Torino. “Il Furibondo” I trii del giovane Beethoven al salone d’Onore di Palazzo Barolo

Quinto concerto della tredicesima edizione di Regie Sinfonie, la stagione di musica antica e barocca organizzata dai Musici di Santa Pelagia,

Con l’ensemble ”Il Furibondo”, sabato 16 febbraio 2019, Regie Sinfonie prosegue a Palazzo Barolo, Via delle Orfane 7, la sua esplorazione del repertorio cameristico, con un concerto di grande interesse, che vedrà protagonista l’ensemble Il Furibondo, un trio di strumenti originali formato dalla violinista Liana Mosca, dal violista Gianni De Rosa e dal violoncellista Marcello Scandelli, che sta portando avanti da diversi anni una proficua ricerca nel repertorio barocco e classico, cercando di individuare i rapporti e le eredità stilistiche che hanno unito compositori di generazioni diverse.

Questo fatto appare molto evidente nel programma proposto, che comprende due dei tre Trii per archi op. 9 di Ludwig van Beethoven, compositore che diede un contributo determinante all’affermazione del Romanticismo, ma che nella prima fase della sua parabola creativa rimase ancora legato agli stilemi del Classicismo viennese portati a perfezione da Haydn e Mozart.

Queste opere sono infatti pervase da un’atmosfera gradevolmente salottiera, che si adatta a meraviglia con l’ambiente intimo di Palazzo Barolo, con una suggestiva incursione nel Trio in do minore nell’atmosfera mossa e inquieta del Primo Romanticismo.

 

Programma della serata

LUDWIG VAN BEETHOVEN

trii per archi op. 9

Ludwig van Beethoven (1770-1827)

Trio in sol maggiore per violino, viola e violoncello op. 9 n. 1

Adagio, Allegro con brio – Adagio ma non tanto e cantabile – Scherzo: Allegro - Presto

Trio in do minore per violino, viola e violoncello op. 9 n. 3

Allegro con spirito – Adagio con espressione – Scherzo: Allegro molto e vivace – Finale: Presto

 

Trio Il Furibondo

Liana Mosca, violino

Gianni De Rosa, viola

   Maurizio Scandelli, violoncello

Il prezzo dei biglietti è di 10 euro (ridotti 6 euro). Per ulteriori informazioni, si può inviare una mail all’indirizzo info@musicidisantapelagia.com.

Nota di sala

«Avete molto talento e ne acquisirete ancora di più, enormemente di più. Avete un’abbondanza inesauribile d’ispirazione, avete pensieri che nessuno ha ancora avuto, non sacrificherete mai il vostro pensiero a una norma tirannica, ma sottoporrete ogni regola alla vostra immaginazione: voi mi avete dato l’impressione di essere un uomo con molte teste, molti cuori e molte anime».

 

A giudicare da questa frase, pronunciata probabilmente nel 1793, Franz Joseph Haydn doveva nutrire una profonda stima per Beethoven, pianista e compositore allora ventitreenne, sbarcato da un anno a Vienna per perfezionarsi con il grande maestro di Rohrau e cercare di ritagliarsi un posto di spicco nella capitale della musica europea.

A Bonn, la cittadina in cui aveva visto la luce nel 1770, Beethoven non aveva più nessuno, salvo due fratelli che gli procureranno per tutta la sua esistenza più amarezze che gioie, e la tragica scomparsa della madre prima e del padre per alcolismo poi erano state fonte di un dolore mai elaborato del tutto, che si era andato a sommare a un carattere tutt’altro che facile, che gli aveva fatto appioppare da Haydn il soprannome non proprio lusinghiero di Gran Mogol.

 

Una persona ombrosa ed eccentrica come il giovane Beethoven non sarebbe mai stata ammessa nei raffinati salotti nobiliari di Vienna, ma questo goffo provinciale aveva un talento così brillante e ricco di spunti innovativi da spingere gli aristocratici della capitale a perdonargli ogni stranezza e i frequenti cambiamenti d’umore. In questi anni Beethoven si dedicò soprattutto al repertorio cameristico, con la feroce determinazione di affermarsi come compositore e concertista free lance, una carriera che era stata accarezzata prima di lui da parecchi altri musicisti, compreso il da poco scomparso Mozart.

