#Sanremo2019: prima serata
Foto di Tina Rossi Ph.

Prima di cominciare il racconto della serata, è doveroso ricordare due persone, come sottolinato stamattina dal Direttore di RAI1 Teresa De Santis, durante la conferenza stampa: Fabrizio Frizzi, oggi è il giorno del compleanno, che tanto ha fatto per l’azienda di Stato, e Giampiero Artegiani, musicista-paroliere, scomparso prematuramente, che tanto ha fatto per il Festival di Sanremo. R.I.P.

La stessa Teresa De Santis, ieri durante la conferenza stampa inaugurale, ha liquidato in poche parole (da tradurre dal politichese), la questione riguardante il conflitto di interessi sugli artisti in gara. Bene, questo pomeriggio, ho avuto la possibilità di raccogliere l’autorevole parere, riguardo la questione, dell’amico Red Ronnie: “E’ una polemica tirata fuori ad arte. Quest’anno però c’è stato, come dire, un eccesso, anche se è sempre stato così. Quest’anno è stato troppo evidente, ed è uscito fuori. Il problema vero è che il luogo Sanremo, che dovrebbe essere il tempio della musica italiana, è diventato solo la location di un programma televisivo, dove si fa del business e basta. Di cultura, di canzoni, non frega niente a nessuno, tantomeno alla RAI. Ente pubblico, ricordo, che continua a sfornare talent (The Voice, ndr), dove i giovani sono costretti a cantare canzoni di altri; mentre Sanremo non è più un trampolino di lancio, ma un modo per fare serate in futuro. La musica non esiste più e soprattutto non esiste più qui, dove ci troviamo, a Sanremo”.  Amen.

In ogni caso, finalmente, oggi è il D-Day: comincia il #Festival2019.

Stasera saliranno sul palco del Teatro Ariston tutti i 24 big in gara, che saranno giudicati con il seguente meccanismo: 30% voto sala stampa, 30% giuria demoscopica (continuo imperterrito a non sapere e a non capire, con quali criteri vengano scelti i giurati), e 40% televoto.

Quindi, ventiquattro partecipanti ufficiali, più lo spazio ai conduttori che tutto sono, meno che “presentatori”, più gli ospiti di vario genere, più spot pubblicitari a go-go, più il telegiornale d’ordinanza: prepariamoci ad una serata che andrà alle calende greche. Speriamo ne valga la pena, e questo senza voler alimentare fin da subito polemiche inutili.

Ore 20:48 comincia lo spettacolo:Claudio Baglioni, Virginia Raffaele e Claudio Bisio interpretano “Via”, con una coreografia presa dall’ultimo tour del cantautore romano. Grande inizio, grande scenografia e grande palco: le voci che avevo sentito sono pienamente confermate.

Claudio Bisio indossa una giacca luminescente davvero inguardabile: inauguriamo alla grande, fin da subito il premio odierno #versaceonthefloor, peggior look della serata, credo irraggiungibile, haimè.

Questa sera ascolteremo le canzoni per la prima volta: i commenti saranno “a caldo” e “a pelle”. Domani e dopodomani le valuteremo meglio, analizzando per bene contenuti e testi. Di solito la prima impressione è quella giusta: staremo a vedere.

Apre la gara Francesco Renga (“Aspetto che torni”): canzone di repertorio e niente di più. Da riascoltare.

Nino D’Angelo e Livio Cori (“Un’altra luce”): a volte incomprensibili per chi non è partenopeo, mi sembrano anche fuori tempo. Pure stonato il buon Nino. Stasera bocciati.

Nek (“Mi farò trovare pronto”): canzoni di Biagio Antonacci, con pretese rocchettare e svaghi orchestrali. Anche qui nessuna novità.

The Zen Circus (“L’amore è una dittatura”): se nessuno li conosce davvero forse c’è un motivo. Gruppo rock? Ma per favore.

Il Volo (“Musica che resta”): romanza che avrebbe fatto la felicità di Mario Del Monaco. Già detto e scritto: per me vincitori annunciati. Già detto e scritto:non li sopporto proprio.

Loredana Bertè (“Cosa ti aspetti da me”): ovazione in sala stampa. L’unica vera rock star presente quest’anno. Mi spiace per gli altri. Bellissima canzone di Gaetano Curreri.

E’ la volta del primo ospite: Andrea Bocelli, che torna a Sanremo venticinque anni dopo, ed è sempre tempo de “Il mare calmo della sera” in duetto con Claudio Baglioni.

Mi limito a dire: gli anni passano per tutti, e si sente.

La canzone duettata col figlio, “Fall on me”, proprio non riesco a farmela piacere: abbiate pazienza. Cinque minuti persi.

Riprende la gara con Daniele Silvestri (“Argento vivo”): simil rap, simil dub-step, magari di contenuto, ma troppa carne al fuoco. Anche in questo caso da riascoltare e eventualmente da rivalutare.

Divertente il monologo di Claudio Bisio, un grande a prescindere, sul “Baglioni rivoluzionario”, che termina con una “Io sono qui”, per chitarra e voce, da brividi.

