“La preghiera di Bruno”

Una lirica per la memoria.

Quasi ripercorrendo le orme di Charles Dickens, Luca Stecchi (Poeta e Scrittore, nonché Presidente dell’Associazione Culturale Fucina Territoriale Biellese) si abbandona a una veglia di Natale satura di sogni. E proprio nella notte fra il 24 e il 25 Dicembre 2018, vede la luce il toccante componimento intitolato “La preghiera di Bruno”, rivolto alla memoria del Nonno deportato a Dachau.

Attraverso la lirica, oltre ai versi sgorgano anche i ricordi dell’infanzia, quando il Poeta già percepiva tutta la soffocata amarezza di una tragedia difficile da raccontare. Dolore uguale e complementare a quello di una Madre, la quale rimprovera al Cielo di averle donato un figlio sano, in grado di sopportare la terribile cavalcata del treno verso un campo…, di spine… e non di fiori.

Esattamente come narrato nel celebre “Canto di Natale”, ci auguriamo che la consapevolezza del Passato aiuti a fortificare un Presente di serenità e buoni propositi, ponendo di concerto le basi per un Futuro maggiormente etereo e leggero. Un messaggio indubbiamente delicato e volitivo al contempo, specie in questi giorni che precedono la Giornata della Memoria.

La lirica, resa nota anche alla Senatrice a vita Liliana Segre, è stata declamata nel Biellese da Manuela Tamietti, ottenendo a livello nazionale il doppiaggio di Danja Cericola. È inoltre in programma la realizzazione di un video, animato dalla cantante biellese Barbara Capizzi e dai Maestri Davide Retegno e Alessandro Barbi.

Per continuare a non dimenticare…

 

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“La preghiera di Bruno”
(dedicato a Sollazzo  Antonio Bruno, sopravvissuto al campo di prigionia di Dachau)

 

Chiuso in questo corpo,
vedo la mia vanità svanire…
Umiliato e deriso da questo sciocco mondo,
sono nudo, non ho più nulla a cui aggrapparmi.

Nel menefreghismo che imperversa,
faccio la mia preghiera a questo tempo e
a voi tutti, attori inconsapevoli di questo gioco.

Una notte buia,
fatta di ansia e di timore…
Una maledetta notte in cui,
una madre benedice Dio per la malattia di suo figlio.
Un figlio storpio che non rischia di essere portato via.

Litiga con il Cielo per la mia salute,
perché sono sano e sono forte e adesso mi hanno preso,
fatto salire su questo carro che vola nei binari della Storia,
giocando con la memoria degli uomini che spesso è così flebile…

Adesso sono qui su questo treno,
immerso in un odore nauseabondo di piscio e vomito
un Oceano di silenzio mi accompagna,
rotto solo da un flebile fruscio… L’aria che passa attraverso le fessure delle tavole
che tengono insieme il  vagone in cui sono prigioniero.

La debole carezza di questo filo d’aria, mi accompagna e mi avvolge.
Non saprei dire se è frutto di vanità umana o
solo di sogni loquaci di un bimbo,
tuttavia la mia mente vola,
il mio spirito è lontano  prende vita propria…
sto vagando per i campi circondato da fiori…

Gli steli sembrano morbide palline e il mio giocare ne disperde i petali.
Siamo un vapore!!!
Così come lo è il fumo denso di questa locomotiva...

Ti prego mio Dio, non fermare questo treno, lascia che il nostro dolore sia di esempio, perché non capiti più.

Sono vapore… ma presto saprò essere vita!!

 

Luca Stecchi
(Dicembre 2018)

 

(Immagine in copertina mutuata da Skuola.net)

 

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Articolo pubblicato il 23/01/2019