"L'Italia dei sì" può cambiare la politica.

Alcune considerazioni sul civismo sviluppista di produttori e territori, all'indomani del flashmob di piazza Castello.

Con il consueto rigore e la sempre apprezzabile capacità di contestualizzazione politica, Francesco Rossa ha offerto ai lettori di "Civico 20" una cronaca puntuale del flashmob pro Tav di Sabato in Piazza Castello, secondo grande raduno "senza bandiere" dei sostenitori della Torino-Lione. All'acuto racconto dei fatti (e della cornice nella quale si sono sviluppati) ci permettiamo di accostare alcune considerazioni, a ciò dedicando l'odierna puntata della rubrica.
 
Con meno obiettività e assai meno volontà di cogliere le sfumature rispetto al nostro Rossa, Marco Travaglio ha dedicato l'editoriale de "Il Fatto" di ieri a una stroncatura totale della manifestazione e dell'ampio arco di forze che l'hanno voluta/sostenuta. Per l'aedo del giustizialismo, "quella che i giornaloni chiamano comicamente ‘Onda Arancione’ era un po’ meno folta gente dell’altra volta (...) Forse qualcuno s’è stufato di farsi strumentalizzare da un sedicente ‘movimento spontaneo’ che in realtà è il paravento piuttosto spintaneo dei soliti, vecchi, marci poteri torinesi e nazionali”. Poteri tutti alleati nella trasversale ammucchiata del "cambianiente", in cui cercano d'inglobare una Lega già propensa a cedere alle lusinghe.
 
Una simile descrizione ci pare non colga i reali elementi di novità di quello che è, certo non solo ma soprattutto, il conquistare centralità politica da parte di un civismo dei produttori (associazioni imprenditoriali e sindacati insieme) e dei territori (gli amministratori locali sono stati davvero tra i protagonisti, Sabato).
 
Questo ci sembra il punto, oltre all'oggetto infrastrutturale del contendere: l'emergere di una soggettività nuova, fatta di una rinnovata incidenza dei "corpi intermedi", capace d'interloquire con la politica istituzionale impedendole di rinchiudersi in un'impermeabile autoreferenzialità (rischio che una certa retorica sovranista indubbiamente porta con sé).
 
"L'Italia del sì", di cui il mondo del lavoro e dell'intrapresa è parte qualificante, è vero motore di cambiamento. Le forze politiche non debbono fuggirlo, piuttosto saperci dare risposta.
 
Marco Margrita
 
(Immagine in copertina tratta da La Presse)

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Articolo pubblicato il 14/01/2019