Tocca a Federica Carta & Shade (“Senza farlo apposta”): ennesima esse serpentata, ennesima voce da talent. Ne possiamo fare volentieri a meno.

Ultimo (“I tuoi particolari”): candidato alla vittoria, secondo rumors autorevoli. Chissà perchè.

E’ la volta di Pierfrancesco Favino: conferma di essere un artista a tutto tondo. Bravo e brava Virginia: you are the champions. La gag sui coccodrilli si poteva evitare,ma tant’è.

Finalmente si torna alla gara, sul palco Paola Turci (“L’ultimo ostacolo”): chissà perchè imita Giusy Ferreri. Canzone di routine. Mi spiace, ma aspettavo di più.

Motta (“Dov’è  l’Italia”): se questo è il livello del nuovo cantautorato italiano, permettetemi, #esumabinciapà (la new entry di quest’anno).

Boomdabash (“Per un milione”): tormentone in pectore. Gran ritmo, ottima performance della band pugliese. Finalmente qualcosa di buono e di originale.

Patty Pravo & Briga (“Un pò come la vita”): l’avatar di quella che è stata la “ragazza del Piper” e l’ennesimo figlio di talent. Mix non riuscito, #stendiamounvelopietoso.

Simone Cristicchi (“Abbi cura di me”): l’attacco è da tagliarsi le vene, il prosieguo pure. Personalmente sono pessimista per natura, ma a tutto c’è un limite.

Brividi per Giorgia e per il medley presentato, che comprende “Le tasche piene di sassi”, “Una storia importante” e “I will always love you”. Non poteva mancare “Come saprei”, che puntualmente è arrivata, in duetto con Baglioni: ancora pelle d’oca. Se non si fosse capito, adoro Giorgia Todrani.

Come ben sapete, non approvo gli ospiti italiani al Festival, ma stasera devo ricredermi: l’artista romana è stata fin ora l’unica vera “cantante” ad esibirsi.

Quindicesimo artista in gara Achille Lauro (“Rolls Royce”): fiero e orgoglioso di appartenere a un’altra generazione, musicale e non. Ma per favore.

Arisa (“Mi sento bene”): io a sentirla un pò meno. Scusatemi ma non la reggo.

Negrita (“I ragazzi stanno bene”): forse cominciano a essere un pochino datati per fare i rocchettari. Ma Pau è sempre il solito animale da palcoscenico.

Ennesima interruzione, stavolta è il turno di Claudio Santamaria, che con i tre conduttori, si lancia in un tributo al Quartetto Cetra (insuperabili protagonisti swing di una RAI e di una musica che non c’è più): Felice, Tata, Lucia e Virgilio finalmente qualcuno si è ricordato di voi.

Si torna alla gara con Ghemon (“Rose viola”): vale il discorso fatto anni fa per Michele Bravi e Alessio Bernabei, cioè, al McDonald’s cercano personale. Manda il curriculum per favore.

Einar (“Parole nuove”): uno dei vincitori di Sanremo Giovani (con un brano del mio amico Ivan Bentivoglio). La stoffa, forse, c’è; stasera l’emozione è stata più forte del talento. La canzone però non è un gran che.

Ex-Otago (“Solo una canzone”): non li ho riconosciuti in giro per il Palafiori. Non mi sono perso nulla. Ebbasta con queste esse serpentate. Non se ne può più.

Dopo la pubblicità è la volta di Anna Tatangelo (“Le nostre anime di notte”): la ricordavo diversa, chissà come mai. Forse è l’effetto del maxi schermo in sala stampa. Canzone banale, tuttavia la più sanremese ascoltata fin ora.

Irama (“La ragazza con il cuore di latta”): rap e coro gospel. Testo profondo e toccante. Bravo. Il meglio della serata, quindi #alè-oò.

Enrico Nigiotti (“Nonno Hollywood”): mi ricorda troppo il mio amico Nesli. Bello il testo, ma la melodia sa di già sentito. Da riascoltare comunque.

Chiude la serata Mahmood (“Soldi”): secondo vincitore di Sanremo Giovani. Anni fa c’era un certo Pino D’Angiò: era decisamente meglio, a partire dalla voce. Rimandato a data da destinarsi.

Finisce così la prima serata ed è doverosa qualche precisazione: livello bassissimo globale, troppe canzoni con l’intro di pianoforte, troppo rap (dal niente degli anni passati), Baglioni dimesso e quasi triste, Raffaele e Bisio che cercano inutilmente di creare un pò di animazione.

Se le uniche vere emozioni arrivano da un ospite, c’è da meditare.

Un mio amico diceva sempre, a prescindere: erano meglio quelle dell’anno scorso.

Forse stavolta è davvero così.

Grazie a tutti per l'attenzione, a domani.

Nota a latere: tirata di orecchi per Baglioni, avrebbe potuto ricordarsi di onorare anche Giampiero Artegiani, autore tra l'altro di "perdere l'amore" e "Il sogno di un Buffone".

Stay Always Tuned !!!

 

 

 

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Articolo pubblicato il 05/02/2019