Web tax: dall’Ocse, realtà forse nel 2020.

Ok da Stati Uniti, Cina e India.

Improvvisamente soffia un vento diverso sulla web tax, perlomeno a livello mondiale, non di certo nell’Unione europea. Stando alle ultime notizie, la tassa, che andrebbe a interessare i profitti e ricavi delle grandi aziende della Rete, potrebbe diventare realtà già nel 2020.

La questione principale è sempre stata come stabilire dove sia avvenuto il profitto di un’azienda che vende un servizio immateriale. L’identificazione e la localizzazione degli utenti che usano i Google, Apple, Facebook e Amazon saranno i criteri che peseranno di più al momento di stabilire la collocazione della sede ufficiale. È in linea di massima l’accordo che è stato di recente trovato all’Ocse e che sarà esteso anche ai Paesi che non vi aderiscono, ma che rappresentano il 90% dell’economia globale.

Se il G20 dovesse approvare la misura fiscale, quest’ultima andrebbe a sostituire le web tax dai singoli Paesi. Importante da sottolineare quanto riferito da Pascal Saint-Amans, alla guida del centro di politica fiscale dell’organizzazione: “l’accordo ha avuto il beneplacito di Paesi come la Cina, l’India e gli Stati Uniti”.

Intanto l’Unione si sta ancora districando nella possibilità di eliminare il potere di veto da parte dei governi dell’Unione sulle iniziative comunitarie di natura fiscale.

 

L.V.C.

 

(Immagine in copertina tratta da L’Agenzia di Viaggi)

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Articolo pubblicato il 01/02/2019