 

A questo scopo, oltre alle prime sonate per pianoforte, Beethoven volse la sua attenzione con una certa assiduità il trio, un genere che aveva il duplice pregio di poter essere eseguito agevolmente nei salotti nobiliari e di avere un notevole mercato tra i numerosi musicisti dilettanti presenti a Vienna.

 

Per ottenere il successo sperato, queste opere dovevano avere una gradevole melodiosità – “alla Mozart”, per intenderci – e una scrittura non troppo complessa, per favorirne al massimo la diffusione anche tra chi non poteva contare su una tecnica irreprensibile. Questi requisiti avevano portato negli ultime tre decenni del XVIII secolo alla composizione di un gran numero di brani cameristici tanto piacevoli all’ascolto quanto inconsistenti e superficiali nei contenuti, che possiamo ritenere tra i prodotti meno felici del Classicismo viennese.

Nel 1797 Beethoven iniziò a scrivere una nuova raccolta di trii per violino, viola e violoncello, con l’obiettivo di consolidare la fama che gli stava procurando un numero sempre maggiore di nobili – e ricchi – protettori e committenti.

 

Contrariamente alla prassi settecentesca, Beethoven non si limitò però a comporre tre opere di gradevole ascolto, ma diede a ognuna un carattere – si potrebbe addirittura dire un’anima – propria, la prima pervasa da una loquace espansività, la seconda da una serenità distesa e ottimista e la terza – in do minore – da un taglio decisamente drammatico, nel quale possiamo riconoscere in nuce una prefigurazione dei monumentali capolavori della piena maturità.

Alla fine il compositore fu molto soddisfatto di questi trii, come si evince dalla dedica in francese riportata nel frontespizio, nella quale offrì “la mia opera migliore” a quello che definì “il più grande mecenate della mia musa”, il conte Johann Georg von Browne, che per le sonate per pianoforte dedicate a sua moglie Anne Margarethe, pianista dalla tecnica evidentemente più che valida, gli aveva donato addirittura un cavallo.

 

Dopo una breve introduzione lenta, l’Allegro con brio che apre il Trio in sol maggiore presenta una inconsueta ricchezza tematica, che sembra puntare verso quel dilatamento della forma-sonata che avrebbe caratterizzato le opere della maturità beethoveniana.

Il successivo Adagio ma non tanto è invece pervaso da una delicata cantabilità, che viene interrotta a tratti da sezioni in forma di recitativo del violino, con una ambivalenza ritmica che conferisce un notevole spessore al movimento. Nello Scherzo si può riconoscere qualche suggestione mozartiana nella ricchezza di modulazioni, mentre il Presto conclusivo sfoggia spunti freschi e luminosi e si conclude con una incontenibile vitalità.

 

Rispetto agli altri due lavori dell’op. 9, il Trio in do minore sembra quello più pregevole sotto l’aspetto artistico, grazie a una scrittura che pone i tre strumenti sostanzialmente sullo stesso piano e a contenuti particolarmente intensi, nei quali si può ravvisare quell’eroismo impavido e scevro di retorica che ha reso famoso il suo autore anche tra chi non frequenta abitualmente le sale da concerto.

Chi ascoltò questo trio non poté non rendersi conto che Beethoven avrebbe scritto un nuovo capitolo della storia della musica, espressione di un mondo che stava per cambiare per sempre grazie alla ormai imminente epopea napoleonica e alla piena affermazione della sensibilità romantica.

 

Liana Mosca

Liana Mosca inizia lo studio del violino con Lee Robert Mosca presso il Suzuki Talent Center di Torino. Si diploma nel 1988 al Conservatorio “G. Verdi” di Milano con il M° Osvaldo Scilla e nel 1993 ottiene il Konzert-Diplome alla Musik Akademie Basel perfezionandosi con il M° Schneeberger.

Consegue il Certificato A presso l'European Suzuki Association e nel 2001 il Diploma di Kammermusik presso il Conservatorio di Vienna come allieva dell'"Altenberg Trio". Comincia l’attività concertistica con la "Gustav Mahler Jugend Orchester" e la "European Union Youth Orchestra", dirette dal M° Claudio Abbado.

