Non cascateci: la crisi tra Lega e Cinque Stelle è più finta di un incontro di wrestling.

I 5S devono frenare l’emorragia di consensi verso la Lega. Il Carroccio non vuole più Berlusconi. Mattarella non scioglierà mai le Camere in anticipo. Dopo le europee, andrà tutto a posto.

È una messa in scena per recuperare consensi o è il preludio di un ritorno anticipato alle urne? Nella prima domenica di un febbraio caldo per quanto concerne alle cose delle politiche i commentatori, gli analisti e gli studiosi dei gialli e dei verdi si domandano se lo scontro tra Salvini e il duo DiMaioDibba sia più un gioco per confondere le acque o si tratti di vera e propria una crisi di governo.

 

Dall’esterno sembrerebbe un incontro di pugilato all’ultimo gancio. Salvini contro Di Maio. Salvini contro Dibba. E poi ancora Dibba contro Salvini. Con tanto di gancio ricordandogli di essere stato un alleato, anzi l’alleato, dell’innominabile Silvio Berlusconi.

 

In realtà, negli spogliatoi lo scontro si trasforma in una pacca sulla spalla. Ed è tutto un Matteo di qua, un Luigi di là, quasi a voler somigliare a due fidanzatini che si fanno i dispetti perché l’amore è litigarello. E allora trattasi di vera e propria messa in scena. Il leader del Carroccio, ad esempio, arriva prima e meglio su tutto.

 

Da quando è nato l’esecutivo gialloverde, che forse presto diventerà verdegiallo, la sua Lega ha raddoppiato la sua percentuale. In sostanza, lui, Salvini, avrebbe tutto l’interesse a tornare alle urne e a sbarazzarsi degli “incompetenti” a cinque stelle. Eppure, nonostante abbia il vento in poppa sa benissimo che l’inquilino del Colle non ha nessuna intenzione di sciogliere le Camere. Semmai Mattarella se sarà crisi, tirerà fuori dal cassetto una lista di un esecutivo tecnico già concordata con Bruxelles e con la Bce.

 

Altro elemento: a via Bellerio tutti nessuno escluso non ne vogliono più sapere di Berlusconi. Non a caso qualche giorno fa, a palazzo Madama, un noto senatore della Lega la metteva così: «Berlusconi? Mai più con lui, sarebbe un incubo solo a ripensarci».

 

Ecco perché in queste ore di scontri sulla Tav le bocche in casa Carroccio restano cucite. E dai vertici filtrano parole di questo tenore: «Il nostro ufficio stampa ci ha chiesto di non rilasciare interviste da giorni perché parla il nostro segretario». Segno inequivocabile dell'operazione di moral suasion in corso. Non a caso proprio Salvini ha provato a spegnere il fuoco: «Con il buonsenso un accordo si trova».

 

Dall’altra parte del campo c’è un M5S in profonda crisi che continua perdere percentuali. Secondo alcuni report, alle europee del 26 maggio potrebbero addirittura scendere sotto il 24 per cento. Circa dieci punti in meno delle politiche del 2018. Ecco perché il gotha pentastellato alza il tiro, ecco perché Dibba è sceso in campo in chiave anti-Salvini, a provocare il leader del Carroccio, ad utilizzare un linguaggio che ricorda il Grillo della campagna elettorale del 2013.

 

Insomma, le uscite di queste ore sulla Tav servono più a tranquillizzare un elettorato deluso dalle molteplici giravolte. E a ravvivarlo in vista delle europee. Il messaggio che desiderano veicolare suona più o meno così: «Siamo diversi dalla Lega, non siamo cambiati, siamo sempre quelli del No alla Tav, del No agli sprechi, dell’acqua pubblica e dell’autorizzazione a procedere». Una narrazione che durerà giusto il tempo della campagna elettorale. Dunque, guai a parlare di scioglimento anticipato delle Camere. Sarebbe tafazziano solo evocarlo. 

 

Non è un caso che nelle segrete stanze si continua a scherzare come amici e compari. Come dal 2 giugno scorso, giorno della nascita del governo Conte.

 

linkiesta.it

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Articolo pubblicato il 05/02/2019