Politica, industria e finanza, gli alleati di Macron in Italia.

Mario Monti, Pier Carlo Padoan, Matteo Renzi, Paolo Gentiloni, la Comunità di Sant’Egidio ….

Fra Italia e Francia non corre certo buon sangue. E lo scontro fra governo italiano ed Emmanuel Macron si fa ogni giorno più acceso. Lega e Movimento 5 Stelle, dall’inizio del loro mandato per governo il Paese, hanno irrigidito le relazioni con Parigi. Migranti, Unione europea, Libia, Difesa, commercio, politica interna, adesso anche Fincantieri per Saint-Nazaire: non esiste un dossier, fra quelli più importanti, in cui Italia e Francia hanno interesse convergenti. 

 

Lo scontro fra Macron e il governo italiano

Le divergenze fra Parigi e Roma, strategicamente divise dal fatto che competono in mercati e settori del mondo identici, si sono acuite nel corso degli ultimi mesi anche per motivi ideologici. Macron fa parte di quel mondo che la maggioranza di governo in Italia contrasta. Ed è lui l’obiettivo non solo della politica dell’esecutivo, ma anche della campagna degli stessi partiti che lo compongono.

 

Matteo Salvini ha ingaggiato con il presidente francese una sfida continua su diversi fronti, e lo dimostrano anche le recenti parole di Viktor Orban sulla formazione di un asse anti Macron che coinvolga tutto il fronte sovranista dal Ppe alla destra. Luigi Di Maio, dal canto suo, ha provato a colpire l’Eliseo paventando una possibile alleanza con i gilet gialli. Ma l’assist al movimento di protesta francese sembra per ora non avere avuto buon esito. Almeno stando alle dichiarazioni di Eric Drouet, uno dei leader del movimento.

 

Ed è proprio da questa iniziativa pentastellata verso Parigi che si può partire per analizzare l’altra metà del mondo italiano: chi è con Emmanuel Macron. Perché se è vero che la maggioranza di governo ha una posizione nettamente contraria all’attuale presidente francese, fra chi sostiene apertamente i gilet gialli e chi Marine Le Pen, dall’altro lato il capo dell’Eliseo non è solo in Italia: qui ha i suoi alleati e lo dimostrano anche le proteste contro l’apertura del governo alle manifestazioni francese di questi mesi.

 

Non appena da Parigi, attraverso Marlene Schiappa, sono arrivati sospetti su un presunto finanziamento e sostengo di potenze straniere (fra cui l’Italia) ai gilet gialli, il Partito democratico ha presentato un’interrogazione parlamentare, per chiedere se dietro vi fossero proprio Lega e Movimento 5 Stelle. Come riporta Lettera43, la richiesta democratica è stata questa: “Dopo la denuncia della ministra Marlène Schiappa urge una immediata verifica. Sostenere anche economicamente un movimento che si contraddistingue in questa fase anche per la violenza che usa e che opera in un Paese vicino e amico sarebbe di una gravità inaudita”.

 

Industria, finanza e politica: gli amici di Macron

Un sostegno a Macron dalle opposizioni in un momento in cui l’Italia appare nettamente uno degli obiettivi della politica estera francese. Ma che non deve sorprendere, dal momento che al netto dello scontro politico fra Roma e Parigi, i rapporti tra Francia e Italia sono molto profondi, specialmente in ambito economico e finanziario. Ma questo tipo di rapporti non può ovviamente non diventare politico.

 

Basta partire da una premessa fondamentale per comprendere il ruolo della Francia in Italia: le decine di acquisizioni di grandi aziende italiane da parte dei francesi. Un numero molto alto, che trova il suo picco proprio nella grande crisi economica e finanziaria che ha colpito l’Unione europea, e in particolare i Paesi del Mediterraneo. È in questo periodo che i colossi francesi cominciano a prendere possesso di molti competitor italiani.

 

È quella fase che Roberto Napoletano descrive nel suo “Il Cigno Nero e il Cavaliere Bianco” come “un programma economico-militare di sudditanza, esattamente come avvenne ai tempi di Napoleone I che si fece eleggere presidente della Repubblica Italiana da lui inventata. Potremmo definirla la nuova campagna di annessione economica dell’Italia”.

 

In questo vortice di acquisizioni e ingresso dei francesi nelle grandi aziende italiane, di fatto si crea il tessuto sociale, industriale, e quindi politico, per costruire legami sempre più stretti fra l’establishment italiano e quello d’Oltralpe. Grandi marchi, banche, industrie, telecomunicazioni: le mani di Parigi si introducono in tutta Italia. E così, proprio mentre la Francia si prendeva l’Italia, Macron diventava ministro dell’Economia, trasformando i suoi legami con l’Italia da privati a pubblici. E anche in politica.

 

In questo modo, i legami fra Macron, grandi industriali italiani e manager francesi iniziano a farsi sempre più forti. E questo sistema è lo stesso che ha forti connessioni nella politica italiana a quel tempo al governo. Come scriveva Milano Finanza, uno dei legami più forti è quello fra Macron e Enrico Letta. “Il rapporto tra Macron e l’ex premier italiano è solido e fa perno sul ruolo che lo stesso Letta (insignito nel marzo 2006 dell’onorificenza di Commendatore di Francia da Hollande), ha nel mondo accademico (è professore a Parigi a Sciences-Po, Institut d’Etudes politiques de Paris) e culturale francese (presiede il think tank Jacques Delors Institut).

 

Sempre in ambito politico-accademico, un’altra figura ascoltata da Macron è Mario Monti, conosciuto in Bruegel, il comitato di analisi delle politiche economiche, nato a Bruxelles nel 2005 e che ha avuto nell’ex premier e commissario europeo il primo presidente”. E proprio tramite Bruegel, si avvia il contatto con George Soros.

Il legame si rafforza con il mandato da ministro. In quel periodo, Macron consolida l’asse con Pier Carlo Padoan e Matteo Renzi, ma non va dimenticato anche il rapporti con Paolo Gentiloni.

 

Tutti uniti da amici comuni, interessi comuni e partiti comuni. Sono loro a formare la prima linea degli alleati di Macron nel Belpaese.

 

Il legame con Sant’Egidio.

Ma la Francia può contare anche su altri alleati. E lo hanno dimostrato anche le notizie, proprio prima della Conferenza di Palermo sulla Libia, dell’incontro organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio nel Fezzan, a Ghat, proprio sul futuro del Paese nordafricano. Una decisione che provocò l’irritazione del governo di Tripoli ma che è sembrata come un vero e proprio “fuoco amico” contro la strategia italiana in Libia.

 

E anche in quell’occasione, proprio perché nel Fezzan c’è uno scontro tra Francia e Italia, il mirino venne puntato su Parigi, dove la Comunità di Sant’Egidio ha parecchi amici. Non a caso, il 26 giugno 2018, durante il suo viaggio a Roma Macron ha incontrato una delegazione della comunità nell’ambasciata di Francia. Altro segnale del legame fra una parte (molto rilevante) del mondo cattolico e l’Eliseo.

 

occhidellaguerra.it

 

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Articolo pubblicato il 12/01/2019