Quarta rivoluzione industriale: spazio solo per il 25% dei lavoratori.

Come e quanto l’automazione trasformerà imprese e società.

Secondo uno studio del World Economic Forum, la quarta rivoluzione industriale, caratterizzata dall’intelligenza artificiale, per la sola economia degli Stati Uniti avrà un costo di 34 miliardi di dollari. La maggior parte (l’86%) sarà a carico delle finanze pubbliche e saranno circa 1,4 milioni i lavoratori degli States che dovranno aggiornare le competenze per ricoprire nuove mansioni. Come scrive Il Corriere delle Comunicazioni: “il settore privato riuscirà a riqualificare in modo redditizio solo 350.000 lavoratori (il 25%) tra quelli a rischio disoccupazione”. In un altro studio del 2018 il Wef ha calcolato “che 75 milioni di persone potrebbero perdere il lavoro ma anche che esiste l’opportunità di creare fino a 133 milioni di posti”. Resta comunque “una fetta di lavoratori americani a rischio disoccupazione a causa della quarta rivoluzione industriale – circa il 18% del totale o 252.000 persone – che non potranno essere riqualificati da imprese o Governo per i costi troppo elevati”.

L’automazione incombente, negli scenari tratteggiati, non sembra lasciare spazio a fantasie di sorta: non si può evitare l’impatto sull’occupazione, lo si può soltanto ridurre. Se la questione sono le competenze, allora i governi dell’Italia e degli altri stati europei, oltre all’Unione stessa, dovrebbero porsi il problema, per non rimanere impreparati. Salvo che la quarta rivoluzione industriale ha tutta l’aria di un passaggio epocale, perché ridisegnerà il concetto di lavoro e avrà quindi anche dei risvolti antropologici.

 

L.V.C.

 

(Immagine di copertina tratta da Avvenimenti e commenti - Altervista)

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 25/01/2019