Dal 1993 al 1995 è membro della "Deutsche Kammerakademie" diretta dal M° J. Goritzky. Dal 1996 al 2003 collabora con l'Orchestre de Chambre de Geneve e Camerata Basel. Nel 1998 inizia la collaborazione con “Il Giardino Armonico”, diretto dal M° Giovanni Antonini. Attività che continua con passione tutt'oggi, con esibizioni e tournée in tutto il mondo. Negli ultimi anni si è esibita con i "Swiss Baroque Soloists", "Kammerorchesterbasel" e l’"Ensemble Baroque de Limoges".

Dal 2010 con l'Ensemble Claudiana diretto da Luca Pianca partecipa all'esecuzione dell’integrale delle “Cantate” di J.S. Bach presso la Wienerkonzerthaus. Si esibisce stabilmente in duo con il pianista Pierre Goy. Il progetto nasce da una ricerca del musicologo Hervé Audéon sullo studio del repertorio sonatistico per fortepiano e violino.

Con questa formazione vengono realizzate le registrazioni delle "Sonate op. 5 e op. 7" di J. Ladurner per Lyrinx oltre alle "6 Sonate op. 5" di L. Boccherini per Stradivarius, entrambe in prossima uscita. Ha partecipato a numerose registrazioni discografiche come membro de "Il Giardino Armonico" per Decca, Naïve e Alpha. Con l'“Ensemble Baroque de Limoges” ha inciso musiche di J.F. Bohely e di J. Haydn, e in formazioni variabili (con violino e viola d’amore) in collaborazione con il "Quartetto Mosaiques". Per Stradivarius ha inciso “Sonate, Duetti e Trii op. III/IV” di G. Pugnani; “Sonate per 2 vl e b.c. di Bassani, Bononcini, Marini, Stradella, Cazzati, Legrenzi, ecc.”, e recentemente due volumi dedicati alle "Sonate per violino op. 4" di F.S. Geminiani. Ha all’attivo altre registrazioni per Arcana e Accent


Dal 2011 è membro del trio d'archi "Il Furibondo". Come docente ha insegnato violino barocco e musica d'insieme presso il Conservatorio "G. Verdi" di Torino. Attualmente svolge attività didattica presso l'Accademia Suzuki di Torino e a Cittadellarte - Fondazione Pistoletto a Biella. È Teacher Trainer presso l'Istituto Suzuki Italiano, dove tiene corsi annuali di formazione per gli insegnanti.

 

Gianni De Rosa

Si diploma in viola a pieni voti sotto la guida del M° Angelo Bartoletti presso il Conservatorio di Musica “G. Verdi” di Milano, dove segue anche gli studi di composizione con il M° Ivan Fedele. In seguito si perfeziona con il M° Armando Burattin, il M° Danilo Rossi e il M° Wolfram Christ.

Nel 1992 vince una borsa di studio e consegue il diploma per il "Corso musicale europeo di alto perfezionamento in prassi esecutiva antica" di Valdagno. Nel 1993 entra a far parte dell’Orchestra Sinfonica di Milano “G. Verdi” dove ricopre il ruolo di prima viola dalla stagione 1994-1995 fino a luglio 1999 esibendosi in Italia e all’estero con direttori e solisti tra i più famosi del panorama internazionale: Riccardo Muti, George Prêtre, Carlo Maria Giulini, Riccardo Chailly.

Ha collaborato inoltre con la "Mahler Chamber Orchestra" e di recente con l’Orchestra Sinfonica della RAI di Torino.


Si esibisce abitualmente in formazioni cameristiche con un repertorio che spazia dal periodo classico alla musica del Novecento, d’avanguardia e contemporanea ("Ensemble Nuove Sincronie", "Divertimento Ensemble"). Tuttora collabora con “Le Concert des Nations”, orchestra diretta da Jordi Savall. Dopo il debutto nel 1991 con questa formazione ha partecipato a tournée in Europa, Stati Uniti, Sud America e Asia esibendosi anche come prima viola e solista nell'integrale dei "6 Concerti Brandeburghesi" di J.S. Bach in sedi prestigiose quali l'Auditori di Barcellona, l'Auditorio Nacional de Madrid, per il Teatro "Valli" di Reggio Emilia, per la Società del Quartetto di Milano, per gli Amici della Musica di Vicenza, per la IUC di Roma.

