squar/cia-go/la o ululano ai bengala sbottanti.

(Ma ecco, è già giunta l'ora fatidica, scatta l'ineludibile momento del conto-alla-rovescia: dieci, nove, otto... sei, cinque... tre, dueee...)

A voi, a loro, a quelli affetti dalla leggiadra sindrome intitolata allo pseudonimo del romanziere francese, la dedica del "certosino parmense" Stendhal:

To the Happy Few.

(... zzzero! Finedanno.)

 

Parol(acci)a citante di

CiNico Venti

(gufante civettuolo barbagianni non allocco

latore di pessime nuove)

 

CiNico Venti © CIVICO20NEWS / grafica Èlater

 

 

Nell'immagine sotto il titolo dell'articolo, ad illustrazione del testo

veduta del chiostro della Certosa di San Girolamo in Parma

foto © aut./ParmaPress24/FAI

 

 

 

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Articolo pubblicato il 31/12/2018