 

Come prima viola e solista si è esibito in tournée internazionali in Europa, Australia, Nuova Zelanda, Malesia, Cina e Corea con ensemble quali “Accademia Bizantina”, diretta da Ottavio Dantone; “Ensemble Zefiro”, diretto da Alfredo Bernardini; “I Barocchisti”, diretti da Diego Fasolis; “La Risonanza”, diretta da Fabio Bonizzoni; “Europa Galante”, diretta da Fabio Biondi e “Il Giardino Armonico”, diretto da Giovanni Antonini.
Nel 2011 insieme a Liana Mosca e Marcello Scandelli fonda il trio d'archi su strumenti d'epoca "Il Furibondo". La prima incisione discografica, Mozart/Bach, Preludes and Fugues K.404a, è stata insignita di numerosi premi da riviste specializzate come "Musica", "Classic Voice" e "Suonare News".

 

Oltre che per Astrée Auvidis e Aliavox ha all’attivo numerose registrazioni per Decca, Naïve, Opus 111, Glossa, Arts, Chandos, Stradivarius e RTSI multimedia. Attualmente è docente di viola e viola barocca presso la Civica Scuola di Musica “Claudio Abbado” di Milano.

 

Marcello Scandelli

Cresciuto in una famiglia di musicisti, studia al Conservatorio "G. Verdi" di Milano con Giuseppe Lafranchini primo violoncello del Teatro alla Scala. Prosegue gli studi con P. Tortelier, G. Eckard e il Trio di Trieste con il quale consegue una borsa di studio e Diploma di Merito all'Accademia Chigiana, e borsa di studio alla Scuola di Fiesole come miglior allievo della classe di musica da camera.

È primo violoncello dell'orchestra da camera Milano Classica con cui si esibisce anche come concertatore e solista. Ha collaborato in questa veste con artisti quali F. Gulli, A. Carfi, M. Fornaciari, F. Biondi, S. Montanari, O. Dantone, S. Kuijken, E. Gatti. Collabora attualmente come primo violoncello con "Il Giardino Armonico", "Archipelago", "Accademia della Magnifica Comunità", "Camerata Anxanum", "Festa Rustica", "Il Falcone", "Accademia degli Invaghiti", "Il canto di Orfeo", "Accademia I Filarmonici", "Dolce e Tempesta", "Musica Laudantes", "L'Aura Soave", "Ensemble Merano Baroque", "Il Complesso Barocco", "Brixia Musicalis", "Ensemble Granville", "La Venexiana" , "I Virtuosi delle Muse", "Accademia Barocca Italiana", "Ensemble baroque de Nice" e "Il Divino Sospiro". Ha al suo attivo numerosi concerti in Europa, Sud America e Stati Uniti.

È cofondatore insieme al violinista Enrico Casazza de “La Follia Barocca”. Nel 1996 fonda l'ensemble "Il Furibondo", gruppo strumentale che gli permette di affrontare con estrema duttilità repertori che vanno dalla canzona seicentesca al concerto, dal ricercare alla cantata sacra e profana, dalla danza rinascimentale alle sonate del'700. Da questo progetto insieme a Liana Mosca e Gianni de Rosa fonda nel 2011 il trio d'archi su strumenti d'epoca "Il Furibondo".

Recentemente ha pubblicato per Stradivarius il CD "Viaggio a Napoli" con musiche di Leo, Durante e Fiorenza nella veste di concertatore e solista. L'incisione è stata premiata dalla rivista "Musica" con cinque stelle. Nella recensione Carlo Vitali scrive: "La maiuscola interpretazione del violoncello solo Marcello Scandelli, maestro del cantabile spiegato, è sostenuta dall'Orchestra Milano Classica: etichetta forse eccessiva per una pregevole dozzina di strumenti originali fra archi e continuo, ma che riesce a restituirci un'avvincente immagine di quel trapasso fra due epoche. Con umori di ruminazione melanconica, con grazia mescolata ad un grano di elegante follia [...]" Molto attivo nel campo discografico, ha inciso per Decca, Harmonia Mundi, Fonè, Agorà, Nuova Era, Tactus, Bongiovanni, Dynamic, Brilliant, Avie, Velut Luna, Fonit Cetra e Stradivarius.

Come docente di violoncello barocco nel settembre 2004 partecipa ai corsi internazionali di musica antica per "Nervi musei in musica", affiancando docenti come Bob Van Asperen, Monica Huggett, Vittorio Ghielmi.

 

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Articolo pubblicato il 12/02/2019